Picasso e l’antico, la mostra a Napoli
Dal 5 aprile al 27 agosto 2023 va in scena al MANN “Picasso e l’antico”, unica mostra italiana annoverata nel programma internazionale di celebrazioni a cinquant’anni dalla morte dell’artista catalano.
C’è grande interesse per Pablo Picasso, artista a tutto tondo autore di Guernica, il gran quadro-critica dipinto nel giro di due mesi nel 1937 e ancora oggi, complici i venti minacciosi di guerra, così attuale e contemporaneo. Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il MANN, si fa portavoce di questo interesse e mette in scena una mostra elegante che, oltre al momento sempre presente che distingue l’arte di Picasso, fa luce sull’apporto “antico” che pur la caratterizza.
Vent’anni prima di Guernica, ovvero nel 1917, Picasso ha trentasei anni e vive a Parigi, dove l’anno prima ha stretto amicizia con Jean Cocteau. Il poeta francese è in balia della progettazione dei sipari e costumi di scena di “Parade”, un balletto da lui ideato accompagnato dalle musiche di Satie, per ultimare il quale propone all’amico spagnolo un viaggio in Italia.
I due artisti arrivano a Roma nel febbraio 1917. Picasso si ferma nella città eterna accompagnato da Olga Kochlova, étoile dei Ballets Russes e sua prima moglie, mentre Cocteau prosegue verso sud e arriva a Napoli. All’invito di Cocteau a raggiungerlo nella città partenopea, Picasso risponde: “Sto bene a Roma, e poi c’è il papa”. Lo scenografo francese incalza allora l’artista spagnolo con un appunto che resterà nella storia: “Sì, è vero, a Roma c’è il papa, ma a Napoli c’è Dio”.
PICASSO E L’ANTICO: mostra a Napoli e la conferenza-stampa
Il gustoso aneddoto viene ricordato da S. E. Christian Masset, ambasciatore francese in Italia, anch’egli in visita da Roma per presenziare alla conferenza-stampa organizzata nell’auditorium del MANN per presentare la mostra “Picasso e l’antico”, visitabile dal 5 aprile al 27 agosto 2023. Una mostra sofisticata, di gran classe, che proprio grazie alla sede prescelta – il Museo Archeologico Nazionale di Napoli – riesce a ricostruire il legame tra ispirazione classica e arte contemporanea.
È questo il senso dell’intervento del direttore del MANN, Paolo Giulierini, seguito dal sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, il quale sottolinea quanto un museo, in particolare modo un museo “archeologico”, non debba limitarsi ad essere uno sterile contenitore del passato, quanto debba farsi catalizzatore degli interessi del presente, che a loro volta indicano le direzioni da prendere in futuro.
L’ambasciatore francese Christian Masset descrive il viaggio di Picasso a Napoli nel 1917 come un vero e proprio spartiacque per l’artista di Malaga: “C’è stato un prima e un dopo”, soffermandosi su quanto il soggiorno partenopeo abbia influito sulle opere di Picasso non solo cronologicamente vicine a quel viaggio, ma anche a lungo termine, tra le opere “future” che oggi formano motivi classici del genio-Picasso.
Il console spagnolo a Napoli, Carlos Maldonado Valcàrcel, pone l’accento sul clima e la cooperazione “internazionale” che animano la mostra “Picasso e l’antico” e l’intero progetto-Picasso, artista che racchiude in sé sia la Spagna, essendo nato a Malaga, che la Francia, essendosi formato a Parigi, ma che accoglie indissolubilmente anche l’Italia, essendo suo nonno e poi sua madre di origini italiane, provenendo dai dintorni di Genova. Dettaglio importante è che la conferenza-stampa si svolga in italiano, prescelta come lingua dell’arte. L’unica a tenere il suo discorso in francese è Cécile Debray, presidente del Musée national Picasso-Paris. La coordinatrice del comitato “Picasso Celebrazioni 1973-2023” si sofferma sulla dimensione europea dell’opera di Picasso, nonché sulla figura del Minotauro e i rimandi a cui il mito tuttora rinvia anche nel campo del femminismo.
Rosanna Cappelli, amministratrice delegata di Electa, editore del catalogo della mostra, cita un sintagma importante: “Conservare il futuro”. Quella che a prima vista sembra una contraddizione in termini diventa invece un imperativo per i musei di questi tempi. Musei che devono dunque non solo fermarsi a trasmettere un sapere sull’antico ma farsi promotori di funzioni nuove, al passo coi tempi, al fianco degli artisti.
Il curatore scientifico della mostra, prof. Clemente Marconi, è in collegamento da New York: racconta di aver scelto lui di dare il taglio delle visite effettive di Picasso a Napoli, visite poco documentate ma dall’impatto straordinario, un impatto conclamato in letteratura ma soltanto adesso – per la prima volta – tradotto in mostra. Il titolo di essa – Picasso e l’antico – ha un doppio significato, che include sia il dialogo tra le opere di Picasso e il Mann che l’incontro “spartiacque” tra Picasso e Napoli, un macrocosmo che in sé contiene la città, il Museo, Pompei. Laddove la visita a Pompei del 12 marzo 1917 viene ricordata in tutte le biografie e gli studi sull’artista, merito della mostra “Picasso e l’antico” è il far luce sulla seconda visita di Picasso a Napoli nel mese di aprile, quando ebbe modo di immergersi nella bellezza folgorante del Museo Nazionale (che allora includeva anche la Pinacoteca di Capodimonte).
Prosegue il discorso Laura Forte, responsabile ufficio mostre del MANN, secondo la quale “Picasso e l’antico” è sì una mostra sofisticata e raffinata, ma anche adatta a chi è meno avvezzo alla storia dell’arte. Chiude la conferenza-stampa il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, il quale descrive Napoli nei termini di una “città-mondo”, sia ai tempi di Picasso che al giorno d’oggi. Picasso viene richiamato con un riferimento preciso ai diversi stili che lo hanno contraddistinto: un tocco dedicato agli inizi, poi destrutturato nella sua forma, subito dopo la prima guerra mondiale. Guernica rappresenterà poi la rottura, lo strazio, la barbarie. Ma in quel 1917 Picasso non si ferma a Roma, raggiunge Cocteau a Napoli e torna a Parigi con vari libri illustrati e cartoline da Napoli e Pompei, da cui trarrà eterna ispirazione.
Sono quarantatré i lavori di Picasso messi a confronto con le sculture Farnese e i dipinti da Pompei nella mostra “Picasso e l’antico” allestita – non a caso – nelle sale della Collezione Farnese e suddivisa in due parti. La prima relativa ai soggiorni di Picasso a Napoli, delineando come si presentava il Museo al tempo della visita dell’artista di Malaga, e la seconda relativa al confronto tra le opere del Museo e i lavori di Pablo Picasso.
Da non perdere le 37 magnifiche tavole (su un totale di cento) che compongono la leggendaria Suite Vollard, prestito eccezionale dal British Museum di Londra. Si tratta di incisioni composte tra 1930 e 1937 nelle quali Picasso rappresenta, ad esempio, sé stesso con le fattezze dell’Ercole Farnese. Altro must-see della mostra il dipinto del 1920 “Donna seduta”, un olio su tela dove forse fece da modella Olga Picasso: uno sguardo di angosciosa contemplazione per la protagonista del quadro, un disagio palpabile, un dialogo ininterrotto con il sacrificio di Ifigenia da Pompei. Un’opera aperta che merita di esser vista e rivista, interrogata e reinterrogata. Odiata e amata.
Fonte Immagine: Ufficio-Stampa MANN.