Sabato 1° ottobre, alla Biblioteca Nazionale di Napoli presso il Palazzo Reale di Napoli, si è tenuto un incontro con il drammaturgo contemporaneo spagnolo Alberto Conejero, Scrivo perché dubito, in occasione della prima edizione del Campania Libri Festival.
Chi è Alberto Conejero?
Alberto Conejero nasce nel 1978 a Vilches, in provincia di Jaén. Dopo avere conseguito il diploma in Regia e Drammaturgia presso la Real Escuela Superior de Arte Dramàtico (RESAD) di Madrid e il Diploma de Estudios Avanzados (DEA), completa il dottorato in Filologia presso l’Università Complutense di Madrid. Successivamente si cimenta nella docenza, in lavori di carattere scientifico e in una ricca produzione drammatica e poetica, vantando titoli posti all’attenzione viva del pubblico e della critica e con i quali l’autore ha conseguito diversi premi. Oltre a svariate opere che abbracciano allo stesso tempo la storia e la poeticità del teatro, Conejero ha anche completato un’opera incompiuta di Federico Garcìa Lorca, Commedia senza titolo, rinominandola Il sogno della vita. Questa sua operazione è significativa per intendere il suo approccio al teatro: in Conejero prende vita uno straordinario lavoro di recupero della tradizione, ovvero di memoria, e di ricerca di nuovi linguaggi che possano aprire altre dimensioni nel presente.
Sperimentazioni di linguaggi a teatro
Nella sua drammaturgia, Alberto Conejero sperimenta linguaggi diversi, che rompono certe identità irrigidite della tradizione. In particolare, il suo teatro si anima di una doppia logica: una storica e una creativa. Secondo la prima, Conejero contestualizza le sue opere, raccontando ciò che è stato e offrendo, dunque, al lettore-spettatore un quadro completo della sua scrittura; mentre con la seconda, racconta quello che sarebbe potuto succedere e riveste quello stesso teatro storico di poeticità. Infatti, nella drammaturgia di Conejero non c’è una fedeltà completa al realismo, ma quelle fonti ricercate e dichiarate vengono trasposte su di un piano fittizio, proprio perché per lui il teatro non può essere uno spazio in cui esiste il realismo.
Il teatro di Conejero, allora, rompe le barriere statiche della storicità e rende presente ciò che un tempo è stato, diventa uno spazio di ricerca in cui si vuole dare una sedia agli assenti perché si ha sicuramente il diritto a dimenticare ma non senza avere avuto prima il diritto a ricordare, un argomento che affronta soprattutto nella trilogia La piedra oscura, Los dìas de la nieve e El mar. Non a caso, nelle opere di Alberto Conejero ricorre spesso il tema dell’immortalità: non si muore finché il ricordo alberga nell’animo anche solo di una persona. Questo viaggio nella memoria restituisce il senso di un teatro che ha il valore di recuperare il passato e di ricercare attraverso questo un’identità collettiva presente. “Scrivo perché dubito”, appunto, proprio perché l’autore assurge al suo compito di indagare ciò che è successo, mentre il drammaturgo ricerca le molteplici possibilità di linguaggio teatrale, attraverso cui comunicare nuove percezioni del mondo attuale. È con questo procedimento di rielaborazioni e mescolamenti che si pongono domande sul presente, componendo una propria identità individuale e collettiva insieme.
Fonte immagine: Sabrina Cirillo