Il carro dorato del sole: dialogo con Larisa Poutsileva (I)

Il carro dorato del sole a cura di Larisa Poutsileva

La pubblicazione in Italia del volume Il carro dorato del sole. Antologia della poesia bielorussa nel XX secolo, a cura di Larisa Poutsileva (Cartacanta edizioni, 2019), rappresenta l’espressione della cultura poetica della Repubblica Belarus’ soprattutto se si considera il momento storico in cui esso viene alla luce: la dittatura di Lukashenko, infatti, coi suoi metodi repressivi tende a vanificare ogni tentativo di affermazione culturale di Belarus’ dentro e fuori i suoi confini. Complice di tale politica anche l’indifferenza dell’Europa, che ha dato finora poco spazio alle denunce verso la dittatura che falcidia lo stato bielorusso. Tale antologia è, dunque, sintomo di quella rivendicazione da parte degli autori di una identità nazionale, che si costruisce verso su verso.

Il carro dorato del sole: intervista alla curatrice Larisa Poutsileva

La poesia come identità nazionale, dunque, parafrasando il messaggio sotteso alla Storia della letteratura italiana di De Sanctis: una intentio, quella dell’antologia poetica in questione, che traspare pagina dopo pagina, nonché dal saggio introduttivo della Curatrice (La giovane letteratura di un antico popolo, pp. 7-12), a cui si cede la parola, quale autentica testimonianza di un lavoro che definisce il progetto storico culturale sotteso a questa antologia.

La pubblicazione del Carro dorato del sole costituisce per la diffusione della cultura letteraria bielorussa un momento importantissimo in quanto rende fruibile una letteratura poetica che per lungo tempo, nonostante i lavori di eminenti slavisti da Lei citati nel saggio storico-letterario preposto al volume, è rimasta isolata e sconosciuta ai più. In particolare, la poesia bielorussa cammina di pari passo con l’affermazione dell’identità nazionale e, in un periodo politicamente turbolento per la Repubblica Belarus’ a causa del totalitarismo di Lukashenko, la pubblicazione del volume assume un significato simbolico. Cos’ha significato per Lei, Professoressa Poutsileva, curare questa antologia?

Da molti anni avevo questo sogno, presentare agli italiani la poesia bielorussa, quasi completamente sconosciuta per loro. Ho realizzato questo sogno con un gruppo di amici bielorussi e italiani, tutti entusiasti di poesia. Un incontro con l’editore Renzo Casadei, che mi  ha sostenuta, ha fatto nascere questo libro e il Centro di Poesia Contemporanea dell’Università di Bologna ha voluto darci il patrocinio. Come Lei giustamente ha notato, la letteratura e in particolar modo la poesia ha giocato un ruolo essenziale nell’affermazione dell’identità nazionale dei bielorussi. È stato un processo che, per alcune ragioni storiche, è durato diversi secoli. Tradurre dei poeti studiati a scuola, che fanno parte della storia del paese, è una grande responsabilità e un grande onore e, non meno, una responsabilità è presentare diverse nuove generazioni di poeti. Sono felice che questo libro rimanga nelle biblioteche universitarie per gli studenti slavisti e non solo. Con questo libro si apre, in qualche senso, una finestra nuova per gli amanti della poesia in Italia. Oltre questo, credo che l’Antologia possa contribuire a comprendere meglio lo spirito dei bielorussi e l’essenza della loro resistenza al regime. La poesia vive adesso nelle strade di Minsk e di altre città bielorusse, alcuni poeti sono stati arrestati, come E. Akulin e D. Strocev. Le opere incluse nell’Antologia si possono sentire tra i manifestanti: le poesie Pahona di M. Bahdanovič (1916) e La preghiera di N. Arsenneva (1943), ad esempio, sono diventate i nuovi inni nazionali. I cori del teatro di Opera e Balletto, della Filarmonica e gli altri li hanno cantato nelle strade di Minsk. I lavoratori della più grossa raffineria bielorussa Naftan hanno letto su internet la poesia Bielorussi (1905) di Ja. Kupala.

In un Suo scritto, La musa bielorussa che non tace, apparso di recente su “Controluce”, parla giustamente di “dimenticanza” da parte dell’Europa, germanocentrica, della cultura bielorussa. È possibile affermare che questo vuoto culturale, riprendendo ancora le Sue parole, ritrova i suoi motivi nella politica di Lukashenko e al contempo in un apparente disinteresse dell’Unione Europea, che solo in tempi recenti si è occupata di documentarla?

A mio avviso, questo scarso interesse riguarda non solo la Belarus’ ma anche parecchi stati della stessa Unione Europea. Quali paesi vedono gli italiani sugli schermi televisivi, nei telegiornali o nelle trasmissioni culturali? Programmi dedicati ai viaggi, e anche in essi, si mostrano spesso solo i paesi “esotici”. Di solito i giornalisti si limitano a riferire degli USA, della Francia, della Germania e qualche volta della Spagna. Perché? Probabilmente questo è dovuto alla tradizione di “immergersi in se stessi”, occuparsi più dei propri problemi che degli affari altrui. Diversamente accade nei paesi totalitari, dove giornalisti, politologi e presentatori televisivi preferiscono parlare specialmente dei problemi di altri paesi che dei propri. O forse agli italiani mancano la curiosità e l’interesse per i paesi dall’altra parte della vecchia cortina di ferro o non ci sono gli interessi economici. A parte la Russia, i piccoli stati al centro dell’Europa, che non hanno né gas né petrolio, finora rimangono nell’ombra. D’altra parte, è il governo bielorusso che doveva e deve impegnarsi nella diffusione della propria cultura, invece è evidente l’indifferenza del regime alla cultura, alla lingua e alla storia bielorussa e non solo all’estero ma soprattutto nel proprio paese. Negli ultimi mesi durante le proteste sono stati licenziate tantissime persone occupate nella sfera della cultura. Inoltre è stato chiuso il famoso teatro di prosa Ja. Kupala. Non vengono stanziati i mezzi per i corsi di lingua bielorussa, per le mostre e per i concerti all’estero. Gli eventi che raramente ho visto qui in Italia in tantissimi anni, come la mostra dedicata a Cernobyl’ o i concerti dei bambini, sono stati organizzati dalle Associazioni delle famiglie che li accolgono o dalle Associazioni culturali italiane.

Ringraziando Larisa Poutsileva, ricordiamo che a breve su queste pagine digitali di Eroica Fenice ci sarà la seconda delle tre parti dell’intervista Il carro dorato del sole: dialogo con Larisa Poutsileva.

Fonte immagine in evidenza: casa editrice

A proposito di Salvatore Di Marzo

Salvatore Di Marzo, laureato con lode alla Federico II di Napoli, è docente di Lettere presso la scuola secondaria. Ha collaborato con la rivista on-line Grado zero (2015-2016) ed è stato redattore presso Teatro.it (2016-2018). Coautore, insieme con Roberta Attanasio, di due sillogi poetiche ("Euritmie", 2015; "I mirti ai lauri sparsi", 2017), alcune poesie sono pubblicate su siti e riviste, tradotte in bielorusso, ucraino e russo. Ha pubblicato saggi e recensioni letterarie presso riviste accademiche e alcuni interventi in cataloghi di mostre. Per Eroica Fenice scrive di arte, di musica, di eventi e riflessioni di vario genere.

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