Le Gemme Farnese, una delle raccolte glittiche più prestigiose d’Italia, tornano a splendere in tutta la loro bellezza al MANN.
Dopo i lavori di rinnovamento, eseguiti nell’ambito del Progetto PON Cultura e Sviluppo 2014-2020 “Valorizzazione del Medagliere“, la ricca e preziosa collezione delle Gemme Farnese è stata riaperta al pubblico venerdì, 6 settembre, alla presenza del Direttore Generale dei Musei del Ministero della Cultura, professore Massimo Osanna.
«Si riparte a settembre con un’attenta operazione di valorizzazione delle collezioni museali. Tra queste, le Gemme Farnese presentano sia un notevole interesse antiquario, sia un eccezionale pregio artistico. Si lavora anche per restituire ai visitatori, entro dicembre, la sezione della numismatica, che comprenderà uno spazio dedicato alle oreficerie antiche conservate al Museo» – ha commentato il Direttore.
Le Gemme Farnese: tra le più illustri collezioni storiche italiane di glittica
Creatasi a Parma alla metà del XVII secolo, la raccolta comprendeva gemme provenienti da altre collezioni di altissimo pregio artistico appartenute a personaggi storici illustri quali il pontefice veneziano Paolo II Barbo, Lorenzo il Magnifico, i cardinali Ranuccio e Alessandro Farnese e il loro bibliotecario Fulvio Orsini.
Ereditate da Carlo III di Borbone, le Gemme Farnese furono portate a Napoli nel 1736. In un primo momento la collezione venne trasferita a Capodimonte, successivamente, nel 1817, con il rientro a Napoli di Ferdinando IV di Borbone, essa fu riportata dal re da Palermo a Napoli per essere collocata definitivamente al MANN (ex Real Museo Borbonico).
La Tazza Farnese: l’oggetto più notevole della collezione
La Tazza Farnese, il più grande cammeo dell’antichità pervenuto finora, rappresenta sicuramente l’oggetto più prezioso fra le Gemme Farnese. Ambita e posseduta da sovrani quali Federico II di Svevia, Alfonso d’Aragona, la tazza è precisamente un phiale di epoca alessandrina, databile tra la fine del II e il I secolo a.C.: una splendida coppa per libagioni rituali in agata sardonica di colore nero-giallastro, incisa magistralmente su entrambi i lati, raffigurante sul lato esterno una grande testa apotropaica di Gorgone; e su quello interno, intagliata su uno strato d’avorio, un’ elegante ed enigmatica scena allegorica, oggetto nel tempo di diverse interpretazioni da parte degli studiosi.
Il fil rouge del riallestimento delle sale delle Gemme Farnese
Come ha spiegato il Professore Osanna, pur lasciando inalterato l’allestimento curato nel 1995 dal professore Carlo Gasparri, l’obiettivo principale del restyling è stato quello di promuovere e valorizzare gli splendidi 492 esemplari. A tale scopo si è lavorato sia sugli apparati didattici (pannelli informativi corredati di immagini e didascalie ora bilingue) e sia sulle teche, ravvivate da nuovi corpi illuminanti a risparmio energetico e da ingrandimenti fotografici esemplificativi, che permettono di ammirare la cura dei dettagli delle gemme, la finezza dell’esecuzione che le rendono delle vere e proprie sculture in miniatura.
Le Gemme Farnese: una raccolta di oggetti unici
All’evento inaugurale era presente anche la curatrice scientifica, Floriana Miele, alla quale abbiamo chiesto di mostrarci tra le Gemme Farnese quelle che secondo la sua opinione, oltre la splendida Tazza, meriterebbero una maggiore attenzione del visitatore.
«Una domanda a cui è difficile rispondere – ha dichiarato Miele – sono tutti splendidi esemplari. Abbiamo tutta la ritrattistica con i busti degli imperatori, dei filosofi; abbiamo Zeus in lotta con i Giganti (55), un’eccezionale gigantomachia in agata onice, firmata da Athenion; i cammei in agata sardonica come l’ Infanzia di Dioniso (25), attribuita a Protarchos, e il Centauro (52) con l’originale e raro fondo bianco, entrambi con iscrizione LAV.R.MED, iniziale di Lorenzo de’ Medici; la corniola con il trionfo di Apollo sul sileno Marsia, identificata tradizionalmente con il sigillo di Nerone e tantissimi altri capolavori».
Fonte immagini: In evidenza (ufficio stampa); altre foto (archivio personale).