Il prototipo moderno del poeta guerriero rappresentato in Braveheart è capace di evocare dal profondo di ognuno di noi tutto lo spettro dei sentimenti ed emozioni che spaziano tra amore e giustizia
“Nell’anno del Signore 1314, patrioti scozzesi, affamati e soverchiati nel numero, sfidarono il campo di Bannockburn. Si batterono come poeti guerrieri, si batterono come scozzesi: e si guadagnarono la libertà”, così una voce fuori campo termina una delle avventure epiche belle del cinema anni ’90. Braveheart – Cuore Impavido, film diretto e interpretato da Mel Gibson, narra le gesta, molto romanzate, del patriota scozzese William Wallace. E in questo epilogo, che come tutto il film mescola realtà e finzione, che si definiscono il soggetto e i temi che Gibson, tra critiche ed elogi, ha voluto portare sul grande schermo.
Braveheart: la trama
Per chi non avesse mai visto il film, lungo ben due ore e mezza, questo è il sunto:
La Scozia del XIII è oppressa dal tiranno Edoardo I Plantageneto e i nobili scozzesi si azzuffano per aggiudicarsi il vacante trono di Scozia. Il Plantageneto ne approfitta uccidendoli tutti con un tranello. Gli scozzesi, guidati da Malcolm Wallace, cercano vendetta, ma verranno sconfitti. William, il figlio di Malcolm, rimasto orfano, verrà preso in custodia dallo zio che lo porterà lontano dalla sua terra.
Tornerà vent’anni dopo per conquistare Murron, la ragazzina, ormai cresciuta, che conobbe al funerale del padre. Nonostante i soprusi inglesi e la sua indole temeraria, William vorrà vivere soltanto una vita pacifica con Murron che verrà interrotta con l’uccisione di lei da parte degli inglesi. Così William da il via a un’escalation che porterà alla ribellione scozzese.
Nel frattempo, Edoardo I, vista l’incapacità di suo figlio nel sedare le rivolte, escogita un piano che coinvolgerà persino la moglie del principe, Isabella di Francia. Ma lei si invaghirà dell’eroe scozzese e gli rivelerà i piani del Plantageneto. William, però, verrà tradito dai nobili scozzesi, compreso l’amico Robert Bruce e, una volta ristabilito, inizierà la sua vendetta contro chi l’aveva tradito.
Per cercare di salvarsi, i nobili gli chiederanno un incontro per trattare una tregua, ma proprio lì, William verrà venduto agli inglesi che lo porteranno al cospetto del re per essere condannato a morte. Dopo l’esecuzione, Robert incontrerà sul campo di Bannockburn il re d’Inghilterra per siglare una pace. Ma proprio in quel momento, Robert chiederà ai soldati scozzesi di combattere per lui proprio come avevano combattuto per Wallace, sconfiggendo così l’oppressore inglese.
La scelta di Gibson
Fare una trasposizione cinematografica di eventi storici è sempre difficile, specialmente quando mancano fonti, proprio come nel caso di William Wallace. Cadere nell’errore di interpolare, se non addirittura di stravolgere i fatti rendendo l’opera troppo romanzata è facile. Ma, quando non lo si fa, si rischia di creare un prodotto poco fruibile, che potrebbe persino annoiare lo spettatore e che potrebbe deviare o rendere difficile comprendere il vero obiettivo che si aveva in mente. Gibson, trovandosi davanti a questo bivio, con Braveheart ha scelto la prima strada e l’ha fatto in maniera eccellente. Testimoni di ciò sono stati i 5 premi Oscar vinti nel 1996 e addirittura l’aver avuto un ruolo fondamentale nel risvegliare la coscienza nazionale della Scozia col referendum della devoluzione scozzese del 1997 e la ricostituzione del Parlamento Scozzese, l’anno successivo.
Una vita ordinaria o una vita straordinaria?
Nonostante lo stesso Gibson ammise che il 90% di Braveheart è pura finzione, l’attore e regista australiano è riuscito a renderlo vero, cucendo l’abito del personaggio in modo che si possa adattare a una moltitudine di persone. Il suo Wallace non è un individuo dalla particolare forza o dalle abilità sovrumane bensì un uomo comune, con delle capacità fisiche e intellettuali leggermente sopra la media, e nemmeno dalle smisurate ambizioni. Una famiglia, una casa, un lavoro, degli amici fidati: tutte cose che potrebbero far parte della routine. Inoltre, William sacrifica le sue capacità e il suo carattere indomito per amore di Murron, adattandosi ai suoi voleri e dandole tutto il suo cuore e tutte le sue energie per renderla felice. Ma qualcosa va storto e tutto il risentimento celato riemerge e viene canalizzato per alimentare le sue qualità e renderlo invincibile. William, del resto, è soltanto un uomo a cui è stata negata una vita ordinaria e ha dirottato verso una vita straordinaria, come tutti noi, forse. Del resto, chi di noi non ha intelligenza, forza e abilità particolari?
Coraticum
L’unico motore però che farebbe muovere un individuo a compiere grandi opere, che non è detto debba essere per forza una rivoluzione sociale, è il coraticum, una parola latina che tradotta significa “avere cuore” ma che nella nostra lingua traduciamo in “coraggio”. Ed è qui il segreto di William Wallace: il suo cuore impavido, pieno di coraggio, amore e giustizia. Il coraggio è una dote che non viene né dal cervello né dai muscoli e William l’ha dimostrato in tutte le occasioni: ha avuto coraggio per cambiare la sua vita per amore di Murron e ha avuto coraggio per cambiare le vite degli altri per amore della Scozia. Una lezione di umanità da un eroe molto vicino a noi comuni mortali.
L’improbabile per rappresentare il probabile
Il mondo di Braveheart spazia su tutto lo spettro della vita umana, dalla nascita alla morte, dalla festa al lutto, dalla campagna al castello, dalla pace alla guerra, dall’amore all’odio. Il film è inoltre una gioia dei sensi, con gli occhi appagati da scenografie da lasciare col fiato sospeso e le orecchie estasiate dalla colonna sonora del compianto James Horner, dove non potevano mancare le cornamuse irlandesi – e sì, non le scozzesi! Tra spettacolari e truculenti battaglie, le oltre tremila comparse si contendono la scena con Mel Gibson il quale, sia con una pietra che con una spada, dimostra di essere una vera e propria “arma letale”. Per tutta la durata del film, ci ritroveremo a cavalcare con lui, a combattere con lui, a parlare con lui e a piangere con e per lui. Non da meno sono stati i coprotagonisti, con un dubbioso e sofferente Robert Bruce, interpretato da Angus Macfayden, un’infelice ma rigorosa Principessa Isabella di Francia dalle fattezze della francese Sophie Marceau, un sinistro e dannato Ian Bannen che interpreta il padre lebbroso di Bruce e uno spietato e cinico Patrick McGoohan, alias, Edoardo I Plantageneto.
Gli errori non sminuiscono il risultato
Come detto all’inizio, il film, come questi tutti quelli di Gibson alla regia, è stato piuttosto controverso. Osannato e allo stesso tempo osteggiato dalla critica, specialmente per via dei numerosi errori storici e delle situazioni improbabili, come l’amore segreto tra Wallace e la Principessa Isabella che, nella realtà, aveva solamente dieci anni quando fu giustiziato il patriota scozzese. O le critiche delle associazioni LGBT per il ritratto caricaturale di Edoardo II, noto per la sua bisessualità. Ma questi errori, queste forzature, sminuiscono forse l’opera di Gibson? Il Riccardo III di Shakespeare ha una valenza storica pressoché nulla, tratteggiando falsamente l’ultimo monarca York in maniera negativa per via della propaganda Tudor. Ciò non toglie che è uno dei tanti capolavori del bardo elisabettiano. E il ritratto del debole ed effemminato Edoardo II fatto da Marlowe nell’opera omonima? Se leggessimo il tragico finale potremmo dire che Gibson ha usato i guanti di velluto nel rappresentare il rampollo di Edoardo I!
William uno di noi
Dopo più di venti anni dalla sua uscita, Braveheart resta un’avventura umana che tocca il profondo, facendo scalpitare impavidamente il nostro cuore anche dopo aver visionato l’intero film. Il patriota scozzese, capace tanto di amare quanto di odiare, abile sia con la parola che con la spada, entra in noi delicatamente come una poesia per mettere a ferro e fuoco il nostro animo come solo il più abile guerriero potrebbe mai fare. Seppur falso dal punto di vista storico, Mel Gibson ci ha donato un William Wallace vero, reso reale con i pregi e i difetti che ognuno di noi può possedere e con le prerogative le aspettative a cui ognuno di noi può aspirare, dall’amore alla libertà.
Antonio Cusano
Fonti:
Blu-ray: Braveheart; disc1, disc2
Libro: Shakespeare – S. Manferlotti; Salerno Editrice
Web: Vocabolario Treccani http://www.treccani.it/vocabolario/ricerca/coraggio/