William T. Vollmann, il noto scrittore, giornalista e saggista statunitense ha partecipato alla prima serata del Flip di Pomigliano d’Arco
William T. Vollmann, il noto scrittore, giornalista e saggista statunitense (autore di opere come Afghanistan Picture Show. Ovvero, come ho salvato il mondo, I fucili, Storie dell’arcobaleno, I poveri e Come un’onda che sale e che scende. Pensieri su violenza, libertà e misure d’emergenza), è stato tra i primi ospiti dell’edizione del 2022 del Flip-Festival della Letteratura indipendente di Pomigliano d’Arco (in provincia di Napoli). L’incontro è avvenuto il giorno venerdì 2 settembre alle 21:00 nel cortile del Municipio di Pomigliano ed è stato moderato da Leonardo Luccone e Ferruccio Mazzanti.
Il primo moderatore ha introdotto il pubblico al pensiero letterario di Vollmann affermando che si tratta di un autore che “scrive per ben 17-18 ore al giorno in giorni magici che capitano due volte al mese” e ha definito tutta la sua produzione un “corpus” in quanto per lo statunitense scrivere è “fare un corpo a corpo con la materia trattata”, ossia la questione dei poveri e degli emarginati:
C’è una definizione che ha dato di sé che era perfetta: Io non mi ritengo un talento letterario, pur essendo ritenuto tra i maggiori scrittori mondiali, io mi ritengo il talento dell’ovvio. Ora questa dichiarazione di umiltà, per stare vicini agli ultimi bisogna essere dalla parte degli ultimi. [..]
William T. Vollmann e i suoi modelli letterari: da Tolstoj a Cărtărescu
Tale missione sarebbe nata quando, all’età di dieci anni, aveva assistito alla morte della sorella e all’età di venti all’invasione sovietica dell’Afghanistan nel 1979. Vollmann partì per aiutare i mujaheddin contro gli invasori dell’URSS ma “rimediò una dissenteria e poi il fallimento che divenne un tema dei suoi libri”.
Il moderatore ha poi menzionato i modelli letterari dello scrittore americano, si tratta di grandi autori ottocenteschi, modernisti e post-moderni:
Se proviamo a tracciare di chi è figlio Vollmann letterariamente io vi dico dei nomi, non particolarmente aggregati: Tolstoj, Dickens, Balzac, la Bibbia, Edward Munch, per quanto riguarda le arti visive, tutti quelli che hanno costruito un loro mondo. Marcel Proust, Pynchon, Thomas Mann, Robert Musil, Antonio Moresco [..], Cărtărescu : tutti quegli scrittori che hanno pensato che la forma potesse deportare nella sostanza, che non era necessario dirlo in poche parole ma che bisognasse dire tutto nella maniera in cui questo tutto si distendeva nella testa.
Il rapporto tra l’autore statunitense e i clochard della città di Sacramento
In seguito, Luccone ha chiesto a Vollmann quale sia il suo rapporto con i clochard aiutati e il traduttore ha offerto al pubblico presente la risposta tradotta del letterato americano:
[..] uno scrittore scrive di ciò che conosce e si parte da sé stessi. [..] William T. Vollmann ha uno studio a Sacramento che si affaccia su questo parcheggio. Ora, a Sacramento c’è un grandissimo problema dei senzatetto e anche la politica locale, diciamo che mette questi senzatetto in condizioni di precarietà, [..]. Lui cosa fa, ospita questi senzatetto nel parcheggio dello studio prendendosi anche le lamentele dei vicini che poi sono questi stessi vicini che gli vengono vicino e gli dicono: “Che cosa ne pensi della questione palestinese” e lui risponde: “Non è una cosa che mi interessa, mi interessa prima di risolvere questo problema che ho vicino e voi pensate a qualcosa di più lontano”. [..] La prima ospite del suo parcheggio fu questa prostituta afroamericana che tutti chiamavano Mississippi, perché proveniva da quello stato. Lei è arrivata al suo studio facendo l’autostop, [..] diceva che era meglio di quando viveva in casa sua in Mississippi. [..] Come ha organizzato questo campo nel suo parcheggio: William T. Vollmann ha assoldato altri senzatetto per venire nel suo parcheggio e fungere da forze dell’ordine, tipo da sceriffi, e poi si accorgeva che questi erano veri e propri gangster che si facevano rispettare. [..] L’effetto che ha avuto questo è che i suoi vicini hanno iniziato ad amarlo però hanno iniziato a temere a causa di questi guardiani.
Che cos’è la violenza e come si manifesta? È possibile eliminarla dall’animo umano?
Successivamente, l’intervento di Ferruccio Mazzanti ha spostato il tema dell’incontro dalla povertà a Sacramento al problema della violenza citando le opere Afghanistan Picture Show e Come un’onda che sale e scende. Vollmann ha espresso la sua idea del concetto di violenza con le seguenti parole:
La violenza è insita nella nostra natura e non possiamo farne a meno. L’autore aveva letto un saggio di un filosofo anarchico che diceva che la violenza la troviamo anche nel regno vegetale, ci sono delle piante che per progredire e crescere soffocano altre piante. Quindi se nemmeno le piante si risparmiano la violenza perché dovremmo farlo noi. [..] Della violenza non possiamo farne a meno ma possiamo incanalarla e tenerla in quei posti dove non può fare danni. Essa è giustificabile soltanto in due casi; [..] quando questa violenza è reattiva: cioè una reazione a un sopruso; quando la violenza è per autodifesa o per difendere i più deboli. Gandhi era un noto pacifista ed era contro la violenza in tutto per tutto. Cosa diceva Gandhi sull’Olocausto: che gli Ebrei avrebbero dovuto resistere a Hitler e marciare pacificamente nei forni crematori. [..] Il pacifismo va bene però non si può convincere gli altri, la maggioranza, che la violenza non approvano, a vivere in questo modo. Questo è pacifismo senza reagire.
Fonte immagine di copertina: Salvatore Iaconis per Eroica Fenice