Beetlejuice Beetlejuice di Tim Burton | Recensione

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Beetlejuice Beetlejuice, il sequel del film cult di Tim Burton, sta facendo record di incassi. Il film era molto atteso sia da coloro che hanno visto e conoscono il primo Beetlejuice, sia da ragazzi e ragazze molti giovani, grandi appassionati della serie Mercoledì, sempre di Tim Burton, che è stato un grande successo soprattutto tra i giovanissimi. Beetlejuice Beetlejuice è proprio l’occasione per far conoscere meglio l’estetica da fiaba gotica dei film di Tim Burton alla generazione Z, rispolverando anche vecchi, iconici personaggi. Ma di cosa parla questo film?

La trama di Beetlejuice Beetlejuice

La storia riparte da molti anni dopo, la protagonista Lydia Deetz, interpretata sempre da Winona Ryder, è una donna adulta ed è diventata una famosa medium con un suo programma televisivo. Ha una figlia adolescente, Astrid, con cui ha un rapporto complicato. Astrid non crede che la madre veda davvero i fantasmi, pensa che ciò che racconta nel suo programma sul paranormale sia falso, e inoltre non approva la relazione della madre con il nuovo compagno. Astrid è impersonata da Jenna Ortega, già interprete di Mercoledì, nell’omonima serie. Oltre a Lydia, come personaggi del precedente film, troviamo Delia, la matrigna di Lydia, e ovviamente Michael Keaton nei panni dell’iconico Beetlejuice, il demone dispettoso che Lydia teme stia tornando a tormentarla. C’è poi la partecipazione di Monica Bellucci, come nuovo personaggio, nei panni di una misteriosa femme fatale dell’aldilà che ha dei conti in sospeso con Beetlejuice. Nel film, Lydia e Astrid, madre e figlia, intraprenderanno un percorso che le porterà sia a conoscere meglio se stesse, sia a comprendersi meglio l’un l’altra.

Le tematiche “burtoniane”

Una cosa che ha avuto davvero presa sui fan del regista è proprio il ritorno delle classiche ambientazioni “burtoniane”, termine ormai usato per definire uno stile fiabesco-gotico, rappresentato da colori notturni e personaggi inquietanti e strampalati. Nei film di Tim Burton c’è spesso un contatto tra il mondo dei vivi e quello dei morti, due realtà che si fondono tra loro fino a non poterle più distinguere. Anche in questa pellicola troviamo di nuovo l’iconico aldilà del primo film, buio, cupo, con personaggi grotteschi che devono sottostare ad un interminabile attesa. Molti degli spiriti che abitano questo mondo sono  una sorta di impiegati che lavorano agli sportelli e negli uffici, mentre altri stanno in fila davanti a questi sportelli, proprio ad imitazione del mondo reale, come se il mondo dei vivi e quello dei morti non fossero poi così diversi, così come non sono diversi coloro che ci abitano. Astrid non crede all’esistenza di questa realtà, la ragazza è molto concreta, crede solo in ciò che vede, ma avrà modo di cambiare idea. Beetlejuice Beetlejuice fa varie citazioni al primo film, creando l’effetto nostalgia in coloro che ne sono fan. La stessa Astrid rappresenta una seconda versione di Lydia, un’adolescente outsider che cerca la propria identità proprio come era per la madre. Ma il film è comunque molto godibile anche se visto senza conoscere il primo ed è quindi rivolto ad ogni tipo di pubblico, giovane, giovanissimo e più maturo.

 

Fonte immagine di copertina: Wikipedia

 

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