Blade Runner 2049: recensione del film del 2017
Blade Runner 2049 è un film del 2017 diretto da Denis Villeneuve. Il film è il sequel di Blade Runner del 1982, diretto da Ridley Scott. In questo lungometraggio l’attore principale è Ryan Gosling, il quale interpreta il ruolo dell’Agente K, mentre Harrison Ford riprende quello di Rick Deckard. Gli altri attori del cast sono altri interpreti di grande livello come Robin Wright, Jared Leto, Ana de Armas, Dave Bautista e Sylvie Hoeks. In questa recensione di Blade Runner 2049 analizzeremo la trama e soprattutto il senso di questo sequel, da molti acclamato ma allo stesso tempo reputato anche non all’altezza del primo Blade Runner.
Trama e analisi di Blade Runner 2049
Blade Runner 2049 è un film esteticamente molto raffinato, e si può dire sia il degno sequel di quello del 1982, anche se di solito non esistono sequel per i film d’autore, ma questo è un caso eccezionale. Il film di Denis Villeneuve espande ed amplia fortemente quanto ci aveva mostrato Ridely Scott. Ci ritroviamo nella stessa città (Los Angeles), quindi l’ambientazione non cambia, ma ci sono aggiunte significative: prima di tutto si vanno a scoprire i dintorni e le città vicine come San Diego e Las Vegas, poi possiamo vedere come il rapporto della società con i nuovi replicanti è cambiato in modo radicale e come gli stessi lavori in pelle abbiano aspettative, sogni e provano emozioni, essendo stati programmati artificialmente da dei finti ricordi.
Quindi siamo nell’anno 2049, dopo gli eventi di 30 anni prima, i replicanti Nexus hanno innescato una nuova ribellione, segnando la messa al bando della produzione della Tyrell. Nello stesso anno, un grave black out ha distrutto quasi completamente ogni dato digitale del pianeta, così ci sono stati grandi cambiamenti climatici e stagioni di carestie, alle quali si è sopravvissuti solo grazie alle colture sintetiche della Wallace, società di Neander Wallace. Grazie ai profitti ricavati, Wallace decide di acquistare le tecnologie della Tyrell, sviluppando nuovi replicanti ubbidienti all’uomo e dalla longevità infinita. A Los Angeles regna la pace, fino all’arrivo dell’Agente K (Ryan Gosling), uno dei Blade Runner incaricati di ritirare i vecchi modelli ancora in giro. Mentre l’Agente K lavora a questa missione, fa una strana scoperta, la cui rivelazione potrebbe rivelarsi un evento catastrofico. Seguendo gli ordini dei suoi superiori, l’Agente K deve indagare su questo segreto e provare a nascondere definitivamente ogni sua traccia, insabbiando tutto. Nel corso di queste indagini, però, si rende conto che ciò che sta facendo è di dubbia moralità ed incrocia la sua strada con quella di Rick Deckart (Harrison Ford), il quale era svanito nel nulla per trent’anni.
Doveroso dire, in questa recensione di Blade Runner 2049, nonostante i continui paragoni con il suo predecessore, che questo non è affatto un sequel banale e lo si capisce già dal fatto che parte dalla storia del primo Blade Runner per poi prendere strade diverse, più intricate e difficili, ma allo stesso tempo affascinanti. Il film dura ben 163 minuti, e questa durata si fa sentire tutta, visto che nella sceneggiatura non tutto è perfetto e fila liscio, ma è proprio questa costante ricercatezza del film che lo arricchisce: anche se alla fine non tutto funziona è proprio questo modo di volerlo impostare che lo ha potuto rendere una sorta di cult intramontabile. L’aspetto da cui bisogna partire è che questo non sarà mai al livello del precedente per tantissimi motivi, ma ci troviamo comunque di fronte ad un mondo di pura fantascienza, che cerca di anticipare i tempi e di porre dilemmi esistenziali e morali nell’essere umano.
In Blade Runner 2049 vediamo sfilare tantissimi personaggi, tutti ben caratterizzati che aiutano allo sviluppo del film, dato un cast di livello mondiale con Jared Leto, Dave Bautista, Robin Wright, ma la vera sorpresa del film è Ana De Armas. La bellissima attrice cubana che interpreta il ruolo di Joi nel film, si rende protagonista insieme a Ryan Gosling di una scena d’amore tra le più belle ed originali che siano state mai interpretate in un film da molto tempo a questa parte. Potremmo dire che il personaggio di Joi incarna l’anima di questo sequel: attraverso Joi Blade Runner 2049 indaga più del suo predecessore rispetto al senso di identità e quindi sull’incapacità di riconoscere ciò che è vero da ciò che non lo è, in un’epoca di rapporti virtuali che ci riguarda in prima persona.
Blade Runner 2049 in definitiva è un film che risulta completo sotto ogni punto di vista, dalla sceneggiatura alla scenografia, dalle musiche pazzesche di Hans Zimmer e Benjamin Wallfisch, fino alla fotografia meravigliosa diretta dal grande Roger Deakins, il quale meritatamente ha vinto l’Oscar per la miglior fotografia, perché ciò che ci ha fatto vivere la fotografia di questo film è stato semplicemente sensazionale. Ovviamente anche le interpretazioni dei vari attori sono state di grandissimo livello, ed una menzione speciale oltre che a Ryan Gosling, come già detto in precedenza va all’attrice cubana Ana De Armas, definita anche l’angelo di Blade Runner 2049, con una performance di grande livello attoriale e soprattutto di grande significato simbolico per l’intero film.
Fonte immagine in evidenza: Netflix
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