Notte Infinita di Zen Comics è la nuova miniserie a fumetti che racconta la storia del cosiddetto Mostro di Firenze, artefice di 8 duplici omicidi, le cui vittime sono state varie coppie di innamorati, avvenuti tra il 1968 e il 1985 nelle campagne nei dintorni di Firenze. Il 26 gennaio 2025 è uscito il primo di sei volumi che racconteranno le vicende e le paure legate a questi crimini, per cui sono stati condannati Mario Vanni e Giancarlo Lotti, complici di Pietro Pacciani, anche se si continua a pensare che agissero per conto di un’organizzazione molto più ampia. Il Volume 1 è stato realizzato dai graphic designer Francesco Cantarelli, Alessio Monaco e Mario Schiano, autore anche della copertina; in occasione della sua uscita, abbiamo intervistato Gianluca Testaverde, lo sceneggiatore.
Di seguito le domande che abbiamo rivolto allo sceneggiatore di Notte Infinita, Gianluca Testaverde
Notte Infinita di Zen Comics racconta, purtroppo, una storia vera. Durante la scrittura della miniserie, è stato difficile gestire il peso della responsabilità di creare una giusta rappresentazione dei fatti, nel rispetto delle vittime e delle loro famiglie?
Questa è stata la prima cosa di cui mi sono preoccupato, ho quindi cercato un equilibrio tra la finzione scenica e la realtà storica al fine di essere rispettoso non solo per le vittime e le loro famiglie, ma anche per chiunque abbia preso parte a questa indagine. Come spesso ho ribadito la mia non è una soluzione del caso, non vuole esserlo e non lo sarà mai. Il mio intento è raccontare il percorso e le motivazioni di un assassino, per quanto efferato, incastrandolo all’interno di un contesto basato su fatti accaduti, per cui sì, a un certo punto ho cominciato a sentire il peso della cosa. Ho comunque lavorato per fare in modo che anche la mia visione creativa non ne fosse compromessa.
Il titolo Notte Infinita fa riferimento a una missiva apparentemente scritta dall’assassino, in cui afferma che “in me la notte non finisce mai”. È sempre stato questo il titolo pensato per la miniserie o c’erano anche altre opzioni in tavola?
Inizialmente la miniserie si chiamava provvisoriamente “Il Mostro di Firenze”. Non sono solito creare titoli provvisori, di norma decido immediatamente quale debba essere, ma in questo caso specifico, per qualche motivo, sapevo che non sarebbe stato quello il nome. Accadde mentre mi documentavo: rimasi affascinato dalla prosa di una lettera inviata a La Nazione nel 1985. Non so se l’abbia realmente scritta l’assassino o se si tratti soltanto di un macabro scherzo, ma il tono asciutto e a tratti provocatorio mi colpì parecchio, con quella frase così suggestiva: In me la notte non finisce mai. Capii di aver trovato non solo il mio titolo, ma anche la descrizione di una persona in cui dimora il nero assoluto che inghiotte tutto, divenuto poi l’asse portante della mia storia.
I disegni all’interno del fumetto sono stati realizzati in bianco e nero: c’è una motivazione specifica dietro a questa scelta? Il colore forse avrebbe contrastato l’atmosfera cupa legata a una narrazione di eventi tragici?
L’idea era creare un noir, pertanto il colore sarebbe davvero entrato in contrasto con le nostre intenzioni, oltre al fatto che avrebbe portato via molto più tempo in termini lavorativi. Francesco Cantarelli ha fatto un lavoro magistrale alternando i chiaroscuri, creando un’atmosfera orrorifica e per certi versi onirica. Questa scelta si è riflettuta anche sulla copertina di Mario Schiano, che mostra pochi sprazzi di colore, lasciando che il tutto emerga dalle ombre della notte, in un certo senso in linea col titolo.
Il primo volume parte dall’omicidio delle prime due vittime del Mostro di Firenze: Barbara Locci e Antonio Lo Bianco. Nel raccontare la vicenda, si mantiene un tono neutrale, come se ci fosse un narratore onnisciente, o si cerca di prendere il punto di vista di uno o più personaggi?
Non c’è un narratore onnisciente, altrimenti avremmo corso il rischio di raccontare la storia al pari di un documentario. Il primo volume è evidenziato invece da una narrazione corale, cercando di seguire i punti di vista di più personaggi, inquirenti e sospettati, riportando allo stesso tempo quanto letto negli atti. Questo incipit serve ad accompagnare il lettore all’interno della vicenda, anche per chi non ne ha mai saputo nulla. Nei successivi volumi, però, la narrazione si sposterà prettamente sul “nostro” assassino, mostrando chi egli sia in realtà e la provenienza del suo istinto di morte.
Notte Infinita di Zen Comics, in conclusione
Insomma, Notte Infinita sarà un viaggio molto interessante che ci consentirà di entrare, per quanto possibile, nella testa di un assassino. Se già il primo volume ci permette di farci un’idea su come funziona la mente umana in determinate situazioni, sarà con i successivi che avremo un quadro sempre più chiaro.
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