Nando Dalla Chiesa presenta La legalità è un sentimento a Ricomincio dai libri

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Nando Dalla Chiesa presenta La Legalità è un sentimento a Ricomincio dai libri 2023 negli spazi dell’Archivio Storico di Napoli.

Domenica, 24 settembre, il professore Nando Dalla Chiesa ha presentato  il suo libro La legalità è un sentimento. Manuale controcorrente di educazione civica, edito da Bompiani nel 2023, dialogando con Conchita Sannino e Roberto Malfatti nella sala Riccardo Filangieri,  tra le più suggestive dell’Archivio Storico di Napoli in occasione della Fiera itinerante del libro Ricomincio dai libri – 2023, giunta già alla IX edizione. Nona edizione con cui il direttore artistico Lorenzo Marone ha voluto rendere omaggio, a cento anni dalla sua nascita, a Italo Calvino, il grande scrittore italiano ricordato dallo stesso Nando Dalla Chiesa tra le figure sorprendenti e  “disobbedienti” che si incontrano leggendo il suo libro: da Pasolini a Erri De Luca, da Basaglia a don Milani, a Gramsci, a Danilo Dolci, a Primo Levi, e poi indietro fino a Leopardi e a Pericle. Tutte figure che non sono quelle che si potrebbero definire iconiche della lotta alla mafia, ma che per il loro stile di vita, per il loro modo di pensare e di agire sono certamente dei validi esempi per le future generazioni e capaci di infondere  anche nei cuori “più duri” lo spirito di legalità.

La legalità è un sentimento: un libro per riflettere su come affrontare oggi il tema dell’educazione alla legalità 

«È il libro più pensato della mia vita – spiega Nando Dalla Chiesa introducendo il suo libro – in cui ho inserito tantissimi episodi, persone, libri che hanno contribuito a formarmi e nato per rispondere soprattutto a una domanda, una domanda alla quale cerco di rispondere da una vita, ovvero, al perché un paese come l’Italia, nonostante abbia alle spalle quarant’anni di educazione alla legalità, è ancora così infastidito dalla legalità, al come mai una parte della società ancora addirittura la rifiuta. La nostra società non è certo uguale a quarant’anni fa, però ha progredito molto lentamente e in certi aspetti è peggiorata».

Nando Dalla Chiesa parla di quando è stata introdotta nelle scuole l’educazione alla legalità.

«L’educazione alla legalità nelle scuole – continua l’autore – e più precisamente l’insegnamento a una cultura antimafiosa nasce con una legge della Regione Sicilia, promulgata nel 1980, subito dopo l’assassinio del suo presidente, Piersanti Mattarella, fratello del nostro Presidente della Repubblica. In quell’occasione il sistema politico ebbe paura di affrontare il senso di quello che era accaduto, si ritrasse intimidito, anche se consapevole, e abdicò le proprie funzioni gettando questa responsabilità sulle spalle delle future generazioni».

Per Nando Dalla Chiesa la legge 51/80  è stata utile a promuovere un’educazione antimafiosa nelle scuole, ma non del tutto.

«Oggi grazie a quella legge si può parlare di mafia nelle scuole – spiega il professore Dalla Chiesa – prima non se ne poteva parlare: era considerato una strumentalizzazione politica. Adesso l’insegnamento a una cultura antimafiosa è istituzionalmente approvato».

Ma allora perché l’educazione alla legalità in questi quarant’anni non ha portato ai risultati attesi?

«Nonostante l’impegno in questo esercizio di decine e decine di migliaia di insegnanti – chiarisce il professore – c’è stata un’incapacità delle famiglie di allearsi con la scuola in quest’ attività e in più un’interferenza formidabile dei media che ha sollecitato l’interesse dei giovani in direzione opposta».

La legalità è un sentimento: una straordinaria fotografia dell’Italia che si impegna.

«Una straordinaria fotografia dell’Italia che si impegna – così viene definito il manuale di educazione civica di Nando Dalla Chiesa dalla moderatrice Conchita Sannino, che continua – nonostante alcune derive, nonostante il pessimismo fondato e nonostante quell’ ottimismo che talvolta è caricato e non incarnato nella realtà di tanta pubblica amministrazione o di tanta scuola, questo manuale è la fotografia di quel paese che a piccoli pezzi, facendo rete, riesce non solo a dare un grande esempio, ma a formare, a contagiare quel sentimento della legalità a una gran parte dei nostri cittadini».

Entrando nel vivo del discorso e della questione, la giornalista Conchita Sannino spiega il perché per il professore Nando Dalla Chiesa la legalità è un sentimento:

«Secondo Nando Dalla Chiesa la legalità non si può insegnare solo attraverso la pedissequa osservanza delle regole, perché la legalità è il frutto di un modo di stare al mondo e di sentire e soprattutto di sentirsi in comunione con gli altri e lui lo racconta con una sensibilità speciale, facendo tanti esempi e storie belle del paese di cui tanti non hanno memoria».

Ma a quale sentimento si riferisce Nando Dalla Chiesa quando parla di legalità?

«Da studioso delle istituzioni per Dalla Chiesa, docente e formatore – continua Sannino –  è il rispetto, quel sentimento che  è alla base della legalità e  della Costituzione. Il rispetto è quel sentimento che respiri non solo perché a scuola ti danno delle indicazioni, ma perché nella tua famiglia, nel tuo vicinato, nelle giornate che attraversi, tutto questo tu riesci a respirarlo».

Conchita Sannino, riprendendo il riferimento di Dalla Chiesa all’influenza dei media nell’educazione delle giovani generazioni, chiede al professore, in modo provocatorio, che cosa pensa dei social.

«I social sono la spugna del peggio della società, ma il peggio esiste – risponde Dalla Chiesa – Non è che i social costruiscono questi modi di pensare, di dire, che si ricevono e trasmettono al riparo dell’anonimato. Io spesso invito i giovani a dare meno importanza a quello che passa sui social. Noi dobbiamo intervenire prima, su quello che viene prodotto prima di confluire o rilanciato nei social. In che modo? Attraverso molto amore. la legalità è un sentimento e si alimenta di sentimenti. I risultati migliori si ottengono dalla capacità di comunicare sentimenti positivi che sono in grado di rompere qualsiasi barriera». 

Nando Dalla Chiesa cita come esempio il coraggio delle madri dei desaparecidos.

«Non c’era uno Stato che volesse indagare su cosa accadeva in Argentina, anzi. Quando ci sono stati i campionati mondiali del ‘78 facevano tutti finta di non vedere e intanto buttavano giù migliaia di giovani ancora vivi dagli sportelli degli aerei. E chi è intervenuto? Sono state le madri che con i coperchi sono andate a far baccano davanti ai luoghi del potere incuranti del fatto che potessero essere uccise anche loro».

«Non si può costruire lo spirito di legalità proponendo una certa quantità di regole, a volte perché le regole sono anche ingiuste – afferma il professore Dalla Chiesa – Altre volte questo spirito nasce senza che nessuno ne possa normare le forme d’espressione, non possiamo normare l’universo dei comportamenti possibili delle persone. Siamo noi che dobbiamo saperci orientare dentro i fatti della vita con uno spirito di legalità che non è prescritto da nessun Codice».

Roberto Malfatti interviene nel dialogo facendo una domanda in merito all’ultimo capitolo del libro che Nando Dalla Chiesa dedica alla Memoria: «Io lavoro molto nelle scuole e constato che con i ragazzi si lavora sempre meno sulla memoria, soprattutto al Sud, dove ce ne sarebbe invece un gran bisogno. Non crede che ci potrebbe essere una correlazione con quanto  in questo momento storico sta attraversando la città di Napoli?»

«Io credo che ci sia un problema del ruolo del racconto nella nostra società – risponde Nando Dalla Chiesa –  perché le società si sono costruite attraverso i racconti dei grandi poemi, che non erano scritti e che hanno fatto la storia delle civiltà. Sarà che ho una certa età, ma sento sempre di più l’esigenza a lezione di consegnare ai miei studenti cose che ho vissuto in prima persona e che nessun’altro gli potrà dire. Il racconto è la spina dorsale della storia. Se c’è il racconto sei attrezzato ad attraversare il futuro. È una responsabilità che abbiamo, che può essere esercitata in relazione alla padronanza che hai del linguaggio ovviamente, perché se il tuo linguaggio è piatto, tu non puoi raccontare! E sempre più spesso abbiamo dei laureati che la lingua italiana non la conoscono!».

L’interessante dialogo si conclude con un’ultima domanda con cui Conchita Sannino chiede al professore chi siano stati i suoi maestri di vita.

«Oltre ovviamente ai miei familiari, su di me ha influito moltissimo Primo Levi, ma non per Se questo è un uomoma per I sommersi e i salvati, perché lessi quel libro mentre era in corso il maxi processo di Palermo e rimasi colpito dal fatto che esistesse quella zona grigia delle persone, che un po’ stanno con i loro aguzzini e un po’ stanno con le vittime dei loro aguzzini e non si decidono. Quella lettura mi fece pensare molto. Ero convinto che le persone che non avevano a che fare con la mafia di per sé si sarebbero schierate contro la mafia, ma poi mi resi conto che non era così e anche con una certa amarezza. Un altro grande maestro è stato Kundera per la sua capacità di trasformare in eroico ciò che è antieroico e viceversa e Václav Havel per Il potere dei senza potere che mi ha insegnato che perfino un ortolano può fare la lotta al regime comunista; ma anche i miei allievi, l’idea che la legalità è un sentimento è stata dei miei studenti, non è mia. Un professore deve sapere ascoltare quello che dicono i suoi allievi, io ho cercato di essere una spugna del bello che ho incontrato».

Un dialogo intenso, emozionante quello con Nando Dalla Chiesa, un grande uomo dalla sensibilità e intelligenza rara che ci fa riflettere su quanta strada ancora c’è da percorrere per costruire una società più giusta e civile; un appassionato saggio che è una testimonianza preziosa di ciò che è stato e da cui si possono trarre altrettanti preziosi insegnamenti, perché educare alla legalità è possibile anche attraverso la poesia, la letteratura, il teatro, la storia ed esempi di disobbedienza civile. Le regole da sole non bastano.

Fonte immagini: Archivio personale

A proposito di Martina Coppola

Appassionata fin da piccola di arte e cultura; le ritiene tuttora essenziali per la sua formazione personale e professionale, oltre che l'unica strada percorribile per salvare la società dall'individualismo e dall'omologazione.

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