Tutto per una sporca stella: intervista a Gianpaolo Gentile e Daniele Bartoli | NiC

Tutto per una sporca stella

Tutto per una sporca stella è la storia di Wyatt e del suo percorso in un momento di profonda crisi emotiva. C’è una figura misteriosa che insegue il protagonista con cui lo stesso, attraverso l’incontro con altri personaggi, ad un certo punto si ritroverà faccia a faccia, potendo soddisfare una vendetta non cercata per via di un passato che viene a bussare alla porta. 

Il corto spaghetti western Tutto per una sporca stella farà parte della rassegna cinematografica NiC – Napoli in Cinema 2024. La distribuzione cinematografica indipendente NiC organizza la rassegna di film indipendenti “NiC – Napoli in Cinema” dal 2022. Si tratta di una realtà napoletana del gruppo Avamat che nasce nel 2019 e che attualmente conta nel suo organico più di 50 professionisti. Avamat, studio di produzione cinematografica indipendente, si caratterizza per il suo approccio “pop” puntando su storie originali e con un approccio all’avanguardia. 

Dal 2022, grazie alle collaborazioni con l’ABANA e UNISOB, vi è anche un ramo di produzione (Avamat School) rivolto agli artisti under 25 che vogliono realizzare la loro prima opera che offre l’opportunità a qualsiasi cineasta di mettersi in gioco sotto la supervisione di professionisti. Le opere prodotte da Avamat e quelle proposte dai cineasti esterni vengono poi distribuite nelle rassegne NiC rivolte esclusivamente al cinema indipendente. Per la rassegna NiC – Napoli in Cinema 2024 la programmazione prevede il coinvolgimento delle città di Napoli, Benevento e Avellino. 

Tutto per una sporca stella: intervista a Gianpaolo Gentile e Daniele Bartoli

Tutto per una sporca stella è uno spaghetti western della durata di 12 minuti, scritto (e interpretato) da Gianpaolo Gentile e con la regia di Daniele Bartoli, ai quali abbiamo avuto l’opportunità di porre qualche domanda.

Quali sono i pro e i contro di trattare un genere come lo spaghetti western oggi?

Io credo che i pro e i contro combaciano in questo caso, in quanto lo spaghetti western è un genere che ormai in Italia non va più di moda ma che quindi può sembrare “innovativo”. In realtà sappiamo che è stato il genere di punta degli anni ’70. Così come il fatto di essere un film in costume e quindi storico, sicuramente anche questo un pro e contro, pro sotto dal punto di vista artistico ed emozionale, ma contro dal punto di vista produttivo. Nel nostro progetto, specifico, è un omaggio/rivalutazione del genere stesso e della location di Camposecco in cui è stato girato. Su questa location, infatti, sono stati girati circa 60 spaghetti western, tra cui quello più famoso è “Lo chiamavano Trinità…” con, oltre Bud Spencer e Terence Hill, anche Remo Capitani, padre di Massimo Capitani (attore del corto).

Ci sono alcune scene che potrebbero lasciare spazio a diverse interpretazioni, qual è un indizio che possa aiutare gli spettatori a guardare la storia dal giusto punto di vista? 

La trama principale ruota tutta intorno alla vendetta non cercata dal protagonista per la morte del padre, infatti è l’antagonista ad inseguire il protagonista al fine di uccidere anche lui. Una volta arrivati al duello però è il protagonista ad avere la meglio e lì, recupera finalmente la stella dello sceriffo che era poi il padre. La ragazza con il nonno, invece, si ritrovano nel posto sbagliato al momento sbagliato. Fanno da cornice alla storia principale ma che poi alla fine si trasforma anch’essa in vendetta.

Tutto per una sporca stella ha vinto molteplici premi, qual è stata secondo voi la chiave più importante che lo ha reso un progetto vincente?
 
È stato un progetto vincente, probabilmente, perchè credevamo sin dall’inizio nella nostra collaborazione e che, circondandoci delle giuste persone avremmo raggiunto il nostro obiettivo. Dunque, insieme è partito tutto un lavoro di ricerca per formare la giusta troupe e per cercare la giusta location, per trasmettere al futuro pubblico tutta la nostra passione. Abbiamo voluto creare un omaggio, sotto ogni punto di vista, allo spaghetti western senza snaturarne il genere. Infatti, il ritmo della storia, le inquadrature, i personaggi, l’ambientazione, sono tutti elementi che ricordano film come quelli di Leone, Corbucci e altri registi dell’epoca. Sicuramente, un’altra chiave importante per noi è stata la supervisione al montaggio del maestro Eugenio Alabiso, montatore di film importanti come: “Per qualche dollaro in più”, “Il buono, il brutto e il cattivo” e tanti altri, anche non western.
 

Pensando di raccontare la trama attraverso una metafora, come potrebbe essere rappresentata?

Sicuramente un “chi la fa, l’aspetti” o “occhio per occhio, dente per dente” (citando appunto un western di Alberto Mariscal con Robert Mitchell) “posto sbagliato al momento sbagliato”, infatti la vendetta in questo corto si ripete quasi all’infinito.

Vi va di anticipare qualcosa dei vostri progetti futuri ai lettori di Eroica Fenice?

Insieme vorremmo continuare a lavorare su questo genere. Sono già pronte delle sceneggiature a cui stiamo lavorando per capire se fosse possibile realizzare il nostro sogno di creare un lungometraggio spaghetti western. Nel frattempo ognuno di noi sta lavorando a diversi progetti sia in ambito cinematografico che teatrale. 

Fonte immagine di copertina: produzione West Inside 

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