17seventeenthheaven, intervista ai creatori del brand

Il custom, o personalizzazione, è un elemento fondamentale nella cultura streetwear. Nato come forma di espressione individuale all’interno di sottoculture come lo skateboarding, l’hip-hop e il punk, il custom si è evoluto fino a diventare un vero e proprio trend globale. In un mondo in cui la produzione di massa tende all’omologazione, la personalizzazione offre la possibilità di distinguersi, di affermare la propria unicità e identità attraverso i vestiti che si indossano.

Nello streetwear, il custom può assumere diverse forme:

 DIY (Do It Yourself): questa è la forma più pura di custom, che prevede la modifica diretta di capi di abbigliamento attraverso tecniche come la pittura, il ricamo, l’applicazione di patch, la serigrafia, lo stencil, lo sbiancamento o la tintura. Il DIY incarna lo spirito originario dello streetwear, caratterizzato da un approccio creativo e indipendente.

Collaborazioni con artisti e designer: molti brand streetwear collaborano con artisti, grafici e designer per creare edizioni limitate e personalizzate di capi di abbigliamento. Queste collaborazioni portano spesso alla creazione di pezzi unici e molto ricercati dai collezionisti.

Servizi di personalizzazione offerti dai brand: molti marchi offrono ai clienti la possibilità di personalizzare i propri prodotti attraverso configuratori online o servizi in store. Questo permette di scegliere colori, stampe, ricami e altri dettagli per creare un capo unico.

Upcycling e Re-fashion: in un’ottica di sostenibilità, il custom si lega anche all’upcycling e al re-fashion, che consistono nel dare nuova vita a capi usati attraverso modifiche e personalizzazioni.

Il custom, quindi, non è una mera una questione estetica, ma anche un modo per comunicare un messaggio, un’appartenenza a un gruppo, un’idea. In un contesto come quello dello streetwear, dove l’identità e l’individualità sono valori centrali, la personalizzazione assume un significato ancora più profondo.

Ora, entriamo nel vivo con l’intervista a un gruppo di giovani che hanno fatto del custom la loro passione e che ha creato il brand 17seventeenthheaven.

Ciao ragazzi, grazie per aver accettato questa intervista. Siamo molto curiosi di conoscere il vostro progetto. Iniziamo subito: come è nata l’idea di personalizzare cappelli e creare il vostro shop di streetwear custom?

La nostra idea di iniziare a fare custom sui cappelli nasce dalla passione che noi tre – Luigi Musella (@luigi._musella), Michela Piccolo (@piccolomichelaa) e Marco Savarese (@_marcosavaresee) – condividiamo per lo streetwear e stili affini. Vediamo questi modi di vestire come espressione di personalità e libertà. In realtà, l’idea è partita dall’entusiasmo di Michela, che non solo ama creare, ma è anche incredibilmente talentuosa e creativa.

Quindi Michela è la mente creativa del gruppo. Come avete iniziato a farvi conoscere e quali sono i vostri obiettivi?

All’inizio, non sapevamo bene come raggiungere un pubblico più ampio. Per questo motivo, abbiamo deciso di lanciare una lotteria, che ci ha permesso di coinvolgere le persone che già ci conoscevano e ci seguivano sui social. Siamo stati felicissimi della risposta! Ora, il nostro obiettivo è di raggiungere sempre più persone, specialmente a Napoli, la nostra città.

Napoli è una città con una forte identità e una scena creativa molto vivace. Avete un’idea di come il vostro progetto si inserirà in questo contesto?

ssolutamente! Il nostro sogno è creare una vera e propria comunità di ragazzi che condividano la nostra stessa passione per lo streetwear e la moda in generale. Non vogliamo che siano solo “clienti”, ma persone con cui confrontarci, imparare, prendere spunto e magari anche collaborare. Vogliamo creare uno spazio di condivisione e crescita.

Condividere la passione è fondamentale.

Cosa rende unici i vostri cappelli custom e qual è la vostra visione del “custom”?

Crediamo che le customizzazioni siano un modo perfetto per esprimere la propria individualità. Ogni pezzo è unico: pur partendo da una base simile, ogni cappello avrà dettagli che lo renderanno diverso da tutti gli altri. Questo permette a chi lo indossa di esprimere al meglio il proprio stile.

Ottima idea! Avete intenzione di espandere la vostra offerta in futuro?

Per ora, ci concentriamo sui cappelli, perché crediamo che ci sia un grande potenziale da sviluppare. Il nostro sogno però è di espandere il progetto anche ad altri capi di abbigliamento, come t-shirt, felpe o giacche, per offrire sempre più modi di raccontarsi attraverso i vestiti, senza sentirsi giudicati. Vogliamo che il nostro shop sia un luogo dove la creatività e l’espressione personale siano al primo posto.

Un progetto davvero interessante. In bocca al lupo ragazzi e grazie ancora per questa intervista.

Grazie a voi per l’opportunità!

A proposito di Marcello Affuso

Direttore di Eroica Fenice | Docente di italiano e latino | Autore di "A un passo da te" (Linee infinite), "Tramonti di cartone" (GM Press), "Cortocircuito", "Cavallucci e cotton fioc" e "Ribut" (Guida editore)

Vedi tutti gli articoli di Marcello Affuso

Commenta