“Centodieci tessere per un mosaico potenzialmente infinito”, la nuova mostra personale dell’artista Teresa Gargiulo presso la Galleria Tiziana Di Caro nel cuore del centro storico di Napoli.
Giovedì, 20 aprile, è stata inaugurata “Centodieci tessere per un mosaico potenzialmente infinito”, la seconda mostra personale della giovane artista di Vico Equense, Teresa Gargiulo (classe 1996), ospitata negli ampi spazi della galleria di Tiziana Di Caro, ubicata in uno splendido palazzo storico napoletano a piazzetta Nilo, 7, a due passi dalla celebre Statua del Nilo.
A due anni dall’esordio della sua prima personale “Come disegnare un’ isola”, Teresa Gargiulo, presenta un corpus di ben 110 opere concepito in esclusiva per questa mostra: disegni (della serie Embroidering Spaces, Erasing forms, di cui alcuni esemplari già presentati alla scorsa edizione di Artissima a Torino), opere tessili e un’originale edizione di “tarocchi”.
Un mosaico fatto di parole cariche, dense, foriere di significativi messaggi: un mosaico poetico, emozionale!
Centodieci tessere che vanno a comporre un prezioso mosaico, costituito sostanzialmente da parole forti, energiche: parole disegnate su carta, parole cucite su tessuti, parole scritte, parlate, immaginate, ma distribuite nello spazio compositivo mai in modo casuale.
Parole che bramano di riacquisire la loro dignità, il loro giusto valore, in una società dove esse vengono usate oramai solo per offendere, giudicare l’altro, senza essere minimamente pesate, parole scritte o pronunciate con troppa leggerezza e superficialità; parole che l’artista ripesca da un suo personale archivio della memoria, dai quaderni di quando andava a scuola alle elementari e che vuole ricollocare nella giusta posizione, abbinandole questa volta con criterio, con consapevolezza ed in maniera efficace.
Parole che vogliono scuotere la nostra quotidianità, che al di là quindi della sperimentazione puramente estetica, si fanno veicolo di un autentico messaggio etico. Parole che messe insieme intessono un mosaico di significati potenzialmente infiniti.
La bravura dell’incastro, Presagio di magia, La manipolazione dello splendore, Il pretesto per disfare
Sono solo alcune delle frasi, esclusive, predisposte e organizzate sulle pareti della galleria da Teresa Gargiulo per le sue opere; pensieri che l’artista raccoglie nell’ambito della sua quotidianità, partendo però dal presupposto che le parole sono polisemiche, per cui ognuno può sfumarne il significato a seconda delle proprie esigenze.
Ma com’è iniziata la ricerca artistica di Teresa Gargiulo sulla lingua? Lo abbiamo chiesto direttamente all’artista presente all’inaugurazione.
“La lingua entra nella mia pratica tardi rispetto a quando ho cominciato con i primissimi esperimenti all’Accademia di Belle Arti di Napoli, quando frequentavo “Pittura”, esperimenti più legati quindi al colore, a come il colore si poteva disporre nello spazio compositivo che fosse una carta o una tela. La prima incursione della parola nel mio lavoro risale al 2018 all’ultimo anno del triennio in Accademia con una serie di collages con delle veline bianche su cui avevo scritto delle parole con la macchina da scrivere e poi da lì mi sono chiesta “Perché la parola non può diventare un elemento compositivo come il colore lo è di un quadro?” e da lì non mi sono più fermata. La parola è diventata l’elemento principale della mia indagine. Questo materiale malleabile che è la lingua mi affascina molto perché si piega alle tecniche principali dell’arte quali il disegno o la stampa”
Notiamo che la tua pratica si fonda però anche sul gioco linguistico.
“Sì, il gioco mi serve per smuovere la realtà perché seppur strutturato su regole ben precise ha un esito sempre incerto che ti permette di ridefinire via via l’insieme dei significati”.
Tra le centodieci tessere del tuo mosaico c’è un’edizione molto originale dei tarocchi.
“Si tratta di una nuova edizione dei tarocchi realizzata esclusivamente per la mostra: 78 carte, di cui 56 arcani minori e 22 arcani maggiori, scomposti in parti variabili del discorso; ma arcani particolari, costituiti da parole: arcani minori rappresentati da 14 aggettivi, 14 avverbi, 14 nomi comuni, 14 verbi e arcani maggiori da 22 nomi astratti.
Il fatto di avere un sistema come quello dei tarocchi in cui la componente visiva è molto forte mi ha permesso di reinterpretarlo con questa nuova versione affidata alla lingua”.
Teresa Gargiulo, e cosa trovi di interessante di questo particolare sistema?
“Mi interessa il cortocircuito che si crea nel momento in cui il fruitore legge i tarocchi. La lettura anche a scopo divinatorio è comunque affidata a una persona che sa leggerli ma che comunque deve veicolare le immagini con determinate parole e quelle parole sono sempre determinate sia dalla stesa delle carte in quel preciso momento, sia da tutte quelle parole pregresse che il soggetto ha assunto per riuscire a leggere e a interpretare quelle carte, sia da quell’elenco di significati e possibili significazioni che scaturiscono quando si accosta una carta a un’altra carta. Alla fine di questo continuo mischiare le carte la risultante di ciascuna stesa sarà poi una poesia visiva che sarà unica per ciascun giocatore perché composta esclusivamente per la persona per cui è realizzata in quel momento”.
Mi sembra di capire che il gioco sia alla base del titolo di questa mostra “Centodieci tessere per un mosaico potenzialmente infinito”.
“Esattamente, il gioco ritorna anche nell’altra sala, perché tutta la composizione delle carte è stata costruita in modo da farla sembrare quasi una tavola da scarabeo, per cui ciascun disegno può essere interpretato come una tesserina che insieme alle altre va a formare ora una parola ora un testo, una frase di senso compiuto. L’idea base che rimanda anche al titolo della mostra è che avendo tutte queste tessere a disposizione ciascuno possa comporre il proprio mosaico personale e che con un corpus limitato di 110 tessere si vadano a formare mischiandolo infinite e diverse soluzioni”.
Grazie della tua disponibilità Teresa, molto affascinante e originale il tuo processo artistico.
Subito dopo l’intervista, l’artista come da programma ha eseguito insieme ai visitatori intervenuti alla mostra una performance conclusiva che ha avuto come oggetto proprio la lettura dei tarocchi realizzati per l’occasione.
La performance che svela le regole del gioco
L’artista mischia il mazzo, dispone la stesa in un certo modo sul tavolo e pone una domanda a chi ha dinanzi a sé, una domanda che essendo diversa per ciascun giocatore influenza l’uscita della poesia: diversi i modi di smazzare le carte, diverse le domande, diverse le risultanti.
La lettura delle carte stese procede da sinistra a destra, dall’alto in basso, proprio come in un qualsiasi testo scritto appartenente alla nostra lingua, andando a comporre, proprio come delle tessere di un mosaico, una poesia visiva, capace di creare in modo unico e soggettivo nella mente del giocatore una serie di immagini, di oggetti, di fatti impalpabili che acquisteranno corpo solo grazie alla stampa e il tramite dell’artista che pronuncerà la parola in quel momento preciso.
Noi di Eroica Fenice siamo stati felici di aver potuto incontrare Teresa Gargiulo e conoscere l’originale progetto artistico di un’artista campana che, già vincitrice di un premio importante come il JaguArt 2020 dedicato ai giovani talenti, di sicuro con la sua arte farà parlare ancora di sé.
Fonte: Immagine in evidenza Galleria Tiziana Di Caro (Teresa Gargiulo, “Centodieci tessere per un mosaico potenzialmente infinito”, Performance, 2023); altre foto (Archivio personale – Martina Coppola)