Daisy Jones and the Six, adattamento del romanzo di Reid

Daisy Jones and the Six, adattamento del romanzo di Reid

Adattamento del romanzo di Taylor Jenkins Reid, Daisy Jones & the Six, la serie, utilizza alcuni stratagemmi narrativi per catapultare lo spettatore nel dietro le quinte di una rock band fittizia.

Adattata da Scott Neustadter e Michael H. Weber dal romanzo di Taylor Jenkins Reid (autrice, tra l’altro, del fortunato libro I Sette Mariti di Evelyn Hugo), Daisy Jones & the Six è una serie prodotta da Amazon Prime, un musical “finto-documentaristico” del dietro le quinte dell’ascesa e caduta di una rock band fittizia, il tutto ambientato dalla fine degli anni ’60 fino a metà ’70. L’adattamento del romanzo di Reid in 10 episodi mantiene la struttura dell’opera originale, in cui la storia si presentava come un “racconto orale”, ma lo fa con una cornice documentaristica, in cui l’azione è intervallata da scene in cui i personaggi rispondono a un intervistatore vent’anni nel futuro. Nella serie, i diversi punti di vista dei narratori sono infatti integrati in una narrazione lineare. L’approccio della serie è caratterizzato da un’intensità elevata di azioni ma a un ritmo moderato: si cerca di coprire tutti gli aspetti della storia, anche se a volte si dilunga un po’ (forse un po’ troppo), e nonostante il pretesto di una trama documentaristica risulti essere inizialmente interessante, la serie richiede comunque una certa sospensione dell’incredulità da parte dello spettatore.

Riley Keough, nota anche per Mad-Max: Fury Road, interpreta stavolta la protagonista dell’adattamento del romanzo di Reid, Daisy, una ragazzina di Los Angeles che incontriamo per la prima volta aggirarsi per Sunset Strip da adolescente alla fine degli anni ’60. In seguito, inizia a scrivere i suoi pensieri più profondi nei testi delle canzoni, e inserisce i testi delle sue canzoni.

Nel frattempo, in un sobborgo di Pittsburgh, Billy Dunne (Sam Claflin) viene persuaso a unirsi alla “garage band” di suo fratello Graham (Will Harrison): insieme suonano ai balli scolastici, alle feste e nei bar locali fino a quando un incontro casuale con un manager del tour di Los Angeles li spinge a trasferirsi in California, insieme alla ragazza di Billy, Camila (Camila Morrone). Un famoso produttore discografico, Teddy Price (Tom Wright), colpito da Daisy e dalla band di Billy, in momenti separati nel corso della serie, li mette insieme, contro la volontà di Billy. Ma un singolo di successo rende inevitabile la sua unione ai Six, e le cose progrediscono, regrediscono, fino alla disfatta finale

Il gruppo che sembra aver ispirato l’autrice del romanzo è quello in cui militava la splendida e leggendaria Stevie Nicks, i Fleetwood Mac, gruppo famoso per i suoi intricati legami amorosi interni e i problemi legati alla droga. Considerato il gruppo più “soap opera” del rock, la loro carriera è sempre sembrata una storia pronta per essere trasformata in un romanzo rosa o una miniserie televisiva. Nonostante i riferimenti alla band reale e i brani inediti di Daisy Jones e dei Six, la serie comunque non cerca di replicarne il sound unico dei Mac, né la loro storia complicata.

L’adattamento del romanzo di Reid presenta comunque degli spunti molto interessanti: oltre a fornirci un quadro ben ricostruito del panorama musicale statunitense di metà anni ’70, questa è principalmente la storia di Daisy e Camila, focalizzata sulle donne nella musica e nel mondo, e su ciò che ci si aspettava da loro e da loro. («Non sono la musa di nessuno», insiste la bellissima Daisy. «Io sono qualcuno»). Come eroine emarginate, continuamente molestate e sfruttate, o molto spesso dimenticate (come nel caso di Camila), anche se adorate; i personaggi femminili di questa serie lasciano un’impressione più forte dei maschi, Keough e Morrone in particolare, ma anche Wright e Claafin nei loro ruoli più piccoli.

Anche se la musica di quegli anni fornisce un contesto in cui il sesso, le droghe e il rock ‘n’ roll possono esprimersi liberamente, l’adattamento del romanzo di Reid è comunque ricco di cliché: come l’artista dai mille tormenti, la carriera maledetta dagli eccessi, l’attrazione sessuale tra partner creativi, la lotta tra ciò che è artistico e ciò che è commerciale, l’arte contro la vita… Eppure, bisogna dire che la maggior parte dei tipi di personaggi e degli incidenti in Daisy Jones, scandalosi o banali, hanno avuto i loro equivalenti (e peggio) nel vero mondo del rock, il che non rende la serie stessa particolarmente reale.

Le canzoni rilasciate realmente a promozione della serie, che compaiono anche nei vari episodi, sono assai orecchiabili. Eppure, ci vuole un po’ di immaginazione per accettare i Six come “una delle più grandi band al mondo”, così come è fatto presente nella serie, o per accettare la presunta potente alchimia tra il frontman Billy, cupo, a volte anche piuttosto fastidioso, e Daisy, che è generalmente solare, nonostante la sua mancanza di autocontrollo e l’occasionale uso che fa di droghe.

La visione migliore di Daisy Jones & the Six è quella di un racconto romanzato sulla musica, esplora alcuni temi interessanti, altri un po’ meno, con un finale che sicuramente tocca chiunque, nonostante gli alti e i bassi (più bassi che alti) della serie in totale.

Immagine in evidenza: primevideo

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