Le giocate di LeBron James: le 10 più iconiche

LeBron James Fonte: depositphotos

Le giocate di LeBron James: le 10 più iconiche, quelle memorabili 

LeBron Raymone James Sr., nato ad Akron il 30 Dicembre 1984, è considerato uno dei migliori (se non il migliore) giocatori della storia della pallacanestro. Egli è noto con vari soprannomi, come LBJ, The Chosen One ovvero Il prescelto, King James           o The kid from Akron ossia  Il ragazzino da Akron.

In Ohio, LeBron cresce sotto l’unica ala protettiva e genitoriale della sua vita, ovvero mamma Gloria Marie, che al momento della nascita del futuro campione aveva solo 16 anni. Infatti il padre, il signor anthony McClelland, non è stato presente nella vita di LeBron per via di vari precedenti penali. L’assenza del padre nella propria vita è stata, secondo lo stesso LeBron James, una motivazione ad essere la migliore persona possibile, per sé stesso, per gli altri, per la famiglia.

LeBron ha tre figli, il primogenito, ed attuale compagno di squadra ai Los Angeles Lakers, LeBron Jr. o Bronny, il secondo Bryce e l’ultimogenita Zhuri, nati da una relazione con la sua fidanzata storica del liceo, Savannh Brinson.

L’inizio della carriera nella pallacanestro

Nel 1999, il giovane LeBron viene preso nella squadra della sua scuola superiore, ovvero la St. Vincent-St. Mary High School, dove contemporaneamente intraprende anche una carriera nella squadra di football, prima di abbandonarla dopo la rottura del polso. Nei primi 3 anni, James mette a segno delle medie assurde per un giocatore medio delle high school, segnando a referto sempre numeri superiori ai 20 punti, 6 rimbalzi e 5 assist di media, conquistando 3 titoli di miglior giocatore. Nonostante sia ancora al liceo, le sue partite sono seguite da decine di migliaia di spettatori, costringendo la scuola ad affittare delle palestre universitarie per ospitare tutti quelli che volevano assistere dal vivo al The chosen one, soprannominato così dopo la copertina di Sports Illustrated del 2002. Non potendosi eleggere all’NBA Draft dello stesso anno, LeBron entra nell’anno da senior ricoperto da un hype indescrivibile, con arene sold-out e share secondi solo al ritorno di Michael Jordan. La sua quarta stagione di high school si chiude con un altro titolo di squadra ed un altro titolo personale di miglior giocatore.

L’arrivo nell’NBA con la nomea da predestinato

LeBron James, "the Chosen One", copertina Sports illustrated.
Fonte immagine: Sports illustrated
LeBron James, “the Chosen One”, copertina Sports illustrated. Fonte immagine: Sports illustrated

Ancora diciassettenne, LeBron riceve la prima offerta milionaria della NBA da parte dei Cleveland Cavaliers, che lo fanno anche allenare, i quali otterranno la prima scelta assoluta dell’NBA Draft del 2003, con la quale sceglieranno LeBron James, che deciderà di indossare il numero 23.

Le prime due stagioni di LBJ vedranno delle difficoltà sul piano del livello del roster, dato che i Cavaliers non riescono a qualificarsi per i playoff, ma a livello personale LeBron rispetta e probabilmente supera le aspettative degli addetti ai lavori: egli mantiene medie sempre sopra i 20 punti e 5 rimbalzi ed assist, diventa il più giovane a segnare 40 punti ed il più giovane giocatore della storia della lega a realizzare una tripla doppia (realizzare la doppia cifra in punti, rimbalzi ed assist) e tanto altro, giocando il 95% delle partite.

Nella stagione 2005-06, Cleveland raggiunge finalmente i playoff, fino al secondo turno dove perderanno contro Detroit. La stagione successiva 2006-07, fu molto fruttuosa: difatti i Cavaliers superano i primi turni fino ad arrivare alle Finals, dove LeBron e compagine vennero sconfitti dai futuri campioni dei San Antonio Spurs.

Durante la stagione 2007-08, LeBron guida i Cavs ai playoff classificandosi come quarti nella Eastern conference, conquistando poi il titolo di miglior realizzatore della stagione. Al secondo turno però, Cleveland incontra i Boston Celtics delle tre leggende, ossia Kevin Garnett, Rajon Rondo, Paul Pierce e Ray Allen, futuri campioni, che li battono all’ultima gara.

In seguito LeBron guida i Cleveland Cavaliers al miglior record della lega della stagione 2008-09, dove riceve il suo primo MVP della stagione, ossia il miglior giocatore, classificandosi secondo per quello di miglior difensore dell’anno, grazie al suo record di 93 stoppate. Durante i playoff di quell’anno però, viene eliminato dagli Orlando Magic di Dwight Howard.

Nella stagione 2009-2010, il 23 dei Cavaliers guida di nuovo la franchigia al miglior record della Lega, ricevendo il suo secondo premio MVP. Anche questa stagione però, non riesce a raggiungere l’obiettivo di vincere il campionato, quando verrà sconfitto dai Boston Celtics in semifinale dei playoff.

The decision: la nuova realtà

LeBron James: "The decision".
Fonte immagine: ESPN
LeBron James: “The decision”. Fonte immagine: ESPN

Al seguito di questa eliminazione però, all’interno della tifoseria dei Cavaliers girano delle voci di un LeBron James pronto a cambiare aria, vista soprattutto la scadenza del contratto. Questa situazione, passata agli annali della pallacanestro come   The decision, sarà trasmessa in diretta nazionale in uno speciale di un’ora da ESPN, dove The chosen one annuncerà che la squadra scelta per continuare la sua carriera è quella dei Miami Heat, raggiungendo altri 2 fuoriclasse quali Dwyane Wade e Chris Bosh. Questa scelta di LeBron verrà ampiamente criticata dagli addetti ai lavori, dagli ex giocatori e soprattutto dai tifosi di Cleveland i quali, sentendosi traditi, bruceranno ed elimineranno qualsiasi maglietta, divisa, murales o riferimento sparso per la città che richiama il 23, sviluppando un vero e proprio odio.

La prima stagione ai Miami Heat porta le solite ottime statistiche di scoring per LeBron, che intanto ha cambiato numero di maglia dal 23 al 6, concludendo alla seconda posizione nella classifica ad East. Arrivati alle Finals NBA però vanno a scontrarsi contro i Dallas Mavericks di Dirk Nowitzki, contro i quali perderanno.

Nelle stagioni 2012 e 2013, LeBron James raggiunge l’obiettivo prefissatosi: vincere il campionato. Dopo essere stato nominato MVP della stagione 2011-2012 per la terza volta, ai playoff raggiunge di nuovo le Finals, dove affronta e sconfigge gli Oklahoma City Thunder, venendo inoltre proclamato MVP delle finali. Dopo la conquista del titolo nella stagione precedente, nella stagione 2012-2013 LBJ ed i Miami Heat raggiungono e vincono di nuovo il campionato, questa a volta a discapito dei San Antonio Spurs. James viene eletto MVP delle finali 2013 all’unanimità.

Nell’ultima stagione con gli Heat, raggiungono di nuovo le Finals, di nuovo contro gli Spurs, i quali però si vendicano, aggiudicandosi il campionato della stagione 2013-2014.

 “I’m coming home”: il ritorno ai Cavaliers per un sogno

"I'm coming home" - LeBron James.
Fonte immagine: ESPN
“I’m coming home” – LeBron James. Fonte immagine: ESPN

Dopo 2 titoli di squadra NBA, 2 MVP della stagione regolare e 2 MVP delle Finali, il prodigio da Akron decide di non rinnovare il suo contratto con la franchigia di Miami. L’11 Luglio 2014, a sorpresa, tramite una lettera inviata alla rivista sportiva Sports Illustrated, LeBron James annuncia il suo ritorno a casa, ai Cleveland Cavaliers, raggiungendo i due All-Stars che poi diventeranno 2 tra i migliori compagni di squadra mai avuti dal King, ovvero Kevin Love e Kyrie Irving.

Dopo aver centrato la qualificazione ai Playoff con il secondo posto della Eastern Conference, i Cavs riescono agilmente ad arrivare alle Finali NBA contro i Golden State Warriors di Stephen Curry, Klay Thompson, Iguodala e Draymond Green. Nonostante il vantaggio di 2-1, lungo i Playoff e la serie LeBron perde pezzi di roster a causa di infortuni vari, tra i quali quelli di giocatori cruciali quali Irving e Love, risultando come l’ago della bilancia per quella serie finale, con il ribaltone da parte di Golden State per 4-2 che riportano il trofeo di campioni della NBA nella baia di San Francisco dopo 40 anni.

La stagione 2016-2017 seguente è di speculare successo della precedente, con l’arrivo di nuovo alle Finals per LeBron e i Cavs, affrontando di nuovo i Golden State di Stephen Curry, reduci da una stagione regolamentare leggendaria, dove batterono il record di risultati 72-10 dei Chicago Bulls di Michael Jordan, registrando 73 vittorie con sole 9 sconfitte.

Nonostante una partenza tortuosa, 3-1 dopo 4 gare, i Cavaliers riescono a ribaltare completamente le sorti della stagione, protando prima il risultato in parità, vincendo Gara 5 e Gara 6, per poi completare la rimonta guidati dal duo Irving-James. Così i Cleveland Cavaliers vincono l’anello NBA per la prima volta nella storia della franchigia, conquistando un titolo che negli sport professionistici statunitensi per una franchigia della città di Cleveland mancava da 52 anni. Inoltre, i Cavaliers diventano il primo team della storia a vincere il titolo NBA dopo essere stata sotto 3-1 nella serie finale e la prima squadra a vincere gara 7 in trasferta dalle Finals 1978.

Durante il settimo match James si rende protagonista di diverse giocate decisive, tra cui la stoppata compiuta a circa 2 minuti dal termine ai danni di Andre Iguodala, subito ribattezzata The Block. A fine partita, il numero 23 dichiarerà, in lacrime, ai microfoni delle emittenti statunitensi, l’iconica frase Cleveland, this is for you, dichiarazione d’amore verso la la squadra del suo stato di nascita.

LeBron si aggiudica in maniera unanime il premio di MVP delle Finals, il terzo nella sua carriera, dove è riuscito ad avere una media di 29,7 punti, 11,3 rimbalzi, 8,9 assist, 2,6 recuperi e 2,3 stoppate a partita, tirando con il 49,4% dal campo e il 37,1% da tre, guidando la squadra in tutte le cinque categorie statistiche principali, unico giocatore a farlo ai Playoff. Per questo motivo, la prestazione di LeBron James durante le NBA Finals 2015-2016 è considerata da molti una delle sue giocate più iconiche di sempre, oltre che una delle migliori dell’intera storia della lega statunitense.

Le stagioni 2017-2018 e 2018-2019 i Cavaliers, dopo aver dominato la stagione regolamentare, raggiungono di nuovo le NBA Finals, sempre contro i Golden State Warriors, che intanto si son rinforzati prendendo la stella Kevin Durant. Nelle due finali, la franchigia di Cleveland viene sconfitta entrambe le volte, con Golden State che aggiunge 2 titoli alla bacheca della Baia.

Lo sbarco a LA sponda giallo-viola: l’approdo del King ai Los Angeles Lakers

LeBron James in casacca Lakers.
Fonte immagine: depositphotos
LeBron James in casacca Lakers. Fonte immagine: depositphotos

Il 30 Giugno 2018, LeBron decide di avvalersi della free agency ed accasarsi nella città degli angeli, Los Angeles, sponda Lakers, i quali avevano lacune di leadership dopo il ritiro della leggenda Kobe Bryant.

La prima stagione si rivela estremamente complicata, a causa di infortuni e di livello di talento generale del roster.                Infatti i giallo-viola non riusciranno a qualificarsi per i playoff per il sesto anno consecutivo, e LeBron interromperà la sua striscia di 14 partecipazioni alla postseason e soprattutto di 8 NBA Finals consecutive.

Nella stagione 2019-2020 successiva, con gli acquisti di Anthony Davis e di veterani come Danny Green e Avery Bradley,          i Lakers ritornano ai Playoff per la prima volta dopo il 2010, chiudendo al primo posto nella Western Conference.                Nella stranissima ed unica postseason durante il Covid giocata nella bubble, ovvero la struttura in Florida che l’NBA creò appositamente per concludere la stagione e per proteggere i giocatori dalla pandemia, Los Angeles arrivò alle NBA Finals contro i Miami Heat, proprio l’ex squadra di LeBron, guidati dalle stelle Jimmy Butler e Bam Adebayo. La serie si conclude a gara 6, con i Lakers che aggiungono in bacheca il loro 17° titolo, mentre per LeBron si tratta del 4° in carriera, come per il premio di MVP delle Finali.

Nelle stagioni successive fino ad arrivare a oggi, i Los Angeles Lakers non riusciranno ad aggiungere altri titoli di squadra alla loro prestigiosa bacheca, arrivando ai playoff con pochi risultati, se non le finali di Conference contro i Denver Nuggets, contro i quali però dovranno arrendersi, e la vittoria della prima storica NBA Cup. Intanto però LeBron continua a racimolare record su record, sia statistici in generale sia statistici per longevità. Inoltre, durante la stagione ‘22/’23, in data 8 Febbraio 2023, supera Kareem Abdul Jabbar come miglior realizzatore di tutti i tempi della NBA, con 38.390 punti.

Tutt’oggi King James regala delle perle preziose ogni volta che calca i parquet statunitensi ed anche internazionali (vedasi le Olimpiadi di Parigi 2024), ed anche quelli dei grandi schermi, con la partecipazione al film “Space Jam: New Legends”, sequel dell’iconico film di Michael Jordan.

Si può tranquillamente affermare come LBJ sia uno dei più grandi se non il più grande di sempre della pallacanestro, il GOAT, greatest of all time. Nel corso della sua lunga e straordinaria carriera, ha collezionato e sta ancora collezionando numerosi trofei, riconoscimenti e record notevoli, tra cui: 4 titoli NBA, 4 MVP, 4 NBA FINALS MVP, 19 convocazioni all’All-Star Team, 1 Rookie dell’anno, miglior marcatore della storia della NBA, 4° posto con oltre 11000 assist, 2° posto per minuti giocati, unico giocatore nella storia a vincere il titolo con 3 franchigie diverse, più giovane giocatore a raggiungere ogni traguardo di 1.000 punti fino a 38.000 punti, unico giocatore nella storia della NBA a registrare una tripla doppia contro tutte le 30 squadre della lega e tanti altri.

Con la nazionale USA, LeBron ha partecipato, dopo solo 1 anno nella Lega NBA, alle Olimpiadi di Atene 2004, dove si aggiudicherà il bronzo dietro Argentina ed Italia, ripetendosi poi 2 anni più tardi ai mondiali in Giappone dove si piazzerà di nuovo al terzo posto. Ai giochi olimpici di Pechino del 2008 prima e poi a quelli di Londra del 2012, si aggiudica la medaglia d’oro, per poi riposarsi fino alle recenti Olimpiadi di Parigi, dove da portabandiera degli Stati Uniti, riconquista l’oro per la terza volta.

Inoltre, ha tra i vari record, alcuni davvero significativi e a tratti divertenti, che vanno a sottolineare non solo la sua longevità nel gioco ma anche un dominio non indifferente: difatti LeBron ha molti più punti realizzati e vittorie nei playoff di intere franchigie dell’NBA dalla loro fondazione.

Lungo tutta la sua prestigiosa e leggendaria carriera, che contiene all’interno oggettivamente almeno 3 carriere da Hall of fame, the kid from Akron è stato protagonista di alcuni highlights che lo hanno cementificato come uno dei più grandi, se non il più grande, di sempre.

Vediamo nel dettaglio le 10 giocate più iconiche di LeBron James.

1 One-man army: 31 Maggio 2007, Gara 5 Eastern Conference Finals, Cleveland Cavaliers-Detroit Pistons

Alla quarta stagione e al secondo anno di fila ai Playoff, i Cavs riescono ad arrivare fino alle finali di Conference di Est, guidati da un giovane LeBron che gioca e domina quasi come un veterano. E questa partita fu da spartiacque che distinse il giovane LBJ da potenziale fuoriclasse a futuro fenomeno.

La franchigia di Cleveland affronta i Detroit Pistons, squadra che qualche anno prima aveva disputato e conquistato l’anello NBA contro i Lakers di Kobe Bryant e Shaquille O’Neal. La serie è sul 2-2, e gara 5 si gioca a Detroit. Nonostante sia di qualità del roster più basso, i Cavaliers riescono a ribaltare il pronostico e a portarsi una vittoria che poi gli darà lo slancio nella partita successiva, chiudendo la serie sul 4-2 e strappando il biglietto per le prime finali NBA sia della franchigia, che del Chosen One, che è proprio il principale fautore della vittoria in Gara 5.

LeBron sfornò una prestazione leggendaria, con 48 punti, 7 assist e 9 rimbalzi, che hanno permesso ai Cavs di vincere questa cruciale partita. Ma non è solo questo. Difatti la partita, dopo 4 quarti finiti in parità, va a finire dopo 2 tempi supplementari, dopo il 23 decide di salire in cattedra: dalla fine del 4° quarto fino all’ultimo secondo del 2° tempo supplementare, gli ultimi 25 punti dei 30 totali portarono proprio la fima di LBJ, dimostrando all’intera lega le sue potenzialità di dominatore assoluto.

2 LeTank James: 19 Marzo 2019, Portland Trail Blazers-Cleveland Cavaliers

Così come da neo-ventenne fresco di arrivo nell’NBA, LeBron continua a dominare anche in tempi recenti.

E lo sanno molto bene i Portland Trail Blazers e soprattutto il malcapitato Jusuf Nurkìc, che il 19 Marzo 2019, durante una partita di regular season, videro il Re accelerare ed attaccare il ferro con una potenza inaudita, quasi come un carrarmato, lasciando a bocca aperta l’intera arena di Portland.

3 LeClutch James: quando il Re è ancora più decisivo

Tra le tante, ed insulse, critiche rivolte verso LeBron James, unica di quelle che più si sente e si legge è quella che afferma che LeBron is not a clutch player, ovvero un giocatore decisivo negli ultimi momenti di una partita. Però se si vanno a prendere più momenti della sua carriera di 20+ punti, si può notare come queste affermazioni siano oggettivamente errate. Difatti, prendendo 3 buzzer beater, cioè canestri allo scadere, dalle sue 3 esperienze tra la prima ai Cleveland Cavaliers, passando poi per i Miami Heat e per poi ritornare da campione maturo ai Cavs, si può notare come la leggenda da Akron sia sempre stato clutch, decisivo, in qualsiasi squadra e a qualsiasi età, regalandoci dei momenti e delle giocate tra le più iconiche della sua carriera.

Fresco del suo primo MVP, durante le Eastern Conference Finals, i Cleveland Cavaleirs sono sotto di 1-0 nella serie, ed hanno la palla per la vittoria durante gara 2 a 1 secondo dalla fine. LeBron prende palla dalla rimessa, si stacca dal difensore Hedo Turkoglu e riesce a mettere a segno la tripla che regala la vittoria ed il pareggio temporaneo della serie per i suoi Cavs.

Mesi dopo The decision, l’approdo ed il primo titolo con gli Heat, nella stagione 2013-14, LeBron James inizia a dominare sempre di più i parquet delle arene statunitensi, dal primo all’ultimo secondo, letteralmente. Difatti, il 14 Dicembre 2013 in casa dei Golden State Warriors il Re segnò con pochi secondi sul cronometro una tripla super contestata dal difensore, che regalò la vittoria ai suoi Miami Heat. In quegli istanti, venne creata anche l’iconica esultanza The silencer, ovvero il gesto del silenzio e dei pugni in petto, segno di determinazione e di risposta alle critiche.

Il 3 Novembre 2017, freschi di titolo, i Cleveland Cavaliers dovettero affrontare i Washington Wizards in trasferta, in una partita che risultò tiratissima fino all’ultimo secondo. Dopo i tiri liberi della squadra di casa e la conseguente rimessa dal fondo, Kevin Love fece partire un passaggio tutto campo trovando proprio le mani di LBJ, il quale, sotto pressione e spalle al canestro, si girò e si alzò dai 3 punti, realizzando un canestro che lasciò a bocca aperta l’intera arena di Washington, regalando il pari ai suoi Cavs e poi vincere la partita al tempo supplementare.

4 L’atletismo del King: 9 Marzo 2016, Gara 3 NBA Finals, Golden State Warriors-Cleveland Cavaliers

La stagione 2015-2016 si può dire sia stata la stagione migliore di sempre della franchigia dei Cleveland Cavaliers, con un record assoluto nella stagione regolamentare ed anche alle finali NBA dove diventano la prima squadra a ribaltare una serie finale da una situazione di 3-1 di svantaggio.

Questo ribaltone fu possibile con un grande team effort, in particolare di 2 stelle fra tutte: la PG Kyrie Irving ed ovviamente LeBron James. Irving-LBJ è una delle coppie migliori della storia del gioco, una chimica davvero unica, due giocatori che si completavano sul parquet.  Questa sintonia si è espressa al massimo del potenziale durante gara 3 delle finali, dove su un contropiede a velocità allucinante i due prima recuperano il pallone, e poi su un alley-oop di Irving il King prende il pallone in aria con una traiettoria che usciva dal tabellone, ma nonostante questa difficoltà LeBron riesce comunque a realizzare una schiacciata paurosa.

Una delle sue schiacciate e giocate più iconiche di LeBron James.

5 “What a block by James”: 10 Giugno 2013, Gara 2 NBA Finals, San Antonio Spurs-Miami Heat

LeBron James però non è risaputo solo per il suo talento nella metà campo offensiva, ma anche in quella difensiva. Infatti LBJ riesce a coordinare il suo strepitoso atletismo con un timing eccezionale, facendosi trovare sempre nel posto giusto al momento giusto, risultando spesso decisivo dal punto di vista difensivo con alcune stoppate.

Successe esattamente questo nell’estate del 2013, durante la Gara 2 delle NBA Finals contro i San Antonio Spurs di Tony Parker, Manu Ginobili, Tim Duncan, Boris Diaw ed allenati dal leggendario Gregg Popovich. Durante il 4° quarto, durante un possesso degli Spurs che dovevano recuperare lo svantaggio, Parker serve il centro Tiago Splitter di 2 metri ed 11 che si avvia tranquillamente a schiacciare. Finchè non compare il Re.

LeBron infatti si arresta, salta e con una forza inaudita rimanda indietro il pallone della schiacciata dell’avversario, mandando in visibilio l’intera arena di Miami.

Una forza della natura.

6 “LeBron’s death stare”: 7 Giugno 2012, Gara 6, Miami Heat-Boston Celtics

Un vero punto di svolta nella sua carriera, LeBron lo affrontò durante il secondo anno a Miami, dove durante le Eastern Conference Finals dovette affrontare i Celtics dei Big Three, ovvero  Rajon Rondo, Ray Allen e Kevin Garnett. Il numero 6 in casacca Heat era sotto un treno di pressioni dei media e dei tifosi: difatti, dopo la finale persa con i Dallas Mavericks di Dirk Nowitzki, un’altra finale persa poteva distruggere la reputazione del Re e dei Miami Heat, i quali quindi spingevano al massimo.

Durante l’intera partita, si ha un botta e risposta continuo tra i Celtics e gli Heat, quest’ultimi guidati  da un LeBron James glaciale e cinico in qualsiasi contesto. Il momento della partita che diventerà poi iconico, che è passato alla storia come il LeBron’s death stare, fu quell’inquadratura dove si vede LeBron iper concentrato, che non fa travisare un’emozione o espressione né di fatica né di altra entità, era in una vera e propria trance agonistica.

7 “Chalmers, Cole, Jaaaaaaaaamessss”: 18 Marzo 2013, Miami Heat-Boston Celtics

Sempre contro i Celtics, sempre in trasferta, un’altra delle tante giocate iconiche di LeBron James.

Durante una partita di stagione regolamentare, i Miami di LeBron affrontano i Celtics al TD Garden di Boston. Su una palla rubata a metà campo da Wade, gli Heat ripartono in contropiede, la palla arriva prima al playmaker Chalmers, che la dà a Norris Cole che senza pensarci troppo fa partire un lob in aria. Il difensore, in quel caso Jason Terry di 1 metro ed 88, prova ad intercettare il pallone, senza sapere che da metà campo sta per arrivare un missile di 2 metri e 1 denominato LeBron Raymone James, che afferra l’alley-oop, sovrasta il difensore e gli schiaccia in testa, che cade a terra. La panchina degli Heat esplode, con l’intera arena avversaria, ed anche i telecronisti, scioccati dallo strapotere fisico di LeBron.

Dominio totale del Re.

8 “Wade finds James”: il binomio The Flash x The King

Sin dal suo arrivo a Miami nel 2011, ci si chiedeva come si sarebbe andato a scontrare  il gioco e l’ego di LeBron James, uno dei giocatori più forti del panorama internazionale e in prospettiva uno dei più forti di sempre, con quelli delle altre 2 stelle della squadra, ovvero Chris Bosh e soprattutto con il capitano della squadra e portatore del primo titolo della franchigia qualche anno prima, ovvero Dwayne Wade. Le risposte non si fecero aspettare eccessivamente.

Wade e LeBron, difatti, dopo un primo periodo di “conoscenza” e “rodaggio”, iniziarono pian piano ad imporre il loro ritmo in ogni partita, coordinando tecnica, potenza e talento di un duo che sembrava giocare insieme da sempre.

Alley-oop, passaggi no-look, un dominio a 360 gradi da parte di Dwayne The Flash Wade e di LeBron King James, che hanno regalato delle giocate leggendarie lungo tutto il percorso a Miami ed anche in una piccola parentesi nei Cleveland Cavaliers.

9 Scoring King: il canestro che ha riscritto la storia

L’8 Febbraio 2023 per gli appassionati del gioco della pallacanestro ed in particolar modo per LeBron James è una data da ricordare e scolpire nella mente.

Difatti, nel giorno della partita di regular season, in casa contro gli Oklahoma City Thunder, il Re aveva bisogno di 34 punti per eguagliare e 35 per superare il record di top scorer della storia NBA, precedentemente detenuto dal leggendario Kareem Abdul Jabbar con 38.387 punti.

A fine partita, LeBron chiuderà con 38 punti, arrivando all’età di 38 anni alla cifra di 38.390 punti totali in carriera, divenendo il miglior marcatore di sempre.

Il canestro decisivo per il record fu realizzato alla fine del terzo quarto. Con la tensione che si toccava con mano, LeBron prende palla spalle a canestro da media distanza, contatto col difensore, ed effettua un tiro in allontanamento: solo retina. L’arena dello Staples Center di Los Angeles esplose in un’esultanza che fece tremare le telecamere delle emittenti televisive e l’intera struttura. Tra i presenti, oltre la miriade di star del mondo dello spettacolo, dello sport e personaggi noti in generale, era presente ovviamente l’intera famiglia James, che si precipitò sul parquet per festeggiare con il nuovo miglior marcatore di sempre. In seguito, il detentore del record precedente e leggenda Laker e dell’NBA, Kareem Abdul Jabbar, entrò in campo e consegnò il pallone della partita a LBJ, simboleggiando un passaggio del testimone.

Un momento unico nella storia dello sport, che entra a pieno nei momenti più iconici della carriera di LeBron James.

10 “Si oscura la vallata”: la stoppata più bella e decisiva di sempre

Come precedentemente menzionata, la stagione 2015-2016 fu per l’NBA una delle più iconiche di sempre, con l’avvenimento di episodi unici come il Dunk contest tra Aaron Gordon e Zach Lavine ritenuto uno dei migliori di sempre, il ritiro della leggenda Kobe Bryant con la sua ultima partita in maglia Lakers registrando ben 60 punti, i Golden State Warriors che infransero il record di vittorie nella stagione regolamentare, detenuto dai Chicago Bulls con 72 vittorie e 10 sconfitte, registrando 73 vittorie e 9 sconfitte, e le NBA Finals leggendarie.

Queste Finals, in cui si affrontarono i Golden State Warriors ed i Cleveland Cavaliers, rappresentano uno degli scontri più belli di sempre della lega statunitense. I Cavs, dopo essere stati in svantaggio nella serie per 3-1, venivano pronosticati da tutti come prossimi alla sconfitta. La franchigia di Cleveland però, guidati dal talento di Kevin Love, Kyrie Irving e soprattutto quello di LeBron James, riuscirono a ribaltare il risultato, portandosi alla decisiva Gara 7, che si giocò in casa Golden State.

Ed è proprio in Gara 7, con poco più di 2 minuti sul cronometro dell’ultimo quarto e dopo un’intera partita serratissima, che il Re decise di lasciare l’ennesimo highlight che poi rientrerà nella lunga lista delle giocate più iconiche della carriera di LeBron James.

Sul punteggio pari 89, i Warriors sono in contropiede 2vs1, il giocatore di Golden State Iguodala riceve palla dal compagno Curry sotto canestro per il più facile dei canestri. Però LeBron la pensò diversamente.

Difatti, con una corsa da running back di football americano, un’agilità da atleta olimpico ed una potenza inaudita,         LeBron salta dal lato opposto del ferro e, con un timing irreale, riesce ad inchiodare una stoppata a tabellone, anche chiamata “Chase down”, impedendo agli avversari di segnare. Il palazzetto rimane allibito davanti a questo gesto iper-atletico, mentre i telecronisti impazziscono per una stoppata che poi diverrà la più impressionante di sempre. In particolare il telecronista Flavio Tranquillo, incaricato per il commento della partita insieme a Davide Pessina, commentò la stoppata con “Si oscura la vallata, cosa ha fatto LeBron James, potrebbe aver messo la firma sul capolavoro, è la Gioconda, non è una stoppata”.

Gesto atletico clamoroso che rientra oggettivamente tra le giocate più iconiche di LeBron James, che poi porterà al canestro decisivo di Kyrie Irving che porterà l’anello alla franchigia di Cleveland.

LeBron James nel suo iconico "chalk boss", ovvero lancio del gesso, rituale pre-partita.
Fonte immagine: Pinterest
LeBron James nel suo iconico “chalk boss”, ovvero lancio del gesso, rituale pre-partita. Fonte immagine: Pinterest

Attraverso queste e tante altre prodezze, LeBron James, il Re, The Chosen One, Just a kid from Akron o come lo si voglia chiamare, ha dimostrato il suo enorme talento e la grandezza sui parquet di tutto il mondo, scrivendo il proprio nome nella storia del gioco della pallacanestro come uno dei più grandi, se non il più grande, di sempre.

Fonte video: Youtube (NBA; ESPN)

Fonte foto: DepositPhoto

Altri articoli da non perdere
LeBron James, un modello di generosità dentro e fuori dal campo
LeBron James

LeBron James nasce il 30 Dicembre 1984 ad Akron e sarà figlio di una ragazza madre coraggiosa che crescerà colui Scopri di più

Sport nell’antica Grecia, quali erano praticati?
Sport nell'antica Grecia, quali erano praticati?

Lo sport nell'antica Grecia ha varie funzioni: celebrare una vittoria, affermare la propria potenza, rafforzare un legame religioso-culturale con il Scopri di più

Lo street skateboarding: cos’è e come si pratica
Lo street skateboarding: cos’è e come si pratica

Lo street skateboarding è una parte dello skateboard che si focalizza sulla realizzazione di trick ed evoluzioni, servendosi anche con Scopri di più

Correre quando fa freddo, 5 vantaggi e 4 svantaggi
Correre quando fa freddo

La corsa è una delle attività fisiche più antiche e accessibili, inclinando l'essenza primordiale del movimento umano. È uno sport Scopri di più

Rivalità in Formula 1: le 6 più avvincenti
Rivalità in Formula 1: le 6 più avvincenti

Qual è la cosa che accomuna tutti gli sport, che li rende simili anche se completamente diversi? La risposta è Scopri di più

Capitani leggendari del calcio: 3 lezioni di leadership

Tutti gli sport di squadra prevedono l'esistenza di un capitano, il quale non solo è la figura più rappresentativa della Scopri di più

A proposito di Samuele Sarluca

Vedi tutti gli articoli di Samuele Sarluca

Commenta