Dal 5 al 7 giugno Napoli ha indossato le vesti di capitale del vino grazie alla XVI edizione di VitignoItalia, uno degli eventi enogastronomici più attesi dell’anno. I rappresentanti di oltre 250 aziende hanno animato Castel dell’Ovo, proponendo ai visitatori circa 1500 etichette in assaggio. Si è creata una felice combinazione tra alcuni dei grandi nomi della viticoltura italiana e un’ampia selezione di territori ed etichette del sempre più meritevole di attenzioni Vigneto Campania. “La Campania del vino” è stata protagonista con “oltre 200 etichette, in rappresentanza di 110 cantine regionali, espressione di molteplici microcosmi territoriali e di una filiera vitivinicola estremamente vivace e in costante crescita”, ha dichiarato l’Assessore all’Agricoltura della Regione Campania, Nicola Caputo.
Di VitignoItalia è da apprezzare inoltre il contatto umano che si è instaurato sin da subito tra visitatore e produttore, in un rapporto trascurato forzatamente negli ultimi due anni segnati dalla pandemia da Covid-19. Dopo i primi segni di ripartenza emersi con l’anteprima dell’evento, tenutasi all’Hotel Excelsior lo scorso novembre, VitignoItalia è sbocciato in una rinascita attesa da tutti gli appassionati del settore. Durante gli assaggi delle etichette, abbiamo avuto il piacere dello scambio e del contatto umano con i rappresentanti di diverse aziende, tra cui la Nardone Nardone, nata nel 2006 in Irpinia dall’estensione di una tradizione familiare coltivata da tre generazioni. Grande protagonista è stata la “Code di Volpe” (annata 2019), macerata per dieci giorni in legno di acacia, a cui si è affiancata il particolare “Greco di Tufo”, accompagnato da sapori fruttati e note minerali. La Tenuta Vitagliano ha invece portato a Castel dell’Ovo la propria peculiarità territoriale, essendo situata lungo il confine tra Avellino (da cui molte etichette derivano la natura decisa) e Benevento (a cui va il merito della nota floreale). Falanghina, Coda di Volpe e Caudio Sciascinoso Dop hanno rappresentato l’essenza della Valle Caudina, con l’aggiunta di sapori inediti.
VitignoItalia non è stato però sinonimo esclusivo di vini, data la presenza di salumi, formaggi, succhi di frutta, cioccolato e – per la prima volta – olio extravergine d’oliva. Quest’ultimo è stato rappresentato dall’azienda familiare Olio Leone, attiva in territorio pugliese da quattro generazioni nella produzione del monovarietale di Coratina, un olio deciso e dalle importanti proprietà benefiche: un piacere per il palato e per la salute.
Negli ultimi anni, alla degustazione enogastronomica, si è affiancata una nuova esperienza per il gusto, basata sull’abbinamento tra cibo e succhi. Diversi ristoranti stellati, come il Moba o il Geranium, hanno deciso di percorrere questa strada: una vera e propria alternativa inclusiva nei confronti degli individui che per le più svariate motivazioni (come l’elemento religioso) non possono fare uso di sostanze alcoliche. È ciò che ci ha detto anche l’azienda Marco Colzani, facendoci assaggiare un succo d’uva americana che in effetti ricorda il vino senza il bisogno di esserlo. Il principio è quello di “lavorare la frutta come se fosse vino”, attraverso procedimenti che richiedono tempo e competenze. Ne deriva, dunque, la creazione di un’etichetta capace – proprio come i vini – di racchiudere le caratteristiche del succo di frutta (sempre più abbinato ai piatti): dall’anno di raccolta della materia prima alla zona di provenienza, in modo da regalare un’esperienza sensoriale unica al consumatore.
Fonte immagine: comunicato stampa VitignoItalia 2022