Serial Experiments Lain (anime) | Recensione

Serial Experiments Lain | Recensione

Serial Experiments Lain è un anime di 13 episodi, diretto da Ryutaro Nakamura e ideato da Yasuyuki Ueda con il contributo artistico di Yoshitoshi Abe. Prodotta nel 1998, è considerata una delle serie più iconiche degli anni ’90, non solo per la narrazione innovativa, ma per il coinvolgimento in un universo cyberpunk che ha colpito profondamente il modo di vedere l’animazione giapponese.

Trama

Lain Iwakura è una  ragazza di 14 anni, dal carattere introverso e solitario. La giovane vive per lo più bloccata nella sua piccola stanza, attorniata da sporcizia e oscurità. La monotonia della vita di Lain è spezzata da un evento misterioso: una delle sue compagne di classe che si è suicidata di recente, le invia un’email. Nell’email la ragazza le scrive che in realtà non è morta, ma ha unito il suo spirito in modo digitale nel mondo chiamato Wired. Questo evento sarà l’innesco della trama;  Lain si inoltrerà nell’ignoto Wired alla ricerca di verità.

Trama e cronologia si confondono

La visione della serie non è affatto facile. Le prime puntate sembrano abbastanza tradizionali nella struttura narrativa, ma quando Lain entra nel Wired, anche la cronologia della vicenda inizia a cadere in pezzi. Gli eventi sembrano essere fuori dall’ordine, la trama stessa è difficile da interpretare, e dopo ogni vicenda diventa quasi impossibile dire in quale giorno, mese o anno si sia verificato quell’episodio. Tuttavia, andando avanti nella visione, tutti questi pezzi iniziano a unirsi insieme come un puzzle, rivelando verità su verità che non solo devono essere sapute, ma ridimensionate nella mente dello spettatore.

Tra realtà e tecnologia

Serial Experiments Lain, già nel 1998, affronta il complesso rapporto tra umanità e tecnologia, sviscerando la tematica attraverso l’enigmatica figura di Lain. La giovane protagonista incarna in modo emblematico questa relazione, mostrando tanto i benefici quanto i lati oscuri che l’interazione con il mondo tecnologico può portare. Dopo essere stata attratta più vicino al Wired,  sembrava essere arrivata dall’altra parte del muro della solitudine; diviene più connessa, costruendo relazioni che potevano far sembrare di appartenere a qualcosa. In realtà, il contatto sempre maggiore della ragazza con il Wired inizia a estraniarla dalla realtà. Tuttavia, una domanda continua a condurre la serie: cosa è reale? Mentre la trama si svolge, Lain si erge al pubblico come qualcosa di più di una semplice adolescente. Il suo potenziale la trasforma in un’entità potente, quasi eterea all’interno del Wired: un essere ultraterreno che danna e conferisce santità e benedizione. A causa della sottile linea tra il mondo tangibile ed il Wired, lo spettatore incespica in un limbo. Le due dimensioni s’intrecciano e si confondono ad un unico strano spazio simbolico, facendo affogare lo spettatore in interrogativi e dubbi.

Conclusioni

Se il panorama anime fosse una vetrina colma di gioielli, Serial Experiment Lain non sarebbe un diamante brillante e appariscente, ma una pietra enigmatica e oscura, capace di catturare lo sguardo di chi è spinto dalla curiosità verso l’ignoto. La sua bellezza non risieda nella luce immediata, ma nell’impegno di chi con curiosità la osserva con pazienza in cerca delle varie sfaccettature. Serial Experiment Lain non è una serie facilmente afferrabile, ha una narrazione lenta e decomposta, con un apparente disordine. È un prodotto che non si predispone alla rapida comprensione, che preferisce non urlare, ma sussurrare nella mente del pubblico, lasciando che sia lo spettatore a completare il disegno tracciato con un tratto sottile e misterioso dalla figura di Lain.

Fonte immagine: primevideo.com

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