Anatomia di uno scandalo (serie tv) | Recensione
Anatomia di uno scandalo è una serie tv tratta dal romanzo di Sarah Vaughan e diretta da S.J Clarkson che possiamo trovare sulla piattaforma di streaming Netflix. Questa mini serie affronta un argomento molto delicato: la questione del consenso durante l’atto sessuale.
James Whitehouse (Rupert Friend) è un membro conservatore del Parlamento; un uomo sicuro di sé e stimato, James è sposato con Sophie (Sienna Miller) sua fidanzata dai tempi dell’università, moglie inappuntabile e totalmente devota al suo partner. La relazione tra i due sembra apparentemente perfetta, con un’immagine pubblica di altissimo livello, insomma una squadra perfetta, fin quando non esce allo scoperto la relazione extraconiugale di James Whitehouse con la collega Olivia Lytton (Naomi Scott), che in più lo accusa anche di stupro.
Anatomia di uno scandalo è la cronaca di un processo che cerca di svelare una verità inafferrabile: se James fosse o meno consapevole che Olivia avesse negato all’ultimo secondo il consenso al loro ultimo rapporto. I segreti della famiglia Whitehouse iniziano così ad emergere tutti, mentre Sophie, che ha sempre creduto nel suo matrimonio, da questo momento in poi sembra sconvolta dai dettagli che emergono sul marito. Inizialmente sospende il dolore e si mostra comprensiva verso James per non dare altro materiale alla stampa per parlare in maniera negativa della loro famiglia, poi inizia ad indagare sui punti oscuri della personalità di James.
Anatomia di uno scandalo sceglie di trattare il delicato tema del consenso della vittima nel reato di violenza sessuale avendo come sfondo il mondo chiuso ed autoreferenziale della politica, dove tutti sono privilegiati e si proteggono fino a quando è possibile. La serie di Clarkson è sicuramente a suo modo contorta ma critica aspramente il sistema giudiziario, ambiente in cui la verità viene manipolata, stravolta e dispersa tra le aule di tribunale, soprattutto se di mezzo c’è la politica e l’opinione pubblica. Quindi si cerca di sensibilizzare contro lo stupro, e questo avviene ad ogni fine puntata, ma si racconta anche di un mondo, quello della politica, dove troppo spesso i processi vengono influenzati e perdono totalmente di equità.
In Anatomia di uno scandalo si avverte un senso di perdizione generale. Si parte dalla scioccante notizia del tradimento da parte di James Whitehouse ai danni della moglie, per poi arrivare agli sguardi impauriti e confusi di Sophie dopo l’accusa di stupro che non ci fanno capire dove sia la verità, quindi c’è un momento preciso durante la serie dove crollano tutte le certezze e non si sa bene dove si sta andando. Ma la verità è una, e l’avvocatessa di Olivia Lytton, Kate Woodcroft (Michelle Dockery) sa molto bene qual è, ma inizialmente non riesce a farla trionfare in tribunale. Lentamente si uscirà da questo labirinto interminabile ed il plot twist della serie sarà affidato proprio a Kate, che vincerà in tribunale e si prenderà anche un’importante rivincita personale.
In Anatomia di uno scandalo c’è lo sconvolgimento totale della giustizia, che viene messa a nudo nella sua essenza più manipolabile. Abbiamo una netta denuncia al sistema, tanto quanto allo stupro e al modo sottile in cui può essere consumato senza apparire platealmente come tale. Questa serie merita molta attenzione, perché la tematica che affronta ha un’importanza mastodontica, ed il modo in cui viene affrontata è anche quello giusto, senza scadere in un banale moralismo.
Fonte immagine di copertina: Netflix