La monaca di Monza: esempio di protofemminismo

monaca

Tra le numerose e indimenticabili figure che popolano le pagine dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni, un romanzo che ha segnato la storia della letteratura italiana, quella della Monaca di Monza, Gertrude, si distingue per la sua complessità e per la sua tragica modernità. La sua vicenda, ispirata a una storia vera, offre uno spaccato sulla condizione femminile nell’Italia del Seicento e, al contempo, permette di riflettere su temi universali come la libertà, la scelta e l’autodeterminazione. In questo articolo ci occuperemo di analizzare la figura di Gertrude, la Monaca di Monza, che con la sua complessa psicologia, le sue debolezze, ma anche il suo desiderio di libertà, ha sempre colpito l’immaginario collettivo. In particolare, esamineremo come la Monaca di Monza possa essere letta come un personaggio protofemminista, in anticipo sui tempi, e in che modo la sua storia presenti ancora elementi di forte attualità.

I Promessi Sposi: il capolavoro di Alessandro Manzoni e la lingua italiana

I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni hanno rivoluzionato la letteratura italiana, in primis, sicuramente, nella lingua scelta per scriverlo. Manzoni utilizzò il fiorentino per raccontare la storia di personaggi che ormai tutti ben conosciamo, come la pacata Lucia, il volitivo Renzo, il pavido Don Abbondio, il crudele Don Rodrigo. La scelta del fiorentino, all’epoca considerato la lingua più adatta per una prosa moderna e accessibile a un vasto pubblico, rappresentò una vera e propria rivoluzione, in quanto contribuì in modo determinante alla formazione di una lingua nazionale unitaria, superando i particolarismi dialettali e regionali. L’opera di Manzoni, in questo senso, si inserisce in un più ampio dibattito culturale e politico sull’unità d’Italia e sulla necessità di dotare la nazione di uno strumento linguistico comune. I Promessi Sposi, capolavoro indiscusso della letteratura italiana, hanno contribuito a diffondere la conoscenza di questa lingua, contribuendo alla sua affermazione come lingua nazionale.

Renzo e Lucia: i protagonisti di una storia universale

Ma nel dedalo di personaggi secondari presenti nell’opera, uno ha sempre spiccato particolarmente: la Monaca di Monza. Renzo e Lucia, con la loro storia d’amore ostacolata dalle avversità e dalle ingiustizie, rappresentano l’emblema di una condizione umana universale, che trascende i confini temporali e geografici. La loro vicenda, intrisa di valori come la fede, la speranza e la perseveranza, continua a parlare ai lettori di ogni epoca, offrendo spunti di riflessione sulla giustizia sociale, sul potere e sulla forza dell’amore. Renzo e Lucia, con la loro semplicità e la loro forza d’animo, rappresentano i valori positivi di un’umanità che non si arrende di fronte alle difficoltà e che lotta per affermare i propri diritti. La loro storia è una storia di riscatto e di speranza, che dimostra come anche le persone più umili possano essere protagoniste del proprio destino. La loro vicenda, pur essendo ambientata in un contesto storico ben preciso, assume una valenza universale, diventando metafora della condizione umana e della lotta per la giustizia e la libertà.

La Monaca di Monza: tra storia e finzione

Suor Gertrude, la Monaca di Monza, come tanti dei personaggi presenti nel romanzo, si ispira a una persona realmente esistita, suor Virginia Maria, una nobile entrata nell’ordine delle monache benedettine. La sua storia divenne un vero scandalo nel mondo della chiesa con la scoperta della sua relazione clandestina con un nobile del posto, da cui ebbe anche dei figli. Nel romanzo la donna, che dovrebbe avere il compito di proteggere la povera Lucia dalle mire di Don Rodrigo, finisce invece per coadiuvare il rapimento della ragazza, cedendo malvolentieri alla volontà del suo amante Egidio. La vicenda di suor Virginia Maria, al secolo Marianna de Leyva, è stata oggetto di numerosi studi e ricostruzioni storiche, che hanno permesso di approfondire la conoscenza di questo personaggio affascinante e controverso. La sua relazione con Gian Paolo Osio (l’Egidio del romanzo) fu scoperta e punita dalle autorità ecclesiastiche, ma la sua figura continuò ad alimentare la fantasia popolare, diventando oggetto di leggende e racconti.

Suor Virginia Maria: la vera Monaca di Monza

Suor Virginia Maria, la storica Monaca di Monza, fu costretta a entrare in convento dalla sua famiglia per ragioni di interesse economico. La sua storia, simile a quella di molte altre donne del suo tempo, è un esempio di monacazione forzata, una pratica diffusa soprattutto tra le famiglie nobili, che spesso destinavano le figlie non primogenite alla vita religiosa per evitare di disperdere il patrimonio familiare. La vicenda di suor Virginia Maria, con la sua relazione clandestina, i figli illegittimi e il processo che ne seguì, rappresenta un caso emblematico di ribellione alle imposizioni sociali e familiari, una lotta disperata per l’affermazione della propria individualità e dei propri desideri. La sua storia, oltre a fornire a Manzoni lo spunto per la creazione del personaggio di Gertrude, testimonia la difficile condizione delle donne in un’epoca in cui le loro scelte di vita erano spesso determinate da fattori esterni alla loro volontà.

Il ruolo di Gertrude nel romanzo: da protettrice a complice

Ma ciò che davvero colpisce della Monaca di Monza è il flashback sulla sua forzata monacazione: costretta appunto a diventare suora, quando si oppone a questo comando viene ghettizzata da tutta la famiglia, che smette di parlarle pur di spingerla a farsi monaca e a perdere definitivamente ogni libertà. Gertrude, che nelle intenzioni di Don Rodrigo avrebbe dovuto proteggere Lucia, si trasforma invece in una sua complice, seppur riluttante. Questo cambiamento è determinato dalla sua debolezza e dalla sua incapacità di sottrarsi al ricatto di Egidio, l’uomo con cui intrattiene una relazione segreta all’interno del convento. La figura di Gertrude incarna il dramma di una donna divisa tra il desiderio di espiare le proprie colpe e l’impossibilità di sottrarsi a un destino segnato dalla violenza e dalla sopraffazione. Il suo personaggio è uno dei più complessi e sfaccettati del romanzo, capace di suscitare nel lettore sentimenti contrastanti di pietà e di riprovazione.

La Monaca di Monza: la lotta per la libertà e l’autodeterminazione

La Monaca di Monza non riesce a sottrarsi al destino impostole e risponde alla sua sconfitta creandosi una dimensione di libertà all’interno della sua gabbia, l’unica possibile in una società dove le donne possono sopravvivere solo sposandosi o rinchiuse in convento. Ma è una libertà comunque troncata, perché passa dal controllo della famiglia a quello di un uomo, che, ancora una volta, la spinge a prendere decisioni che non vorrebbe. La sua esistenza è segnata da una profonda contraddizione: costretta a vivere una vita non scelta, Gertrude cerca disperatamente di affermare la propria volontà, ma ogni suo tentativo si scontra con le rigide regole della società e con il peso delle convenzioni sociali. La sua ribellione, per quanto soffocata, rappresenta un grido di libertà in un mondo che vorrebbe ridurre le donne al silenzio e all’obbedienza. La vicenda della Monaca di Monza è una potente metafora della condizione femminile in un’epoca in cui le donne erano considerate proprietà dei padri prima e dei mariti poi.

La Monaca di Monza e il femminismo moderno: un legame attuale

Come può un personaggio come la Monaca di Monza, legarsi al femminismo di oggi, alla società di oggi? Forse perché certe costrizioni che vivono le donne attualmente presentano ancora delle connessioni. Certo nessuna donna oggi è obbligata a diventare una suora, ma quante sono le scelte o le rinunce che le donne intraprendono perché viene fatto loro credere che sia l’unica cosa da fare. La storia di Gertrude, pur essendo ambientata nel Seicento, presenta sorprendenti analogie con la condizione femminile contemporanea. Anche se le forme di oppressione sono cambiate, le donne continuano a subire pressioni sociali e familiari che ne limitano la libertà di scelta e l’autodeterminazione. Il confronto tra la Monaca di Monza e le donne di oggi ci spinge a riflettere su quanto cammino sia stato fatto e su quanto ancora ne resti da fare per raggiungere una reale parità di genere.

Le costrizioni di ieri e di oggi: un parallelismo

Quante donne rinunciano alla possibilità di imboccare certe professioni perché osteggiate da una ambiente dominato da uomini e fortemente maschilista. A quante donne viene impedito di accedere a un lavoro da dei datori che ritengono l’eventualità futura di crearsi una famiglia un ostacolo, a quante viene impedito di tornare a lavorare dopo una maternità e quante donne decidono più o meno volontariamente di abbandonare la professione, perché pensano sia loro unico dovere occuparsi della famiglia. Abbiamo visto come durante la pandemia molte donne siano state costrette ad abbandonare il lavoro, poiché con la chiusura delle scuole almeno un genitore doveva badare a tempo pieno alla prole, e perché proprio le donne? Perché sono quelle con uno stipendio più basso dei loro compagni, con i lavori più precari, le più declassate. Donne a volte spinte anche dalla famiglia ad evitare lavori che gli occupino troppo tempo, perché questo potrebbe impedir loro di aver un marito, dei figli: la realizzazione lavorativa diventa una problema se porta a lasciare indietro la ricerca di un partner, e la scelta di non volere una famiglia diviene una colpa o addirittura una cosa innaturale. Ancora oggi, in molti contesti lavorativi, le donne si trovano a dover affrontare ostacoli e discriminazioni che ne limitano le opportunità di carriera. La “sindrome dell’impostore“, che colpisce molte donne di successo, è un esempio di come le pressioni sociali possano influenzare negativamente l’autostima e la percezione delle proprie capacità. Il dibattito sulla conciliazione tra lavoro e famiglia, poi, dimostra come le donne siano ancora considerate le principali responsabili della cura dei figli e della casa, una visione stereotipata che ostacola una reale parità di genere.

La Monaca di Monza, un’antieroina femminista?

Per quanto Gertrude sia controversa, nella sua perseveranza alla libertà e all’emancipazione personale può sicuramente essere vista come un personaggio protofemminista, sempre dominata da quel soffio di autodeterminazione mai davvero ottenuta. La Monaca di Monza che tenta di disobbedire, ribellarsi, contrapposta a Lucia sempre rassegnata e passiva, è quindi un personaggio centrale della letteratura, un’antieroina che si prende i suoi spazi anche se votata al fallimento. Gertrude, con la sua storia tragica e la sua complessa psicologia, incarna le contraddizioni di un’epoca e, al contempo, anticipa le istanze di libertà e di autodeterminazione che saranno al centro delle lotte femminili nei secoli successivi. La sua figura, pur non essendo un modello di virtù, rappresenta un importante tassello nella rappresentazione letteraria della condizione femminile e un simbolo della lotta contro le imposizioni sociali e familiari. La sua vicenda ci ricorda che la conquista della libertà è un percorso lungo e difficile, che richiede coraggio, determinazione e la capacità di non arrendersi di fronte alle avversità.

Conclusione

Ma, in effetti, per le donne, è proprio dai fallimenti iniziali che nascono i successi futuri. La storia di Gertrude, la Monaca di Monza, rimane un monito e un’ispirazione. Un monito a non dare mai per scontata la libertà e a lottare contro ogni forma di oppressione e di discriminazione. Un’ispirazione a perseguire i propri sogni e le proprie aspirazioni, anche quando il cammino è difficile e pieno di ostacoli. La sua vicenda ci insegna che la conquista dell’autodeterminazione è un processo continuo, che richiede impegno e perseveranza, e che ogni piccola vittoria, ogni passo avanti, è importante per costruire un futuro più giusto e più equo per tutte le donne. Il personaggio di Gertrude, con la sua forza e le sue debolezze, continua a parlarci a distanza di secoli, invitandoci a riflettere sulla condizione femminile e sulle sfide che ancora oggi le donne si trovano ad affrontare in tutto il mondo.

Fonte immagine: Pixabay

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A proposito di Teresa Errichiello

Nata nel 1995, laureata in Lettere moderne e Discipline della musica e dello spettacolo , grande appassionata di scrittura, arte, cinema ma soprattutto serie tv.

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