Maestra contemporanea di shōjo e josei, Yazawa Ai è conosciuta in tutto il mondo per opere come Nana, Paradise Kiss e Cortili del Cuore. Con la sua sbalorditiva abilità narrativa, tratteggia le angosce e i tormenti di un’intera generazione che, per anni, si è rispecchiata nelle sue creazioni straordinariamente realistiche e dolorose.
Il titolo preso in analisi per esplorare l’elaborazione del trauma secondo Yazawa Ai, però, non farà parte della lista dei suoi principali bestsellers: si tratta di Kagen no Tsuki (Ultimi raggi di Luna, in Italia), pubblicato dal 1998 al 1999 sulla rivista Ribon dal gigante dell’editoria nipponica Shūeisha.
Quest’opera atipica è un giallo sovrannaturale che si differenzia dai suoi titoli più celebri, anche a causa della lunghezza ridotta (tre volumi, nella prima edizione e due in quella deluxe italiana a cura di Panini – Planet Manga).
Il fumetto non affronta i temi più cari all’autrice, come l’ingresso nell’età adulta, la ricerca del proprio posto nel mondo e lo scontro con la macchina grigia della società, bensì, con vesti più fantasy e oniriche, si sofferma sui temi della morte, dell’incompletezza e dell’incomunicabilità; elementi chiave nell’elaborazione del trauma secondo Yazawa Ai.
Trama (occhio agli spoiler!)
Mizuki, liceale diciassettenne, è fidanzata da tempo con Tomoki, che però la tradisce continuamente; stanca dell’infedeltà e dei continui problemi in famiglia, scappa di casa e conosce Adam, un musicista inglese di cui si innamora istantaneamente. Il ragazzo, in realtà, è un fantasma bloccato da diciannove anni in un limbo tra l’aldilà e il piano terreno, attratto da Mizuki perché indossava gli abiti e l’anello della sua ex ragazza giapponese, Sayaka, acquistati in un negozio dell’usato da Tomoki, come regalo.
Consapevole del fatto che l’unico modo per portarla con sé e porre fine alla sua solitudine è quello di ucciderla, Adam la inganna facendosi seguire fino a un attraversamento pedonale, sul quale la ragazza verrà investita, finendo poi in coma.
Grazie all’aiuto di un gruppo di quattro bambini che entreranno a contatto col suo spirito che ha lasciato il suo corpo per poi smarrirsi, Miuzki riuscirà, infine, a risvegliarsi.
La giovane ragazza, però, non si è ritrovata in quelle condizioni per puro caso. Invece di affrontare i suoi problemi, preferisce fuggire dalla realtà, cercando disperatamente riparo nell’amore da sogno ma irrazionale e senza fondamenta che la lega al fantasma di uno sconosciuto. Nelle pagine finali del fumetto, Adam stesso dice: se davvero Mizuki è stata attratta verso di me dalla mia canzone, questo è successo perché nella sua anima c’era un buco aperto. È come un cumulo di tenebra, prossimo alla disperazione e nessuno può colmarlo.
Conclusioni
Il senso di irrisolutezza e di vuoto provocato da un evento traumatico è un espediente utilizzato spesso dall’autrice e rappresenta un tratto distintivo dell’analisi del trauma secondo Yazawa Ai, manifestandosi attraverso personaggi apparentemente incapaci di sfuggire ai propri tormenti interiori. La mangaka condivide questo tratto con romanzieri giapponesi della caratura di Yoshimoto Banana e Murakami Haruki, che, come lei, mettono in scena un modo squisitamente giapponese di reagire ai momenti spiacevoli della vita.
In situazioni simili, i personaggi sembrano preferire arrendersi alle ingiustizie senza volerle combattere, spesso dimostrandosi refrattari al cambiamento positivo che il dialogo diretto potrebbe apportare alle loro vite.
Fonte immagine: sito web Panini