Atlantis – L’impero perduto è un film d’animazione del 2001, considerato il quarantunesimo classico Disney.
Al centro di una controversia legale e stroncato dalla critica, quello che doveva essere un film rivoluzionario per la casa di produzione Disney si è rivelato un buco nell’acqua.
Ai tempi dell’uscita di Atlantis, gli standard dei film Disney si erano ormai consolidati.
Indirizzati a un pubblico molto giovane, le pellicole erano tendenzialmente brevi – all’incirca novanta minuti -, presentavano storie semplici alla portata dei bambini e in forma di musical.
Tutto questo era assente in Atlantis, che rinuncia addirittura alle classiche linee morbide in favore di disegni molto più spigolosi, nonché all’immancabile animale da compagnia del protagonista, che gli fa spesso da spalla comica.
L’ambizioso progetto per il film prevedeva una storia che, oltre che dai bambini, potesse essere apprezzata anche da un pubblico adulto. Al centro della storia vi è il mito della città perduta di Atlantide, di cui ci parla il filosofo greco Platone.
La trama
Il film esordisce con un prologo, nel quale vediamo sin da subito la città di Atlantide e i suoi abitanti.
Atlantide viene presentata come straordinariamente evoluta e tecnologica, dotata di automi di pietra che proteggono il centro della città attraverso un campo di forza, alimentato da un cristallo blu che troneggia sulla città.
Quando un enorme tsunami si abbatte su Atlantide, la regina si sacrifica fondendosi con il cristallo, lasciando dietro di sé la figlioletta Kida e il marito.
Così Atlantide comincia ad inabissarsi, sempre più nella profondità delle acque.
Dopo questo prologo, il film prosegue, facendoci fare la conoscenza del protagonista, un ragazzo di nome Milo.
Milo è un giovane linguista ossessionato dalle lingue antiche e dal mito di Atlantis, nonché dalla possibilità che quella città straordinaria esista sul serio.
Proprio per questo, il giovane conduce ricerche tra un ritaglio di tempo dal lavoro all’altro sulla città perduta; Milo fa di tutto per trovare fondi per finanziare la propria ricerca, ma nessuno lo prende sul serio né sembra disposto ad aiutarlo.
Questo finché, un giorno, non viene a fargli visita una donna di nome Helga Sinclair.
Helga conduce Milo presso l’abitazione di un uomo, il ricchissimo Preston B. Whitemore, il quale, al fine di saldare un debito che aveva col nonno del protagonista, si offre di finanziare la ricerca che tanto ossessiona il giovane.
Così inizia l’avventura di Milo, a bordo di un enorme sottomarino chiamato Ulysses, insieme ad Helga Sinclair e a una serie di altri personaggi, membri dell’equipaggio, tutti stranieri e tutti fortemente stereotipati da un marcato accento e caratteristiche fisiche che quasi scimmiottano le loro origini.
Il film presenta sicuramente degli spunti molto interessanti: il popolo degli Atlantidei con le sue peculiarità, la sua lingua, l’atmosfera di magia che si respira nel corso dell’intera pellicola sono sicuramente dei punti di forza di Atlantis.
Tuttavia, è innegabile che il film non sia perfettamente riuscito negli intenti che i suoi creatori si erano prefissati.
Il desiderio dei registi di mandare al cinema un film rivoluzionario per la casa di produzione Disney, che raccontasse una storia avvincente e avventurosa si era tradotto in un lungo travaglio artistico nonché in una copiosa perdita di denaro per le casse della Disney.
Basti pensare, ad esempio, che il prologo ebbe due versioni. La prima, successivamente tagliata, era costata niente meno che 5 milioni di dollari.
Gli incassi del film, inoltre, non furono così ingenti.
Come se ciò non bastasse, il film fu oggetto di più d’una controversia legale.
Arrivò dal Giappone un’accusa di plagio, secondo cui Atlantis – Il regno perduto presentasse fin troppe somiglianze con un anime giapponese, Nadia – il mistero della pietra azzurra.
Effettivamente, l’anime in questione presenta molti punti di contatto con la pellicola, dalle ambientazioni ai personaggi, nonché a molti dettagli all’interno della storia.
La Disney si difese dichiarando che l’ispirazione di Atlantis provenisse dal romanzo di Jules Verne, Ventimila leghe sotto i mari, e ciò era vero in un certo senso: l’idea principale di Kirk Wise e Gary Trousdale era quella di ispirarsi all’opera dell’autore francese per il soggetto del film.
Tuttavia, il risultato finale ha ben poco a che fare con lo scritto di Verne, ma presenta fin troppi punti di contatto con l’anime.
Altre somiglianze furono inoltre trovate col film Laputa – Castello nel cielo di Hayao Miyazaki, che però fu sempre indicata dai due registi come una fonte d’ispirazione per Atlantis.
Fonte immagine: screenshot dal video YouTube