Durante il Campania Teatro Festival 2022 R.A.C. (regist_ a confronto), la prima associazione di categoria per regist_ teatrali in Italia, dà il via a R.A.C.CORDI, workshop di formazione e confronto per attrici, attori e regist_ sul “Cerchio di gesso del Caucaso” di Bertolt Brecht, dal 27 Giugno al 3 Luglio 2022. R.A.C.CORDI è un percorso eterogeneo guidato da cinque regist_ che si differenziano per età, genere, provenienza, esperienze lavorative e formative svolte. Ogni regist_ conduce una giornata di laboratorio, nella quale entrare in azione secondo contenuti e linguaggi esplorati nel proprio percorso creativo. Oltre agli attori e alle attrici, al workshop partecipano anche regist_ in qualità di uditori e uditrici, al fine di stimolare un confronto concreto su linguaggi creativi e principi etici messi in atto nel proprio lavoro, favorire incontri e possibilità fra tutte le figure coinvolte e promuovere la figura di “Regista connettore” alla base dei principi etici di R.A.C. Il 2 Luglio, nella suggestiva Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco (via dei Tribunali, 39, Napoli) si giunge alla Tavola Rotonda conclusiva del workshop: Tavola Rotonda R.A.C.CORDI, coordinata dal giornalista e critico di teatro Stefano De Stefano, nella quale si alternano le testimonianze dirette di Matteo Spiazzi e Alessandra Giuntini, registi attivi in Ucraina e e Russia, Marina Rippa, compositrice di storie e immagini e coinvolta in “Quartieri di vita-Life infected with Social Theatre”; Ramzi Choukair, attore, regista e direttore artistico siriano rifugiato in Francia; Gabriela Carneiro da Cunha, attrice, regista e ricercatrice brasiliana, Giuseppe Miale di Mauro, autore, drammaturgo e regista stabile della compagnia Nest. L’incontro di oggi è un’appendice, che si propone come appendice di confronto costruttivo tra regist_. Seduto al centro tra gli ospiti presenti, Stefano De Stefano esordisce ringraziando tutti i partecipanti del workshop e presenta gli attori, le attrici e regist_ che partecipano a questo evento conclusivo. Parla della nascita di R.A.C, avvenuta un anno e mezzo fa, nel pieno dell’emergenza Covid, caratterizzata da un’attività di supporto a tutte le figure che danno vita al teatro. Infatti R.A.C nasce proprio come risposta ai disagi che colpiscono in maniera particolare questo settore, che in questi due anni subisce un duro colpo. Tutti i membri che fanno parte di R.A.C oppongono resistenza e perseveranza alle difficoltà che si presentano in questi anni, cercando di far sopravvivere il teatro. La strategia usata per uscire dall’isolamento di questo lungo periodo risiede nell’esigenza di superare la separazione che in questo settore avviene sia per invidie e rivalità, che anche per ciò che è accaduto con la pandemia. Un aspetto molto importante di R.A.C è quello di dare spazio e voce anche ad artisti molto giovani e la scelta di muoversi a tutto campo sul panorama nazionale e non solo. Non si riparte da un singolo luogo o individuo, ma da una collettività di interlocutori, che arricchisce straordinariamente tutti i progetti.
R.A.C.CORDI, storie e testimonianze
Nell’ambito di questo incontro si alternano le storie e le testimonianze di artisti italiani e non, che nonostante tante difficoltà lottano affinché il mondo del teatro sia sempre vivo e pulsante, si impegnano civilmente nelle battaglie che trovano sul loro cammino e cercano di educare il pubblico a trarre dai loro spettacoli tutti quei valori che sono fondamentali per una società sana, civile e responsabile. La prima testimonianza è quella di Giuseppe Miale di Mauro, autore, regista e drammaturgo napoletano. E’ uno dei soci fondatori del Nest Napoli est Teatro. E’ il regista stabile della compagnia Nest con la quale ha messo in scena diversi spettacoli. Parla appunto dell’esperienza di aver portato il teatro in una delle zone più problematiche di Napoli . Di come lui e i suoi colleghi sono stati accolti inizialmente dagli abitanti del quartiere, del confronto con il pubblico che si trasforma inevitabilmente in confronto con il territorio, delle difficoltà per mantenere un teatro e dar vita a spettacoli, dell’iniziale diffidenza delle persone che poi man mano si è trasformata in curiosità, fino ad arrivare ad appassionati che trascinano con loro altre persone agli spettacoli. Viene poi introdotta la storia di Alessandra Giuntini, nata in Italia e formatasi tra Firenze e Milano, consegue la laurea in Regia teatrale e Recitazione all’Accademia Teatrale di S.Pietroburgo. Dal 2013 realizza spettacoli e laboratori in Russia e nell’Europa dell’Est. Alessandra condivide le sue esperienze teatrali in Russia, le difficoltà dovute alle continue censure poste dal governo russo agli artisti, di come con la recitazione ha aiutato molti ragazzi orfani. Successivamente interviene Matteo Spiazzi regista e pedagogo teatrale, che ha lavorato in Austria, Bielorussia, Ecuador, Estonia, Italia, Lituania, Polonia, Russia, Slovenia, Ucraina dove è autore e regista di diversi spettacoli presenti nel repertorio di diversi teatri internazionali. Quando è scoppiata la guerra in Ucraina nel Febbraio 2022, lui si trovava proprio a Kiev, ed ha avuto la possibilità di vedere con i propri occhi l’orrore vissuto dalla popolazione ucraina, le bombe, le corse nei rifugi. Poco dopo è riuscito a tornare in Italia, anche se non vede l’ora che tutto finisca per potersi ricongiungere ai suoi colleghi che sono rimasti ancora lì. Racconta cosa significhi il teatro per l’Ucraina e i paesi dell’Est Europa, le diversità che esistono tra il modo di concepire, vivere e partecipare a teatro tra Ucraina e Italia. Ramzi Choukair, attore, regista e direttore artistico siriano rifugiato in Francia, parte delle peripezie che ha vissuto spostandosi di paese in paese per sfuggire alla ferocia della guerra, da Beirut, verso la Siria fino in Francia. Nel suo percorso cerca di trovare la sua identità attraverso gli altri, di dar voce alle storie delle persone che incontra. L’ultima testimonianza riguarda Gabriela Carneiro da Cuhna, che interviene nel confronto con un intervento a sfondo ecologico e ambientalista incentrato sulla sua terra natia, il Brasile. Per sette anni ha lavorato sul rapporto fra gli abitanti del fiume Xingu e la diga del Belo Monte, che ha totalmente rovesciato gli equilibri del territorio amazzonico. E di come in questo problema si sia posto il teatro per porre rimedio. Tiene particolarmente nel prestare attenzione a come i paesi più sottosviluppati, ma che offrono ricchezze ai paesi più sviluppati, vengano depredati sempre di più della loro cultura e della possibilità di fare cultura e arte, a causa di ingenti tagli alle spese attuate dai governi, e di come invece i paesi che sfruttano le risorse e distruggono gli ecosistemi che garantiscono il naturale e sano andamento del nostro pianeta, abbiano maggiori mezzi culturali a loro disposizione.