Il 6 luglio il Museo Madre ha aperto le porte all’arte di Kazuko Miyamoto, artista giapponese (Tokyo, 1942. Vive e lavora a New York). La personale, curata dalla neo direttrice del museo Eva Fabbris, è la prima ricognizione storiografica dedicata all’artista da un’istituzione pubblica europea.
Il percorso espositivo si sviluppa in nove sale al secondo piano e altrettante al terzo piano di palazzo Donnaregina. Presenza costante della mostra sono le string constructions, le opere più celebri di Kazuko Miyamoto: costruzioni di spago che traducono in materiali poveri le idee proposte dal Minimalismo, movimento artistico statunitense caratterizzato da forme geometriche semplici. Partendo da semplici opere bidimensionali, le sue creazioni hanno assunto nel tempo forme geometriche sempre più complesse, costituite da centinaia e migliaia di fili attaccati a chiodi incastonati su muri e pavimenti, creando un incredibile gioco di movimenti a seconda di come ci si interagisce con lo sguardo e con il corpo. Impressionante il lavoro che c’è dietro, se si considera anche il carattere effimero delle opere di Miyamoto, che, non essendo “trasportabili” vengono riprodotte e ricostruite ogni volta nei diversi spazi espositivi, su precise indicazioni dell’artista.
Dalle prime stanze dedicate agli anni Settanta, si giunge poi al secondo piano, dove, seguendo il cambiamento di Kazuko Miyamoto degli inizi degli anni Ottanta, le opere assumono forme più organiche. Cambiano anche i materiali: legno, carta, corde. Le opere del terzo piano, infine, mettono a confronto le string construction degli anni Settanta con le installazioni e le performance degli anni Duemila. Emerge la volontà dell’artista di recuperare, attraverso immagini ed elementi, le tradizioni della sua terra, il Giappone.
Oltre 100 opere, foto e oggetti d’archivio per ricostruire l’affascinante e poliedrica personalità artistica di Kazuko Miyamoto, femminista e alla costante ricerca di connessioni. Particolare la disposizione sulle finestre di fotografie d’archivio che, oltre a riprodurre suoi ritratti, la immortalano durante la realizzazione di opere nel suo studio e nelle performance in giro per il mondo. Foto d’epoca sono, inoltre, proiettate in forma diapositiva in una sala, appese ed esposte in vetrine. Fanno parte della mostra anche numerosi disegni dell’artista in cui tornano oggetti ricorrenti e fortemente simbolici, quali corde, ombrelli, kimoni.
La serata inaugurale, che ha registrato un’intensa partecipazione, si è conclusa con una performance dell’artista Hatis Noit, musicista giapponese che, come Kazuko Miyamoto, combina le proprie radici a una cultura multietnica globale. Per l’occasione, la musicista ha indossato un’opera creata per lei da Maurizio Anzeri, realizzata con cotone, capelli umani e sintetici. Ipnotizzante il suo canto universale, capace di sedurre e commuovere senza parole. Ipnotizzanti i movimenti del suo corpo.
La mostra di Kazuko Miyamoto resterà visitabile fino al 9 ottobre 2023. Assolutamente consigliata!
Fonte immagine in evidenza: Museo Madre