Sabato 8 marzo si è tenuto al Gran Hotel Parker’s la prima giornata del vernissage personale del maestro Domenico Sepe “Parthenope Syreni” che avrà luogo fino al 19 settembre 2025. Non é stata un caso la tenuta di questo evento in occasione della Giornata internazionale della donna, poiché come verrà detto durante la presentazione dall’artista stesso, «Napoli é donna, perché nasce da una donna».
A dare inizio all’esperienza, sono state le parole di Giovanni Torre Avallone, ambasciatore della proprietá Parker’s, Il quale discorso ha cercato di dipingere la struttura come un luogo di lusso intriso di storia, un rifugio accogliente per chiunque vi faccia tappa. In effetti l’edificio, di indubbio fascino, si presta perfettamente nel cingere l’intera collezione di opere in un gorgo di eleganza che trasporta lo spettatore in una dimensione emotiva capace di mutare insieme alle opere.
L’evento si è tenuto nella Sala degli specchi, la quale da l’impressione a chi ci entra di esserne parte integrante. È inevitabile per lo spettatore sentirsi parte attiva durante il viaggio verso la mistica creazione di Napoli. La Parthenope di Domenico Sepe si presenta come una figura ibrida, capace di fondere il mondo abissale con quello dei cieli e durante tutta la mostra, la creatura modifica la sua forma raccontando una storia ricca di enfasi.
Le opere che si fondono con il mito
L’artista Sepe ha dato vita ad una serie di opere realizzate in una varietà di materiali, tra cui argilla, bronzo ed alluminio. Domenico Sepe é un artista figurativo di immenso talento, noto per la sua abilità nel creare scenari straordinari, i quali evocano emozioni profonde e storie intrise di simbolismo. La mostra “Parthenope Syreni” ha saputo rendere omaggio alla figura mitologica della sirena Parthenope, simbolo indiscutibile della cittá di Napoli.
Parthenope é una delle sirene più celebri della mitologia greca, spesso descritta come una creatura incantevole dal candido volto, la cui bellezza irresistibile rappresenta il fascino e l’impetuosità del mare. Si narra che successivamente alle delusione per non essere riuscita a sedurre Ulisse, si lasció morire. Il corpo dell’incantevole creatura fu trascinato dalle onde sull’isolotto di Megaride, dove fu sepolto. Il luogo in cui giacciono le spoglie della povera Parthenope divenne il cuore pulsante della città di Napoli, punto d’incontro tra natura, mitologia e storia che ancora caratterizzano la città. Le sculture di Sepe, attraverso la loro potenza espressiva, sembrano incarnare l’essenza di questa leggenda, trasformando il mito di Parthenope in un linguaggio visivo capace di parlare al presente.
Il percorso dall’inizio alla fine della mostra
Tutte le opere realizzate per la mostra “Parthenope Syreni” di Domenico Sepe, sono realizzata attraverso la tecnica a cera persa e sono disposte all’interno della Sala degli specchi con l’intento di creare un itinerario preciso che ordina l’esperienza in modo da renderla coinvolgente per chi osserva.
Questa inizia dall’argilla, la quale rappresenta la caducità, la fase meno durevole della realizzazione. I tre bozzetti rappresentano infatti una dimensione in cui Parthenope non si stanzia, ma realizza il primo passo nell’evoluzione in qualcosa di persistente.
Successivamente si ha la possibilità di ammirare la sirena che si accinge a perdere le ali e di conseguenza a lasciare i cieli con lo scopo di inabissarsi, creando l’anello di congiunzione tra i due mondi. In questo caso il soggetto è modellato in alluminio, che ne sottolinea la freschezza e l’elasticità.
Tra una scultura e l’altra si ha la possibilità di osservare il lato più vulnerabile del processo creativo, l’ispirazione: i bozzetti su carta.
Si giunge poi al bronzo, che esprime stabilità, questo materiale viene inaugurato da una delle opere più suggestive della mostra. Questa ritrae una Parthenope ormai quasi esanime, che si lascia coprire il volto dai capelli come se non si sforzasse più neanche di guardare il cielo che la avvolge. L’artista si sofferma su quest’opera con lo scopo di enfatizzarne il parallelismo con la realtà e con una Napoli congelata, esausta e morente.
La mostra termina con un’opera commovente che il maestro Sepe intitola “Vacua Omnia” e che rappresenta un periodo di particolare dolore per l’artista e con esso, la fine della vita terrena per entrare in una dimensione spirituale.
L’intero vernissage è dominato da un’enorme sirena che veglia sulla sala realizzata in polietanolo e resina, trattati in modo da sembrare pietra.
“Parthenope Syreni” di Domenico Sepe, considerazioni finali
In conclusione, l’intera mostra costituisce un vero e proprio risveglio spirituale, rendendo chi guarda consapevole di una vicenda emozionante. Di conseguenza vale sicuramente la pena di spendere del tempo in compagnia di tale bellezza .
Fonte immagine: Ufficio stampa