Al giorno d’oggi ci sono diverse serie televisive che hanno preso piede su canali e piattaforme di streaming, di diversi generi e formati. Abbiamo serie comiche, fantascientifiche, poliziesche, fantasy, ma ci sono anche serie tv che raccontano la vita di tutti i giorni di persone comuni e, talvolta di famiglie, adolescenti o personaggi noti. Fin qui tutto bene; il problema sorge nella tendenza, sempre più comune, di mostrare la vita di criminali in televisione, molto spesso come protagonisti.
Quest’ultimo tipo di serie è molto discusso, dal momento che molti ritengono che il guardare le vite di criminali in televisione, come trascorrono la giornata e come mettono in atto i propri crimini possa influenzare bambini e ragazzi spingendoli ad imitare azioni e situazioni al di fuori della legalità.
Il criminale è il nuovo eroe
Anche Gherardo Colombo, ex magistrato e titolare di inchieste importanti come quelle sulla P2 e Mani Pulite, afferma che troppo spesso le vite di questi criminali in televisione e su internet vengono enfatizzate ed esaltate, sembrando quasi voler portare lo spettatore ad ammirare le azioni dei protagonisti. Per esempio, in alcuni di questi programmi, in caso di omicidio non viene raccontata la sofferenza dei parenti della vittima o l’investigazione dei poliziotti per scoprire il colpevole, ma la storia del colpevole stesso, spesso in modo celebrativo. Come sottolineato anche dall’ex magistrato, queste storie, come ad esempio quella di Totò Riina, devono essere raccontate solamente a scopo di comunicare la notizia, e non di raccontare le vite di questi criminali trasformati in eroi.
I modelli dei giovani
Ci sono molte realtà nelle quali i giovani, che sono i più condizionabili, non hanno un’istruzione a livello civico e quindi credono di imparare come funzionano veramente le cose attraverso questi programmi. Vedono questi malviventi come degli eroi che riescono a muoversi perfettamente nei quartieri come nella famosa serie Gomorra, serie televisiva criminale ispirata all’omonimo romanzo di Roberto Saviano, che parla delle gesta di camorristi e spacciatori di droga che agiscono nella periferia di Napoli.
Scelte di vita e di regia
Il loro ruolo di modelli dipende da come i criminali vengono descritti, quali aspetti della loro storia e del loro carattere vengono narrati e da quale punto di vista viene narrata la vicenda. Lo dice anche lo scrittore e sceneggiatore Alessandro Fabbri, secondo il quale chi scrive storie del genere si assume una grande responsabilità. Questo perché deve essere capace di raccontare storie reali di violenza, problemi della società, mali incurabili, cercando sempre, però, di rendere chiare le conseguenze a cui portano determinate scelte. Così potrà far in modo di rendere questi personaggi dei modelli non da imitare, ma evitare. Lo scrittore o sceneggiatore della storia deve cercare di non raccontare gli eventi in modo superficiale, non deve limitarsi a descrivere solo fisicamente il criminale ma anche analizzare il suo carattere e gli avvenimenti che lo spingono a commettere determinate azioni. Bisogna fare in modo che lo spettatore cominci a porsi delle domande e a riflettere attentamente sul messaggio che la serie vuole trasmettere. Mostrare coraggiosamente questo tipo di realtà può essere utile anche per educare i ragazzi, come anche gli adulti, a conoscere e comprendere questi tipi di vita che non gli appartengono. Che uso faranno di queste conoscenze dipende soltanto da loro.
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