L’organizzazione della società persiana avveniva seguendo un modello piramidale, al cui vertice c’era il sovrano, seguivano i militari, i funzionari, i sacerdoti e, infine, i nobili. Lo stesso principio si applicava anche alle famiglie: era, dunque, l’uomo più anziano a prendere le decisioni su tutto ciò che riguardava le questioni familiari e, purtroppo, anche ciò che riguardava le donne.
Le donne nell’Antica Persia non erano tanto libere quanto gli uomini persiani, infatti godevano di diritti davvero limitati. Non avevano accesso all’istruzione e a causa del loro analfabetismo non erano considerate come persone come gli altri, piuttosto come merce di scambio, soprattutto in quelle famiglie più povere.
Le donne nell’Antica Persia erano viste secondo l’opinione che gli uomini avevano di esse: per tale motivo si faceva la distinzione tra donne buone e cattive. Le donne buone erano chiaramente coloro che eseguivano gli ordini dell’uomo più anziano, senza contestare: erano quelle che si occupavano delle faccende domestiche e della famiglia; venivano considerate cattive, invece, quelle donne che decidevano di non sottostare più al volere degli uomini e quindi si ribellavano alla società patriarcale.
Tuttavia, la condizione della donna cambiava in base al ceto sociale da cui proveniva: le donne più povere, quindi le schiave, non venivano viste al pari delle altre donne. Infatti, dovevano semplicemente eseguire gli ordini, senza essere pagate abbastanza e venivano anche punite se avessero commesso degli errori. La situazione era diversa per le donne che provenivano da ceti sociali più ricchi: la madre dell’erede al trono avrebbe governato al posto del figlio finché questo non fosse diventato grande abbastanza da essere Re; le figlie e le sorelle dei Re ricoprivano diversi incarichi imperiali e spesso si sposavano con altri Re per formare alleanze.
Fortunatamente, col passare del tempo sono stati garantiti molti più diritti alle donne dell’Antica Persia. Questi nuovi diritti garantivano loro molta più libertà: infatti, anche le donne che appartenevano ai ceti sociali più bassi potevano vivere da sole e uscire senza essere necessariamente accompagnate dagli uomini. Inoltre, avevano accesso all’istruzione e potevano finalmente lavorare.
Esther e il suo ruolo politico
Tra le figure più importanti dell’Antica Persia c’è Esther, la quale era una giudea che viveva in Persia. In seguito alla morte dei suoi genitori, era stata cresciuta da suo cugino Mardocheo. In quel periodo, il re persiano era in cerca di una moglie, quindi molte ragazze furono invitate a palazzo, anche la stessa Esther, la quale fu scelta dal re. Il re aveva al suo fianco un uomo di cui si fidava ciecamente: il suo nome era Aman e aiutava il re a governare il paese. Il re si fidava così tanto di lui che fece in modo che tutti si inchinassero a lui. Mardocheo si rifiutò di farlo e Aman chiese al re il permesso di emanare una legge: decise che in un giorno specifico i giudei sarebbero stati uccisi.
Mardocheo avvertì Esther di quello che era successo e le chiese di parlare col re per fargli eliminare questa legge. Inizialmente Esther aveva paura di andare a parlare con il re, poiché era solito arrabbiarsi quando le persone si presentavano a palazzo senza avvisare. Però non fu il caso di Esther, poiché il re fu molto felice di vederla. Esther spiegò la situazione al re, il quale mise a morte Aman e, inoltre, fece emanare una legge che proteggeva i giudei. In questo modo Esther aveva salvato tutto il popolo dei giudei.
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