La censura colpisce da sempre più opere di svariato tipo, dai film ai cartoni animati. In particolare, il caso della censura negli anime è particolarmente eclatante ed è stato estremamente diffuso, soprattutto nel nostro paese.
La censura negli anime ha origini antiche, da quando negli anni 60 sono stati prodotti i primi anime che poi sono stati esportati all’estero. Gli anime sono un tipo di cartone animato estremamente eterogeneo per quanto riguarda i temi e il genere che trattano. Non è raro trovare anime dedicati interamente ad un pubblico adulto ed adolescenziale. Tuttavia, questa concezione in Occidente era spesso trascurata e gli anime venivano identificate indifferentemente come qualcosa destinato ad un pubblico di ragazzini.
I motivi della censura negli anime
A causa del loro ampio raggio di generi e temi, è estremamente frequente negli anime, anche quelli identificati come Shounen, ovvero per ragazzi, allusioni sessuali o scene di violenza, scene in cui personaggi fumano o usano un linguaggio scurrile, il che, soprattutto negli scorsi decenni, non era per nulla accettato dalla società occidentale. Sebbene anche alcune serie occidentali siano andate incontro a censura, come i Griffin o i Simpson, queste erano più facilmente identificate come opere per adulti e di conseguenza la censura non è stata limitante come nel caso degli anime.
In che modo viene applicata la censura
La censura negli anime può avere varie forme. Spesso viene modificato il linguaggio, si cerca di evitare termini che rimandano alla morte o al sesso, nelle scene di combattimento la morte dei personaggi viene omessa e viene censurato il sangue, l’età dei personaggi, spesso adolescenti, viene aumentata per evitare l’emulazione da parte degli spettatori più giovani, come è successo ad esempio nell’adattamento italiano dei Cavalieri dello Zodiaco o Cardcaptor Sakura.
Tabacco, alcol, gioco d’azzardo e tutti i vizi considerati dannosi vengono omessi, alcuni nomi giapponesi vengono modificati con nomi adattati in italiano o completamente inventati, come Nobita in Doraemon, che all’inizio, nelle prime edizioni italiane della serie, si chiamava Guglielmo.
Ancora più gravi erano le censure riguardanti la sessualità dei personaggi, ad oggi totalmente cancellate, ma che negli anni 80-90 erano molto diffuse, come nella serie Sailor Moon, la quale venne accusata dai genitori di deviare sessualmente i bambini.
Lo sviluppo della censura negli anni
Uno degli episodi di censura negli anime più eclatanti nel nostro paese si ebbe negli anni 2000 con il caso Dragon Ball, poiché il fumetto venne accusato di pedofilia da parte di una madre che fece denuncia alla Star Comics, a causa della famosa scena delle mutandine di Bulma. Sebbene la questione si concluse senza gravi conseguenze, la Star Comics fu costretta, nelle due edizioni successive del manga, a censurare la scena e sottolineare che tutti i personaggi fossero maggiorenni, nonostante non fosse così.
Negli anni successivi non ci furono più casi eclatanti come questo, ed anzi, le censure iniziarono gradualmente ad essere rimosse nelle edizioni Home Video degli anime. Ad oggi la censura è un fenomeno estremamente raro, gli anime si sono diffusi moltissimo e si è arrivati a concepirli come non solo opere per bambini ma bensì per quello che sono, ovvero cartoni animati con un ampio target e che spaziano una moltitudine di generi, sia per bambini che per adulti.
Fonte immagine in evidenza: Wikipedia, pagina della serie animata di Dragon Ball