Quando si parla di cinema d’avanguardia si intende un periodo storico ben preciso che riguarda tutto il decennio degli anni ’20.
Si tratta di film che non sono fatti né per raccontare una storia né per guadagnare dei soldi, ma hanno come fine ultimo lo sperimentalismo: mostrano una profonda connessione con movimenti che non per forza nascono in ambito cinematografico, come per esempio correnti legate alla pittura, alla fotografia e alla letteratura (futurismo. dadaismo, astrattismo). Si tratta, quindi, di un cinema d’avanguardia che non vuole avere legami con la storia o con il mercato, ma è definibile in termini di cinema puro, nel senso che non vuole compromettersi in nessun modo e vuole trasmettere la pura forza delle immagini, delle ombre, delle luci e dei colori.
Il classico discorso della fotogenia, ovvero dell’idea di una forza delle immagini che è autonoma rispetto al loro significato e concezione sviluppata dall’Impressionismo francese col cinema narrativo e da un cineasta in particolare chiamato Epstein, viene traslato anche in questo cinema d’avanguardia, perché è un cinema che non vuole fare altro che restituire l’idea di forza, fascinazione, l’energia ipnotica delle immagini cinematografiche.
Cinema d’avanguardia e surrealismo
La corrente che mostra più correlazioni con questo cinema d’avanguardia è il surrealismo. Ci sono due figure importanti in relazione a questo che sono Salvador Dalì e Luis Buñuel.
Il tutto nasce dal manifesto surrealista più importante scritto da André Breton nel 1924, dove si valorizza l’idea di dover affrontare anche il caos del nostro mondo interiore che è difficile da ricondurre su dei binari razionali. Ci sono talvolta tanti aspetti del nostro funzionamento psichico che non possiamo controllare, che sono inconsci, e il surrealismo cerca proprio di capire come funziona il mondo dell’inconscio, quindi come funzionano i sogni. I sogni sono uno dei modi per comprendere le meccaniche che regolano le nostre attività psichiche che sfuggono al nostro controllo razionale: sono delle piccole narrazioni create dal nostro inconscio in cui si esprime più liberamente ciò che proviamo, pensiamo e desideriamo. I sogni rappresenteranno infatti uno dei temi principali utilizzati dal cinema d’avanguardia.
Il metodo surrealista che viene utilizzato si chiama metodo paranoico critico, perché si usano le associazione mentali tipiche del meccanismo paranoide, ma le si impiega in una direzione creativa, anziché di paura e delirio. Per questo, è importante sottolineare il rapporto molto stretto tra il surrealismo e la psicoanalisi. Nonostante i surrealisti la detestino perché legata ad una società borghese che loro vogliono attaccare, è però impossibile non vedere la correlazione con la dottrina istituita da Freud.
Mentre, però, Freud ha un approccio prettamente interpretativo, i surrealisti hanno un approccio tendente ad una trascrizione diretta senza filtri del nostro contenuto interiore.
Il film considerato capostipite del cinema d’avanguardia è una pellicola coprodotta da Luis Buñuel e Salvador Dalì chiamata Un Chien Andalou (Un cane andaluso), creato in completa autonomia finanziato con i soldi della madre di Buñuel e rilasciato per la prima volta nel 1929.
Un film che presenta una duplice valenza già solo nel prologo: da una parte mette in scena uno dei più importanti temi del film, ovvero l’eros e la violenza che scaturisce dal desiderio; dall’altra parte il tutto va letto in veste di meta-cinema e quindi, come idea di un cinema surrealista, la visione che noi definiamo normale va radicalmente modificata e rifondata su nuove basi.
Ci sono varie interpretazioni della pellicola, in cui si dice che sia la donna a sognare anche se viene da molti smentita perché gli autori sono due uomini e quindi, anche volendo interpretare la visione erotica della donna, l’eros del film resta pur sempre di stampo maschile.
L’opera è piena di immagini che sembrano apparentemente sconnesse tra loro ma che, con attenta analisi, mostrano in realtà un significato ben preciso:
-l’immagine di un pianoforte con sopra degli asini agonizzanti, che di primo acchito lascia perplessi ma che si può interpretare come la condizione sessuale maschile, fatta da una carica erotica dirompente ma che viene trattenuta da tutta una serie di aspetti relativi alla cultura borghese tradizionale a cui appartiene il protagonista: animali sgozzati che rappresentano, quindi, secondo la visione del cinema d’avanguardia, una società ormai in putrefazione e senza possibilità di essere salvata, se non tramite la sua completa distruzione;
-l’immagine delle formiche sulla mano che rappresentano una mano formicolante di desiderio, e quindi una mano sostanzialmente dedita alla masturbazione;
-l’immagine finale, in cui i protagonisti rimangono intrappolati nella sabbia. La scena più importante, piena di immaginari relativi alla morte, come una farfalla sopra di un teschio, proprio come a volerci comunicare che il desiderio non porta ad una pienezza, ma tutt’altro, alla perenne insoddisfazione.
Il messaggio che si vuole trasmettere questo film appartenente al filone del cinema d’avanguardia è che l’eros non è mai stato un qualcosa di indispensabile alla vita, ed è per questo che esiste un rapporto tra il finale, rappresentante la morte, e l’orgasmo: per i francesi l’orgasmo significa petit mort, ovvero piccola morte, segnando un legame forte tra il desiderio e la morte stessa, poiché l’orgasmo in genere è interpretato come l’uscita da sé.
Un Chien Andalou è un film che ruota quindi attorno alla contraddittorietà del desiderio e ai processi non lineari di formazione dell’identità sessuale, processi che non sono costanti ed omogenei ma completamente caotici dal punto di vista della linearità, proprio come ci insegna Freud, che fa una netta distinzione fra il tempo meccanico e quello interiore, ove quest’ultimo non presenta coordinate spazio-temporali ma dove convivono allo stesso tempo il passato, il presente ed il futuro.
Con il surrealismo c’è, quindi, un tentativo di allontanarsi dalla resa realistica ed effettiva della realtà, trasformando il cinema d’avanguardia in una macchina che ci racconta non soltanto il modo in cui la nostra interiorità influenza la nostra visione del mondo, ma diventa un modo per mettere in scena l’interiorità stessa, la sfera onirica, la psiche.
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