Roberto Solofria porta lo spettacolo del drammaturgo Pau Miró al Napoli Teatro Festival.
Rua Catalana – Femmene comme a me, in scena al Palazzo Fondi di Napoli, il 7 e l’8 Luglio, è uno spettacolo di Pau Miró, con regia di Roberto Solofria, frutto della collaborazione già piena di successo della produzione napoletana-catalana che ha dato forma a spettacoli fortunati, in grado di aprire la strada a una sorta di scrittura transmediterranea. Femmene comme a me è una commedia nera, che racconta di solitudine, di affermazione, di amicizia e fragilità con sincerità e schiettezza, che raggiunge lo spettatore grazie alle splendide interpretazioni di Michele Brasilio, Marina Cioppa, Ilaria Delli Paoli, Roberto Solofria.
«Il teatro rinasce con te» è lo slogan d’apertura della tredicesima edizione del Napoli Teatro Festival, inaugurata il primo di luglio, con attenzione alle restrizioni e in rispetto delle regole.
Il teatro, come ogni forma d’arte, è certamente un’esperienza intima, da elaborare nella propria coscienza, assorbendo gli impulsi esterni e trasformandoli in proprietà interne. Ma più di tutte le altre, il teatro è l’arte di tutti, da sempre l’espressione più connessa alla collettività. Ma il teatro, in questa nuova realtà che ci viene offerta, si offre alla nostra anima con ancora più chiarezza.
La bellezza di Palazzo Fondi e l’intimità della platea e della scena creano un’atmosfera suggestiva e lontana. Ma ciò che abbiamo avanti nello spettacolo con regia di Roberto Solofria è Napoli. Quartieri spagnoli. Lo studio di un avvocato, scarno di arredamenti e pieno di oggetti. Un bunker a metà tra la realtà e un mondo parallelo. Il rifugio di quattro donne, una biologa che lavora in un casello, un’architetta senza lavoro, un’archeologa che pulisce condomini, una maestra appena licenziata. Quattro “femmene comme a me”, perse tra le loro dinamiche sociali e familiari, schiacciate dalle responsabilità e arrese a queste.
La prima a nascondersi lì è l’architetta, che esce di casa, determinata a non tornarci più, lasciando un marito e un figlio, decisa a non guardarsi indietro ma nemmeno a camminare in avanti. Vuole stare sola, guardare serie tv e mangiare pizza, ricopiare appunti di letteratura trovati per sbaglio, dormire tutto il giorno. Al massimo guardare da dietro la finestra, disprezzare il caos e ritornare in sé stessa.
Una donna di cinquant’anni lontana dalla moda della seconda gioventù, disinteressata a cercarla, ma arresa alla sua condizione, nascosta in una scatola da mago, desiderosa di sparire senza sapere dove tornare.
Intorno a lei, si stringono le sue amiche, respinte e non volute, volenterose di condividere e così concentrare sulla loro solitudine. Rimangono sempre, costituendo un circolo di inette, arrese al fatto che non sono donne che possono fare miracoli. Eppure ci provano: si incolpano di essere diventate pesanti per l’ossessiva ricerca di trovare un senso alle cose, allora si ricordano che i piccoli problemi della vita quotidiana possono colmare i buchi più profondi, chiudere a chiave le camere in cui ci nascondiamo. Ma anche in quella camera di 30 metri quadri che è diventato il loro vero rifugio, arrivano chiari i crack delle pareti, dei muri che crollano impercettibili intorno a loro.
Foto di: Marco Ghidelli, tramite comunicato stampa del NTF2020