Fotografie di Dorothea Lange: le 5 più significative

Fotografie di Dorothea Lange: le 5 più significative

La fotografia è uno dei medium più immediati nel raccontare una storia e suscitare emozioni e tra i grandi fotografi che hanno contribuito in modo significativo a plasmare il panorama della fotografia documentaria del XX secolo, Dorothea Lange spicca come una delle figure più influenti. Nata ad Hoboken, New Jersey, nel 1895, studiò fotografia a New York con Clarence H. White e collaborò con diversi studi, tra cui quello di Arnold Genthe. Uno degli obbiettivi rappresentativi della scuola della straight photography, Lange dedicò la sua carriera artistica ad immortalare l’anima degli Stati Uniti, concentrandosi in particolar modo sui soggetti ai margini della società del tempo. I suoi lavori più famosi hanno come fil rouge la Grande Depressione che colpì l’America e il mondo intero nel 1929 e i cui effetti si propagarono per tutti gli anni ‘30, ma anche la migrazione verso ovest che portò numerosi agricoltori verso le terre fertili della California a causa del Dust Bowl, continue tempeste di sabbia che desertificarono numerose terre coltivabili di Texas, Oklahoma, Colorado, Kansas e Nuovo Messico. Le fotografie di Dorothea Lange sono quindi un reperto storico da non perdere.

Ecco cinque delle fotografie più significative di Dorothea Lange, scatti che hanno raccontato il dolore e la resilienza di un’epoca:

1. Migrant Mother (1936)

Una delle fotografie più significative di Dorothea Lange è sicuramente l’iconica Migrant Mother. Scattata nel 1936, durante la Grande Depressione, questa immagine ritrae Florence Owens Thompson all’età di soli 32 anni, vedova e madre di sei figli, mentre si trova in un campo di lavoro in California. La foto cattura la fatica, la preoccupazione e la dignità di una donna che lotta per sostenere la sua famiglia in tempi difficili. La difficoltà della vita per una contadina durante gli anni ‘30 è visibile sul suo volto che dimostra più anni di quanti ne abbia in realtà il soggetto, mentre il suo sguardo in lontananza lascia trasparire la determinazione di questa donna nel cercare una vita migliore per sé e per i suoi figli.  I suoi bambini più grandi nascondono il viso dietro le sue spalle, mentre il più piccolo riposa nel suo grembo, lasciando, dunque, solo il suo viso esposto all’obbiettivo e allo sguardo degli osservatori. Migrant Mother non è solo un ritratto di una donna in difficoltà, ma un potente simbolo dell’umanità che persiste anche nelle situazioni più avverse. 

2. White Angel Breadline (1933)

Nel 1933, nel pieno della Grande Depressione, Lange immortalò la sofferenza di coloro che affrontavano la disoccupazione e la fame a San Francisco con la fotografia White Angel Breadline. Una delle fotografie più significative di Dorothea Lange, questa immagine cattura una fila di uomini disoccupati in attesa del cibo fornito da una delle organizzazioni di beneficenza dell’epoca, guidata da Lois Jordan, la quale venne rinominata White Angel, angelo bianco, per il lavoro e la dedizione che mise nello sfamare le persone della sua comunità, arrivando a fornire un pasto a più di un milione di persone nell’arco di tre anni. Il peso visivo dell’immagine ricade sicuramente sull’uomo che indossa un vecchio cappello che gli nasconde parzialmente il viso provato dalla difficoltà della fame e della disoccupazione. Le sue spalle sono rivolte verso il basso e fra le mani ha quella che sembra una lattina vuota. La sua posizione fa emergere una sensazione di isolamento nell’isolamento: non solo quest’uomo è ai margini della società ma è anche isolato dal resto delle persone che si trovano in fila con lui. Nonostante l’evidente dolore di quest’uomo, Lange non manca mai di trattare e rappresentare i propri soggetti con rispetto e dignità e questo è evidente anche in questa fotografia.  

 3. The Mended Stockings  (1934)

In questa fotografia, Lange offre uno sguardo intimo alla vita quotidiana delle famiglie durante la Grande Depressione. The Mended Stockings mostra solo le gambe di una stenografa, coperte da calze visibilmente riparate in più punti. Si tratta di una delle fotografie più significative di Dorothea Lange poiché mostra la dignità in particolare delle donne che stavano vivendo collettivamente il momento più difficile della storia americana. Secondo il costume del tempo, ma anche in quello attuale, nessuna donna sarebbe uscita di casa in queste condizioni, a meno che quelle non fossero l’unico paio di calze che possedeva e non avesse i mezzi economici per acquistarne di nuove. Uno scatto così semplice riesce a mettere in luce la realtà quotidiana della Grande Depressione e i suoi effetti sulla vita di tutti i giorni.  

4. Ex-slave with a Long Memory (1937)

Questa fotografia è un potente esempio del lavoro di Lange nella documentazione delle esperienze degli afroamericani durante la Grande Depressione. La foto ritrae una donna anziana, una ex-schiava, che rivela la sua storia di vita con un’espressione severa ma dignitosa. L’immagine è un tributo alle persone che hanno resistito alla schiavitù e alle sue conseguenze, evidenziando la forza e la resilienza della comunità afroamericana nel pieno della segregazione razziale e con i propri diritti ancora negati. La schiavitù fu abolita solo nel 1865 per cui vi erano ancora persone in vita che avevano passato parte della loro vita come proprietà di un altro essere umano e che, nonostante non fossero più considerati come una merce a livello legale, vivevano una vita di disuguaglianze dal punto di vista giuridico e sociale. Questa è una delle fotografie più significative di Dorothea Lange e rappresenta un contributo importante alla registrazione storica delle lotte e delle vittorie della popolazione nera americana. 

5. Japanese Internment Camps (1942)

Il governo di Franklin Delano Roosevelt, all’indomani del bombardamento di Pearl Harbour da parte del Giappone imperialista, prese la decisione di istituire dei campi di internamento per la popolazione di etnia giapponese residente negli Stati Uniti. Si trattava non solo di immigranti ma anche di cittadini statunitensi, presenti sul suolo americano da diverse generazioni. Queste persone furono portate via dalle loro case e dalle loro attività, in aperta violazione dei loro diritti umani. Ciò che portò a questa scelta fu il panico che seguì il bombardamento di Pearl Harbour, che vide chiunque presentasse tratti somatici asiatici essere identificato come una spia e un potenziale pericolo per la sicurezza americana. Per scongiurare accuse di crudeltà, il governo ingaggiò proprio Lange, allora un nome poco conosciuto, per documentare la deportazione e mostrarla come un ricollocamento momentaneo portato avanti con umanità e rispetto.

Questa non era la realtà dei fatti e per questo Lange, con le sue fotografie, mostrò la vera natura della deportazione. Non c’era nulla di rispettoso nel modo in cui il governo statunitense trattò queste persone, costrette a vivere in baracche e in condizioni non adeguate. Queste sono alcune delle fotografie più significative di Dorothea Lange che, però, non hanno visto la luce del giorno fino al 2006. Infatti, i suoi scatti furono confiscati e censurati dalle autorità, tenuti nascosti nei National Archives, nemmeno la stessa Lange sapeva dove si trovassero. Questa è una delle pagine più buie della storia americana, ancora poco conosciuta dal pubblico ma ci sono attivisti determinati a fare in modo che l’America e il mondo ricordino quanto accaduto alla comunità giapponese, come l’attore di Star Trek George Takei, che ha vissuto in prima persona l’internamento durante la sua infanzia. 

Le fotografie di Dorothea Lange vanno oltre la semplice registrazione di eventi storici; esse catturano l’anima dell’America durante un periodo fatto di dolore e difficoltà. Ogni immagine racconta una storia unica di lotta, resilienza e dignità umana. L’eredità di Lange rimane viva attraverso queste fotografie iconiche, che continuano a ispirare riflessioni sulla società, sulla condizione umana e sulla forza dello spirito umano di fronte alle avversità. 

Fonte immagine di copertina: Wikipedia

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