Civil War, un’ipotetica guerra civile negli USA, il film di Alex Garland | Recensione

Civil War, un'ipotetica guerra civile negli USA, il film di Alex Garland | Recensione

Civil War è un film thriller e drammatico di Alex Garland, che racconta una nuova ipotetica guerra civile negli USA; con protagonisti Kirsten Dunst (ricordata per il ruolo di Mary Jane Watson nella trilogia di Spider-Man di Sam Raimi e per  Il giardino delle vergini suicide, Melancholia, Il diritto di contare e Il potere del cane), Wagner Moura (noto per il ruolo di Pablo Escobar nella serie tv Narcos), Cailee Spaeny (colei che ha interpretato Priscilla Presley nel film Priscilla), Stephen McKinley Henderson (apparso in Dune), Jesse Plemons (ex interprete di Todd Alquist, uno dei personaggi di Breaking Bad) e Nelson Lee.

Il film Civil War, realizzato dalla casa di produzione A24, è stato distribuito nelle sale cinematografiche italiane da Rai Cinema e 01 Distribution dal 18 aprile. 

Civil War, il racconto di uno stato distrutto dalla guerra civile

Il film è ambientato in un futuro prossimo dove gli Stati Uniti d’America sono occupati in una guerra civile contro le Forze Occidentali (un’alleanza che unisce Texas e California); e nel frattempo, altri stati hanno scelto di impiegare le proprie guardie nazionali contro il governo federale. Lee e Joel sono un duo di giornalisti, i quali, accompagnati dall’anziano collega Sammy e dalla giovane fotoreporter Jessie, partono per un viaggio in una federazione distrutta per arrivare a Washington per intervistare il Presidente. Nonostante  le dovute attenzioni, la peregrinazione fino alla Casa Bianca non si rivelerà  facile per il gruppo…

Una vicenda che smonta ogni certezza dello spettatore (pur presentandosi come apolitica e apartitica) ambientata in un futuro prossimo. Combinando il genere del thriller, del film di guerra, di quello fantapolitico e del road movie, Garland  racconta lo scoppio di una guerra civile nel cuore di uno dei paesi del “primo mondo”, una federazione di stati che (in precedenza) si era autoeletta modello da seguire per la perfetta democrazia.

Attraverso il punto di vista dei protagonisti, possiamo assistere a scene belliche tipiche di un paese del terzo mondo anziché per gli USA: una tendopoli in uno stadio da football, alcuni grattacieli in fiamme, episodi di guerriglia urbana, i cortei dei manifestanti fermati dalla polizia, improvvisi black out nelle metropoli, l’esecuzione di alcuni sciacalli e una fossa comune nel mezzo delle campagne. Quest’atmosfera crea una sensazione di inquietudine e spaventa lo spettatore, il quale comprende che un tale evento può accadere anche in un paese che diceva di farsi garante per la  democrazia e i diritti civili nel resto del globo.

Purtroppo, durante la visione di Civil War, non viene spiegato niente circa la genesi della guerra civile; dal momento che, lautore cerca di evitare un approccio “troppo realistico” preferendo non rivelare l’ideologia politica del Presidente e dei suoi oppositori. 

Il racconto della guerra attraverso la fotografia, i luoghi e la cultura statunitense

Civil War racconta questa vicenda attraverso una serie di inquadrature oggettive e soggettive. Garland sceglie anche il punto di vista di Jessie e Lee tramite gli obiettivi delle loro macchine fotografiche; infatti, ambedue sono alla ricerca dello scatto perfetto, il quale sarà un documento storico di imprescindibile valore. Tali strumenti servono per offrire un taglio “documentaristico” al film senza seguire il modello dei found footage.

 Gli Stati Uniti di Civil War sono raccontati anche dalla musica. Ci sono ben cinque canzoni di generi diversi: rock, heavy metal, rap, folk-country e pop, simboli della cultura musicale del paese a stelle e strisce, ma utilizzati in qualità di sottofondo per scene strazianti. La musica accompagna i protagonisti in un viaggio dove dominano veicoli distrutti, palazzo in fiamme, corpi di soldati o di ribelli fucilati e torturati e carcasse di veicoli militari abbandonati sulla strada, ossia delle scene che nessuno immaginerebbe di vedere negli USA. 

Il dramma della guerra raccontato dai protagonisti 

La pellicola segue il modello delle tragedie greche piuttosto che quello dei romanzi, ossia utilizzare un numero ridotto di personaggi. Nonostante i veri protagonisti siano Dunst, Moura, McKinley Henderson e Spaeny, i quali raccontano e sono testimoni dell’orrore della guerra giunta nel continente nordamericano (un evento che molti ritenevano impossibile), colui che ruba la scena è Plemons, il quale interpreta un feroce e sadico soldato ultranazionalista. Costui sembra essere eccitato dal conflitto e dalla violenza, un fervente sciovinista che condividerebbe le medesime idee del  movimento White Power.

 Invece, per quanto riguarda il Presidente interpretato da Nick Offerman, quest’ultimo appare solo all’inizio e nel terzo atto dell’opera: un Capo di Stato che ha fallito la sua missione e ha lasciato un paese gravemente diviso. Mentre all’inizio della vicenda raccontata in Civil War il politico è in diretta per richiamare la Nazione, alla fine preferisce nascondersi nell’ombra della Casa Bianca e di stare lontano dai riflettori. Un personaggio giudacato mediocre dal giornalista Sammy e paragonato a diversi dittatori del Novecento e degli ultimi anni. 

Civil War e la (seconda) guerra civile americana secondo Garland 

Civil War è un ottimo film, dove il thriller e la fantapolitica incontrano il modello del road movie. Un film che non non vuole essere satirico, dove non c’è posto per la critica sociale o l’umorismo nero, piuttosto per raccontare come il male della guerra e le sue conseguenze siano arrivati negli Stati Uniti.

L’opera di Garland non vorrebbe fare politica, dal momento che il regista e sceneggiatore non menziona nessun partito o personaggio esistente, ma preferisce avvisare il pubblico circa il rischio che un conflitto del genere possa scoppiare sul suolo statunitense, un paese oramai sempre più diviso.

Fonte immagine di copertina:  screenworld.it

A proposito di Salvatore Iaconis

Laureato in Filologia moderna presso l'Università Federico II di Napoli il 23 febbraio 2024 e iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 25 gennaio 2021. Sono cresciuto con i programmi educativi di Piero e Alberto Angela, i quali mi hanno trasmesso l'amore per il sapere, e tra le mie passioni ci sono la letteratura, la storia, il cinema, la filosofia e il teatro assieme alle altre espressioni artistiche.

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