Berlinguer – La grande ambizione: l’altra faccia del “compromesso storico”

Berlinguer - La grande ambizione

Berlinguer – La grande ambizione di Andrea Segre apre la 19esima edizione della Festa del Cinema di Roma, che si svolgerà dal 16 al 27 ottobre 2024 all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone. Il racconto della vita pubblica e privata dell’amatissimo segretario del PCI scomparso quarant’anni fa, interpretato da Elio Germano, e degli anni più intensi della sua leadership.

Berlinguer – La grande ambizione, in concorso nella sezione Progressive Cinema, è il film d’apertura della diciannovesima edizione della Festa del Cinema di Roma. Scritto da Andrea Segre e Marco Pettenello, è una produzione Vivo film e Jolefilm con Rai Cinema, in coproduzione con Tarantula (Belgio) e Agitprop (Bulgaria). Il film uscirà nelle sale giovedì 31 ottobre distribuito da Lucky Red

Andrea Segre – regista dei pluripremiati Io sono Li (2011), La prima neve (2013), L’ordine delle cose (2017) e Welcome Venice (2021) – porta sul grande schermo la storia del Segretario del Partito Comunista Italiano Enrico Berlinguer, dal viaggio a Sofia del 1973, quando sfuggì a un attentato dei servizi segreti bulgari, fino al sequestro e all’assassinio nel 1978 del Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro. Un sempre più camaleontico Elio Germano veste i panni del protagonista, accompagnato da un cast di tutto rispetto. In particolare, Roberto Citran (Aldo Moro), Paolo Pierobon (Giulio Andreotti) ed Elena Radonicich (Letizia Laurenti), presenti sul palco della Sala Petrassi assieme a Elio Germano, Andrea Segre e lo sceneggiatore Marco Pettenello in occasione della conferenza stampa tenutasi il 16 ottobre alle ore 14:30, poco dopo la proiezione del film.

Alla domanda su come sia nata l’idea di realizzare la sua ultima opera Andrea Segre risponde: «Ce lo avevo in testa probabilmente da prima, ma è successo sul set di Welcome Venice, quando ho sfogliato un libro sugli ultimi giorni della vita di Berlinguer di Piero Ruzzante. Ho provato timidamente a proporlo a Marco Pettenello e ci siamo detti: “Proviamoci”. Abbiamo riflettuto sul fatto che fosse incredibile che il cinema italiano non avesse ancora raccontato non solo Berlinguer, ma anche il suo popolo. Un elemento grande della società italiana».

Berlinguer – La grande ambizione: non un biopic, ma un film sulla Storia

Berlinguer – La grande ambizione ripercorre le vicende di Enrico Berlinguer, segretario negli anni Settanta del più importante partito comunista del mondo occidentale, con oltre un milione settecentomila iscritti e più di dodici milioni di elettori, uniti dalla grande ambizione di realizzare il socialismo nella democrazia. È la storia di un uomo e di un popolo per cui vita e politica, privato e collettivo, erano indissolubilmente legati.

La grande ambizione‘ viene da una frase di Antonio Gramsci, che la definì «indissolubile dal bene collettivo». Ed è alla collettività, alle piazze stracolme degli anni ’70, che si rivolge l’allora segretario del PCI, mosso dalla speranza di costruire il socialismo all’interno della democrazia. Dal golpe in Cile nel 1973 fino ai funerali di Berlinguer a Roma nel 1984, Berlinguer – La grande ambizione narra degli anni in cui il leader tentò di realizzare il «compromesso storico»: il viaggio a Sofia, in Bulgaria, e l’attentato sventato per miracolo; i rapporti con l’URSS e il celebre discorso pronunciato nel marzo del 1976 a Mosca, durante il XXV Congresso del Pcus; il dibattito sul divorzio, le elezioni del 1975, e gli incontri con Aldo Moro; ma soprattutto la famiglia, i ricordi dell’infanzia e delle scorribande giovanili a Sassari, i volti degli operai e il sostegno del popolo italiano.

«Subito abbiamo riflettuto su quale fosse il momento chiave della sua storia e del popolo. Non volevamo un biopic e abbiamo pensato che quegli anni, dal ’73 al ’78, fossero quelli più importanti per il nostro Paese. Un momento di tensione centrale in un mondo diviso in due» ha dichiarato Segre.

Un uomo irreprensibile in un mondo in rivolta

Berlinguer – La grande ambizione è uno spaccato di storia italiana lineare, cronologico e senza troppi fronzoli. Un continuo susseguirsi di sequenze ricostruite e di materiali d’archivio evocativi e magistralmente montati. Il risultato è quasi documentaristico, o perlomeno ci si avvicina molto, e ricalca la volontà degli autori di mantenersi il più possibile aderenti ai fatti. «Lunghe letture, interviste. Ci siamo immersi nell’Istituto Gramsci, che conserva tutte le riunioni dattilografate coi suoi appunti»: ha spiegato Marco Pettenello.

Tuttavia, Enrico Berlinguer non è il vero, o quantomeno il solo, grande protagonista del film. Infatti, lo sono gli italiani: il popolo che si è battuto per i propri ideali prima, e che ha pianto accoratamente la sua dipartita dopo. Di Berlinguer, del resto, possiamo scorgere soltanto la sagoma di un marito, un padre e un politico senza macchia. Lo vediamo spesso bere un bicchiere di latte freddo e fare stretching la mattina presto; umile, generoso e schivo, ma anche risoluto e determinato, quando ce n’è bisogno. La moglie e i figli lo stimano e lo sostengono nelle sue scelte, dimostrandosi comprensivi anche nei momenti più difficili. Pettenello stesso ammette che «drammaturgicamente era un problema un personaggio che non ha difetti», ma anche che «nessuno ce ne ha mai parlato male». Un uomo realmente irreprensibile, o beatificato dalla memoria? Verrebbe spontaneo chiedersi.

Impossibile non pensare anche al rovescio della medaglia del «compromesso storico», il caso Aldo Moro, e alla serie presentata da Marco Bellocchio al Festival di Cannes nel 2022, Esterno notte. Diametralmente opposta nello stile e negli intenti, interessata quasi più a scavare nell’abisso umano dei personaggi, fatto di piccole nevrosi e grossi lati d’ombra, piuttosto che nei meandri delle vicende storiche e delle loro implicazioni socio-politiche. Al contrario, Andrea Segre sceglie di spogliare i personaggi da forti caratterizzazioni e tic, chiedendo ai suoi interpreti di ridurre all’essenziale e di evitare imitazioni.

Due destini, quelli di Berlinguer e di Moro, inevitabilmente intrecciati eppure profondamente diversi. Non a caso, Berlinguer – La grande ambizione si apre con un attentato sventato per ironia della sorte, quello a Enrico Berlinguer, e ci conduce verso la fine con il rapimento e la morte di Aldo Moro, a cui invece non venne concessa una via di fuga né dal fato né tanto meno dal PCI di Berlinguer e dalla DC di Andreotti. Giovanni Fasanella, nel saggio intitolato Il puzzle Moro (2018), si domanda: «Se Berlinguer fosse morto nell’attentato di Sofia, cinque anni dopo Moro sarebbe stato ucciso?» per poi concludere che «se Berlinguer fosse morto a Sofia, probabilmente non ci sarebbe stato bisogno di uccidere Moro».

Immagine in evidenza articolo Berlinguer – La grande ambizione di Andrea Segre: l’altra faccia del “compromesso storico”: Ufficio Stampa 

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