Ci sono molti racconti dell’orrore che fanno venire i brividi nel leggerli, con quelle parole che nascondono mondi oscuri e strani mostri pronti ad agguantare persone innocenti. L’unico limite delle parole di un libro purtroppo sta nella fantasia del lettore visto che magari una persona qualunque non riesce a immedesimarsi o vedere gli scenari proposti dall’autore. Molto spesso autori come Lovecraft sono definiti troppo criptici e di difficile comprensione, ma esiste una soluzione per chi non riesce a immaginare le scene terrificanti di un maestro dell’orrore: Junji Itō, un fumettista giapponese specializzato nei racconti dell’orrore.
Disegnatore fin dalla tenera età, Junji Itō nacque il 31 luglio del 1963 e visse i primi anni della sua vita in una piccola cittadina di campagna, nei pressi di Nagano, dove ebbe i primi contatti con alcuni elementi che influenzeranno le sue opere e il suo stile. Casa sua, ad esempio, aveva un bagno che si trovava alla fine di un tunnel infestato da cavallette, un’esperienza traumatica che riverserà in futuro in molte delle sue opere; in più venne iniziato alla lettura di manga horror dalla sorella maggiore, che leggeva le opere di Kazuo Umezu.
Un’altra esperienza traumatica che portò Junji Itō a partorire una delle storie più famose della sua carriera, fu il suicidio di un suo compagno di classe. Questo evento drammatico scosse la sensibilità di Itō che immaginò di essere perseguitato dallo spirito iracondo del suo amico defunto, ma gli diede anche l’ispirazione per un racconto che propose a una rivista mensile chiamata Nemuki’s Halloween Monthly: Tomie. Questo racconto ebbe un successo immediato, dato lo stile semplice dei suoi disegni, ma che svelano un lato oscuro e terrificante quando mostra nei dettagli più raccapriccianti le scene di morte, di sangue, di smembramento dei corpi e di creature abbominevoli.
L’educazione di Junji Itō, però, era orientata verso tutt’altro che la realizzazione di manga, infatti lui si laureò in odontoiatria e lavorava nel campo come odontotecnico. All’inizio della sua carriera lavorativa Itō entrò in una profonda crisi, non sapendo se proseguire nel lavoro ottenuto dal frutto dei suoi studi accademici, oppure continuare la sua passione per i manga, la quale aveva anche un discreto successo con la pubblicazione di altri piccoli racconti. Si sa oramai la scelta che compì: Junji Itō si è buttato a capofitto in nel mondo dei manga, mostrando storie dell’orrore raccapriccianti, fortemente ispirato da altri autori come Kazuo Umezu, Hideshi Hino, ma anche dall’autore di racconti weird H. P. Lovecraft.
La carriera di Junji Itō non si è fermata solo al disegno dei manga, ha scritto anche delle sceneggiature di film ispirati alle sue opere: come la numerosa collana di film incentrata su Tomie; e Uzumaki, un singolo film che racchiude la maggior parte degli eventi che riguardano l’omonimo manga. Itō doveva anche essere uno degli sceneggiatori del progetto Silence Hills, un videogioco nell’omonimo universo narrativo, di cui i produttori erano Guillermo del Toro e Hideo Kojima; ma il gioco non vide mai la luce a causa dei brutti rapporti tra Kojima e la Konami. Junji Itō da allora è sempre rimasto in contatto con i due autori, infatti fece un piccolo cameo nel gioco della Kojima Productions, Death Stranding.
Le opere di Junji Itō sono intrise di tematiche molto forti, al di là dei disturbanti dettagli nei suoi disegni, l’autore vuole portare alla luce soprattutto gli effetti negativi della città capitalistica nelle persone: un ritmo di vita che, a lungo andare, porta le persone alla nevrosi e a molti esaurimenti, tanto che queste vedono con i loro occhi figure disturbanti e assistono a eventi sovrannaturali. Junji Itō parla soprattutto della realtà del Giappone, usando alcune credenze e creature del suo folklore per rendere le sue storie originali e proprie del contesto nipponico, rendendole ancora più spaventose e alienanti con il suo stile.
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