Ci sei Dio? Sono io, Margaret. su Prime Video | Recensione

Ci sei Dio? Sono io, Margaret.

Ci sei Dio? Sono io, Margaret. (titolo originale Are You There, God? It’s Me, Margaret) è un film del 2023 scritto e diretto da Kelly Fremon Craig, tratto dall’omonimo romanzo di esordio di Judy Blume (1970), premiato come miglior film al San Diego Film Critics Society Awards. L’autrice, classe 1938, ha venduto più di 80 milioni di copie e i suoi romanzi sono stati tradotti in 32 lingue; tra suoi altri titoli pubblicati in italiano, Nuovi amori (CDE, 1985), Per sempre (Rizzoli, 2016), Sorelle d’estate (Rizzoli, 1999), Ti vedrò nei miei sogni (Rizzoli, 2016), Quando le balene (De Agostini, 2020), Ragazzi, reggiseni e segreti inconfessabili (De Agostini, 2023), Le sorelle che ti scegli (Libreria Pienogiorno, 2024).

Judy Blume, cresciuta in New Jersey (dove è ambientato il romanzo e quindi il film), è stata definita dal New Yorker una delle autrici più importanti di romanzi di genere young adult e i suoi libri, talismani che hanno accompagnato moltissime ragazze verso l’età adulta, sebbene l’ALA, l’Associazione delle biblioteche americane, l’abbia inserita nella lista degli autori le cui opere sono state più spesso bandite nel 21esimo secolo. Infatti, già nel primo romanzo di Blume Ci sei Dio? Sono io, Margaret. da cui è tratto il film, l’autrice sdogana argomenti tabù per giovani e adolescenti: ciclo mestruale, bullismo, religione, amicizia, primi amori.

Ci sei Dio? Sono io, Margaret. La trama

New York. 1970. Margaret Simon (Abby Ryder Fortson) è una giovanissima ragazzina newyorkese di 11 anni alla quale, tornata da un campus estivo, i genitori Barbara (Rachel McAdams vista in Mean Girls (2004), Le pagine della nostra vita (2004), 2 single a nozze – Wedding Crashers (2005), Sherlock Holmes (2009), Midnight in Paris (2011) e Herb (Benjamin Safdie) comunicano un imminente e improvviso trasferimento in New Jersey. Margaret, seppur a malincuore, deve salutare la sua cameretta, la vivace città che sbircia un’ultima sera dalla finestra, e l’amata nonna paterna Sylvia (l’attrice premio Oscar nel 1990, Kathy Bates). Nella sua stanza, fra scaffali pieni di scatoloni, libri e qualche pianeta appeso al soffitto, la ragazzina comincia un dialogo con Dio. Ci sei Dio? Sono io, Margaret. Margaret non sa però chi sia Dio: sua madre, cristiana, è stata allontanata dai genitori bigotti, perché ha voluto sposare l’ebreo Herb, mentre sua nonna, pur recandosi al tempio, non capisce molto di quello che dicono; quindi, quando sarà adulta, sarà lei a scegliere quale religione seguire. Se proprio è necessario il trasferimento, Dio, almeno fa’ che il New Jersey non sia così male.

Grazie alla promozione del padre Herb, la famiglia si trasferisce in un quartiere residenziale, in una villetta circondata da un bel giardino. Mentre Margaret aiuta la mamma Barbara, ex insegnante di arte, a disfare i bagagli, bussa alla porta Nancy, una coetanea vicina di casa per invitarla a giocare con gli irrigatori: sarà lei a prestarle un costume da bagno. Margaret, imbarazzata, si cambia nella camera principesca della biondissima nuova amica che le mostra anche alcuni esercizi con il pomo del suo letto per imparare a baciare bene. Le bambine frequentano la stessa classe e il giorno dopo, a scuola, Margaret viene inserita in un privatissimo club la cui leader è (ovviamente) Nancy e le cui regole sono semplicissime: portare un reggiseno, fare esercizi e slogan ogni giorno per far crescere la taglia di petto, dichiarare il nome di chi ci piace, ovviamente Philip, e soprattutto non mentire sul ciclo, un evento così atteso da pregare Dio di farlo arrivare al più presto. Tra una riflessione sul rapporto madre- figlia (l’acquisto del reggiseno adattabile, la rivelazione delle motivazioni dell’allontanamento dai genitori in Ohio, la partecipazione a tutti i comitati per esser più coinvolta nella vita della figlia) e la ricerca della sua identità religiosa (shabbat a New York, la confessione dell’altissima e sviluppata compagna di classe Laura, la messa della domenica cantata con i Gospel), Margaret cerca di costruire sé stessa non solo come signorina.

E allora, quando Mr. Benedict, maestro di colore al primo incarico, chiede agli studenti di scrivere un tema di presentazione su I love…I hate…I am looking for…e Margaret scrive che I hate religion, il maestro le affida, come stimolante progetto di ricerca, proprio la religione. In un contesto in cui la scuola anni ’70 comincia ad aprirsi a nuove metodologie di insegnamento e vicinanza agli studenti, l’istituzione scolastica cerca di offrire linee guida sulla pubertà e su tutte le sue domande: ma quando, ad esempio, la visione di un documentario sulle cause del ciclo o la gravidanza non sembra soddisfarle, le bambine decidono di sfogliare un Playboy di papà Herb immaginando di avere un giorno almeno la 3AA di reggiseno come le modelle lì ritratte e agognate dai maschi.

Già, poi ci sono i ragazzi. Se durante la festa dell’odioso e sovrappeso Norman, Margaret riceve ben 2 baci da Philip dopo il fortunato giro della bottiglia, è Moose, l’amico più grande del fratello di Nancy, ad attrarre la dolcissima ragazzina, quello che taglia l’erba del loro giardino a 5 dollari all’ora, che diventa rosso quando si siedono accanto ad un concerto, quello che imbarazzato irrompe mentre tutte stanno gridando con convinzione “We must! We must! We must increase our bust!” , ma che al momento di confessarle cosa le piace di lei, viene interrotto dalla Grande Notizia (I got it! ce l’ho!- ndr. il ciclo-) di Nancy.

La situazione si complica (E allora Dio, perché adesso va tutto tutto male?) quando i nonni materni vogliono conoscere Margaret e cercano, complice anche la nonna paterna arrivata abbronzatissima dalla Florida con il suo nuovo compagno, di convincerla ad abbracciare l’uno o l’altro culto. Il filo diretto con Dio si interrompe. Margaret è in crisi e non vuole più parlare con la mamma, le amiche, l’eccentrica nonna, e soprattutto con Lui. Ma poi chi c’è lassù? Non c’è nessuno, se non io.

Un film, potente, dal finale non scontato, che segue il filo rosso (è proprio il caso di dirlo!) dei riti di passaggio nell’adolescenza, tra dubbi e tanti perché, tra delusioni, piccoli fallimenti, grandi e profondi interrogativi, nell’autenticità di uno sguardo tenero, commovente ma non disilluso, di chi ha vissuto dalla barricata rosa (troppo politically correct?) il periodo più delicato della propria vita.

Eleonora Vitale

 Fonte immagine: Google Play

 

 

Altri articoli da non perdere
Episodi più belli di Gossip Girl: i 4 da vedere
episodi più belli di Gossip Girl

Gossip Girl (2007-2012) è una serie tv americana ideata da Josh Schwartz e Stephanie Savage, la cui trama segue le Scopri di più

Film di Mamoru Hosoda: 5 da vedere
Film di Mamoru Hosoda: 5 da vedere

Vorreste vivere l’amicizia, l’amore e i legami familiari solo attraverso la visione di un film? Ottimo! Mamoru Hosoda, con i Scopri di più

Frances Ha: gli esordi di Greta Gerwig da attrice indie | Recensione
Frances Ha

Il successo di Barbie ha messo sotto i riflettori Greta Gerwig come regista, se non bisogna dimenticare che lo hanno Scopri di più

L’AstraDoc ospita Il teatro al lavoro, di Massimiliano Pacifico e con Toni Servillo
Massimiliano Pacifico

Venerdì 8 marzo la rassegna AstraDoc ha ospitato la proiezione de Il teatro al lavoro, il documentario di Massimiliano Pacifico Scopri di più

Dickinson (serie tv) | Recensione
Dickinson (serie tv) | Recensione

Emily Elizabeth Dickinson, nata ad Amherst il 10 dicembre 1830, è stata una poetessa statunitense, considerata tra i maggiori lirici Scopri di più

Indovina chi viene a cena? Un’analisi
Indovina chi viene a cena?

Nella storia del black cinema è impossibile non citare Indovina chi viene a cena?, un film che ha tutti i Scopri di più

A proposito di Eleonora Vitale

Vedi tutti gli articoli di Eleonora Vitale

Commenta