Amendolea, dal greco Aμυddαλία, Amiddalìa in greco di Calabria, che significa mandorleto, frazione di Condofuri, è un piccolo borgo abitato oramai da poche famiglie che si trova nel cuore della Calabria greca.
Abbracciata dall’omonima fiumara che nasce dall’Aspromonte, è caratterizzata da un paesaggio incontaminato, aspro ma al tempo stesso accogliente. Tra agrumeti, agavi e fiori spontanei, L’Amendolea o come viene spesso chiamata la vallata dell’Amendolea, ospita il castello Normanno dei Ruffo, edificato nel IV secolo d.C. durante la colonizzazione bizantina in funzione difensiva a circa 400 metri sopra il livello del mare e di cui oggi non rimangono che pochi ruderi. Da qui si staglia un paesaggio unico con pendii profondi e acque di fiumara che arrivano fino al mare e che un tempo erano navigabili.
La ricchezza paesaggistica di Amendolea è accompagnata da quella culturale: l’area è ricca di tradizioni per la maggior parte perdute ma in parte conservate e che si trasmettono dai nonni ai nipoti, come l’antica arte dell’intaglio del legno a cui si dedicavano i pastori dell’Aspromonte, quella del ballo con la tarantella calabrese o ancora della musica con la costruzione di strumenti tradizionali locali come l’organetto, il tamburello, la lira calabrese e le ciaramedde o zampogne. Tra le arti tramandate dalle nonne figurano soprattutto quella dell’intreccio, con la realizzazione di ceste e panieri ispirati alla tradizione bizantina.
Oggi l’Amendolea è meta sia di imprenditori, interessati soprattutto al bergamotto di Calabria, un agrume che cresce quasi esclusivamente lungo la cosiddetta costa dei gelsomini e che possiede numerose proprietà benefiche, sia di turisti, affascinati dalla sua tradizione e dai suoi paesaggi: sono in molti infatti coloro che si cimentano nei percorsi di hiking, il più famoso dei quali porta alle cascate del Maesano. Lungo il percorso è possibile fermarsi al museo archeologico Vallata dell’Amendolea dove sono custoditi reperti archeologici ritrovati in una necropoli di epoca romana sita a Rossetta, un’altra frazione del territorio di Condofuri o, ancora, assaporare piatti della tradizione locale come i maccheroni al ferretto o il pane fatto con la farina di jurmano, così come salumi e formaggi locali come il musulupu, la cui produzione era stata quasi persa e solo di recente recuperata. L’ Amendolea e Condofuri poi, ma più in generale tutta l’area grecanica hanno suscitato l’interesse di molti studiosi dediti all’analisi del Greco di Calabria, una forma di lingua greca inserita dall’UNESCO nell’atlante mondiale delle lingue in pericolo e oggetto di interesse anche di numerose associazioni dedite alla sua conservazione.
L’ Amendolea è dunque un autentico gioiello culla di tradizioni arcaiche rimaste immutate nei secoli, luogo ideale per stare in armonia con la natura mentre si ascoltano storie ormai lontane dagli accoglienti abitanti del luogo. Si potrebbe infatti udire, dai pochi oratori rimasti del Greco di Calabria, un antico detto: elaste me agàpi, amèste me irìni ce ighìa, ovvero venite con amore, partite con la pace e la salute.
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