Maria Adele Del Vecchio, alla Galleria Tiziana Di Caro

Maria Adele DEl Vecchio alla Galleria Tiziana Di Caro

Sentinella, a che punto è la notte? Questo è il titolo della nuova mostra di Maria Adele Del Vecchio alla Galleria Tiziana Di Caro.

Dopo il successo delle precedenti  mostre “Within, rather than above” nel 2015 e “Personne” nel 2019, dal 18 febbraio al 15 aprile, la Galleria Tiziana Di Caro ospita la terza mostra personale di Maria Adele Del Vecchio nei propri spazi a Piazzetta del Nilo, 7, nel cuore del centro storico di Napoli.

Brevi cenni sull’artista

Maria Adele Del Vecchio (Caserta, IT, 1976) è un’artista visiva, storyteller, curatrice, attivista. Si forma in una famiglia di artisti, e rivela sin da adolescente un grande interesse per il cinema, per la letteratura e per la poesia che avranno grande influenza sulla sua ricerca.

La pratica artistica di Maria Adele del Vecchio, include l’utilizzo di diversi media, fra cui, installazione, scultura, fotografia, video e scrittura. Il lavoro si caratterizza per una produzione composita: i temi che tratta vanno dalla politica alla letteratura, dalla storia alla filosofia. Questa eterogeneità è, allo stesso tempo, contraddetta da un eterno ritorno dei motivi e dei concetti che, pur ripresentandosi di volta in volta sotto forma di frammenti diversificati, creano un discorso infine unitario. 

Sentinella, a che punto è la notte?

Il titolo scelto da Maria Adele Del Vecchio per la sua terza personale si ispira ad una citazione, valorizzata esteticamente con un filo di neon  su una parete di una delle sale espositive della galleria; una citazione che diverse volte è stata presa in prestito nel corso dei secoli, perfino dal grande cantautore Francesco Guccini,  ma che compare per la prima volta nella Bibbia, tra le pagine attribuite al profeta Isaia. Tante sono le interpretazioni che vengono date a questa bellissima proposizione che lascia attoniti rispetto al suo senso più profondo e forse proprio per questo ha dato motivo a molti di farla propria.

All’inaugurazione della mostra, ringraziandola della sua diponibilità,  abbiamo chiesto all’artista dei chiarimenti rispetto al suo nuovo progetto.

L’intervista

Maria Adele, immagino dal titolo che hai scelto per la tua mostra, che il tuo progetto si basi principalmente sul sentimento legato alla notte.  Che significato ha per te la notte? 

La notte per me non ha una connotazione negativa in quanto la penso come un momento in cui, pur nell’oscurità, tu puoi vedere le stelle e sentirti parte di un cosmo, di un universo; inoltre l’alternarsi del giorno e della notte ha il valore di confermare l’esistenza dei cicli della natura, del cambiamento, anche se non so dirti ora a che punto è la notte, ovvero esattamente quando essa finisca e quando inizi il giorno; di sicuro elementi dell’uno e dell’altro risiedono in noi in ogni momento.

In mostra vi è un collage su specchio dove si insinua un paesaggio, ce lo vuoi spiegare meglio?

È da un po’ di tempo che lavoro con gli specchi dai quali gratto l’argento sul retro per restituire loro la trasparenza, è un modo per guardare oltre lo specchio. Su questo ho poi inserito dal retro, come ti dicevo, precedentemente grattato, all’altezza dello sguardo dello spettatore, l’immagine di un paesaggio. Questa scelta è stata determinata dalla voglia di indagare la mia identità, di percepirmi in modo diverso, di liberarmi da una visione egoica, egocentrica  e al contempo di lasciarmi commuovere nell’individuare il mio volto come paesaggio.

Anche in questo paesaggio di quest’opera non è chiaro se la notte stia per iniziare o stia per finire, è un tempo sospeso che lascia spazio all’immaginazione, alla riflessione. Tu, come ti immagini il futuro? 

Se vuoi una risposta in senso politico, il futuro non posso che immaginarlo distopico. Visto la struttura socio-economica del nostro sistema capitalistico non riesco a immaginare purtroppo né una soluzione possibile a tutti mali che affliggono il nostro mondo contemporaneo né una nuova futura epoca così come annunciata da Nietzsche in “Così parlò Zarathustra”.

Nella serie di fotografie intitolata Untitled (Nosferatu) compaiono ninnoli, statuine, tazzine, bomboniere… Cosa vuoi raccontarci attraverso questi oggetti?

Con queste fotografie ho soddisfatto il mio desiderio di essere anche un’artista narrativa. Ad un certo punto del mio percorso artistico, ho sentito la necessità non solo di filosofeggiare (tipico degli artisti contemporanei) ma anche di portare nel mio lavoro delle emozioni, di creare uno spazio intimo, poetico e  sentimentale. In queste foto ci sono gli oggetti che ho trovato a casa di mia madre e che ho fotografato così come si presentavano a prima vista, alcuni sistemati sulle mensole di una vetrina; oggetti che mi ricordano mio padre, come alcune sue sculture (mio padre era un artista), ma che mi ricordano anche mia madre e la cura che aveva nel riporre in ordine tutti questi oggetti, nel conservarli, nel custodirli. Immagini di un modo di sistemare la casa, che  apparteneva a mia madre e alle donne di un tempo, forse oramai superato, soprattutto per femministe come me, ma che appartenendo ad una memoria collettiva, è chiaramente condivisibile, riconoscibile da molti. 

Noi di Eroica Fenice abbiamo apprezzato la mostra di quest’artista che con le sue opere, nel rivelarci parte della sua vita intima e privata, è capace di coinvolgere emotivamente lo spettatore facendogli provare quella nostalgia, che inizia ad assalire chiunque da un certo punto in poi nella vita, ha la sensazione di perdere qualcosa del passato e cominciando a provare timore per un futuro sempre più incerto. 

Per info Galleria Tiziana Di Caro 

Fonte Immagine: Courtesy of Galleria Tiziana Di Caro, Untitled (Nosferatu) 2023,  c-print on d-bond, cm 40 x 60 di Maria Adele Del Vecchio

 

A proposito di Martina Coppola

Appassionata fin da piccola di arte e cultura; le ritiene tuttora essenziali per la sua formazione personale e professionale, oltre che l'unica strada percorribile per salvare la società dall'individualismo e dall'omologazione.

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