Elf Me degli YouNuts!: un Natale italiano fantasy | Recensione

Elf Me degli YouNuts!: un Natale italiano fantasy | Recensione

Dal 24 novembre 2023 è disponibile su Prime Video il film italiano fantasy di Natale Elf Me, per la regia del duo YouNuts!, composto da Antonio Usbergo e Niccolò Celaia, già famosi per la grande carriera nell’ambito dei videoclip musicali (celebre e premiato da Esse Magazine è quello della canzone Lunedì di Salmo del 2019, grazie anche all’interpretazione di Alessandro Borghi), nonché per le prime pellicole connotate da un’attenzione al genere e al pubblico generalista, come la penultima: Grosso guaio all’Esquilino – La leggenda del kung fu.

Elf me degli YouNuts!: dal fantasy natalizio al cinema di genere

L’importanza di un lungometraggio come Elf Me degli YouNuts! è data dall’attenzione al genere, poiché un film italiano di Natale fantasy, molto all’americana potremmo dire, non è mai esistito; indice di questo aspetto è soprattutto il largo uso di effetti visivi, oltre che il surreale insito nella trama: in passato già si sono avuti esperimenti in questo senso, come 10 giorni con Babbo Natale (2020)  di Alessandro Genovesi e Io sono Babbo Natale (2021) di Edoardo Falcone, ma, mentre il primo è il sequel di una commedia imperniata sulla comicità dell’attore-protagonista Fabio De Luigi, il secondo si basa invece su quella del Babbo Natale di Gigi Proietti. In entrambi i film perde di importanza il genere, che da fantasy natalizio si trasforma nella più commerciabile commedia natalizia, per l’elemento surreale posto completamente in secondo piano, quasi come palliativo ed illusione finale ai problemi sociali e psicologici che le storia tenta di raccontare; tuttavia non è un caso che il passo in avanti viene fatto rendendo la figura surreale di Babbo Natale più centrale da una pellicola all’altra, come testimonia il personaggio di Proietti a discapito del precedente personaggio di Abatantuono.

Al di là di ciò, bisogna dire che il fenomeno è in sintonia con il ritorno al genere degli ultimi anni in tante salse oltre a quella natalizia, come il musical Ammore e malavita dei Manetti Bros. e il supereroistico Lo chiamavano Jeeg Robot di Mainetti (casualmente sceneggiatore e produttore dell’ultimo lungometraggio degli YouNuts!), ma si possono fare tanti altri esempi. Poste queste premesse, si può analizzare la pellicola, alla luce del fatto che sicuramente allarga gli orizzonti del cinema italiano, però non lo fa con poche criticità.

Ascesa e caduta: tra sceneggiatura, effetti visivi e recitazione

La trama di Elf Me degli YouNuts! è piuttosto semplice, ma sicuramente non scontata, soprattutto contestualizzandola in Italia: Trip è un buffo e audace elfo costruttore al servizio di Babbo Natale, che per la sua sbadataggine finisce per essere spedito dalla Lapponia a casa di Elia, un ragazzino di 11 anni che vive solo con la madre. Tuttavia l’elfo deve tornare a casa prima di Natale, altrimenti potrebbe svanire, e l’unico metodo è ottenere una lettera di reso del bambino, il quale decide di scrivergliela in cambio del suo aiuto magico per salvare il negozio di giocattoli della madre, in declino da tempo, ma presto qualcosa va storto.

Dalla struttura di base della sceneggiatura già si intuisce l’innovazione del fantasy natalizio italiano, anzi, forse si può parlare di consacrazione, considerando che sembra il tentativo più audace tra quelli citati, infatti la trama semplice diventa più complessa e meno scontata grazie alle complicazioni scaturite dalla magia elfica, nonché da creature ed oggetti fuori dal comune. È per questo che vi è largo uso di CGI, che sicuramente non è all’altezza di molti prodotti simili oltreoceano anche più vecchi, infatti arriva ad essere disturbante in alcune scene dove viene impiegato a dismisura; ad esempio, la battaglia finale tra i protagonisti e il villain è di grande audacia, soprattutto in sceneggiatura e regia, ma gli effetti visivi in alcuni aspetti si rendono troppo visibili, risultando irreali ed artificiali. Si è finora solo citato il più grande pregio di Elf Me degli YouNuts!: i personaggi, ma non tutti, e questo è importante. Geniale è stato, per i tempi e il contesto cinematografico, catturare l’attenzione nei trailer e nelle locandine con l’interpretazione di Lillo, il quale nelle vesti di Trip è comunque un protagonista e fa fuoriuscire il suo lato comico, ma resta un aiutante di Elia, il quale è il vero protagonista, e infatti Federico Ielapi, che recita nei suoi panni in maniera sorprendente,  acquista così maggior spazio, favorendo di più l’immedesimazione dei bambini con i propri problemi e i propri sogni (la dislessia, il bullismo, la mancanza di un padre, però anche la prima cotta e il successo del negozio). Tuttavia, per un buon protagonista serve un buon villain, così ecco che compaiono le coraggiosi complicazioni con il simpatico colpo di scena della battaglia, che non potevano funzionare senza l’interpretazione di Claudio Santamaria, un fanatico e grottesco produttore di giocattoli nel film.

Insieme ai meriti ci sono anche le note dolenti del lungometraggio, ovvero una storia più convincente ed originale nella struttura di base che in alcuni snodi e dialoghi, quasi da fan-service per i bambini, ricalca luoghi comuni e ragionamenti semplicistici adatti solo a fasce d’età molto basse. Quindi, da un lato scaturiscono personaggi-macchietta come i bulli, troppo surreali a differenza degli altri ragazzini, anche per limiti recitativi, e dall’altro scene scontate, come la scena conclusiva, molto forzata per dare un finale a tutte le sottotrame. Il vero fan-service è rappresentato, d’altro canto, dalle citazioni al genere e da alcuni film del passato che, al contrario, sono validi e nemmeno superflui.

Regia e messa in scena: si poteva fare di meglio?

Per quanto riguarda il resto, si possono cogliere aspetti positivi nella regia degli YouNuts!, che in qualche scena ha delle trovate interessanti, tra cui la già citata battaglia finale di Elf Me, ma in linea di massima vengono predilette inquadrature larghe dai totali ai campi lunghissimi, che continuamente sottolineano la magnificenza o l’oscurità dei luoghi e dei personaggi descritti, oltre a movimenti di macchina; questi ultimi rendono più frenetica la scoperta degli avvenimenti, e spesso creature o oggetti magici sono quasi da film horror, ma senza jumpscare nel senso stretto del termine. Al di là di questo, il procedere della storia attraverso inquadrature e movimenti di montaggio, risulta regolare, a tratti banale, però è la norma per un lungometraggio rivolto a bambini e famiglie, dunque sostanzialmente mainstream. La messa in scena, infine, è abbastanza limitata, perché, a parte la scenografia di alcuni spazi fondamentali, come la casa di Elia e il capannone dell’antagonista, ci sono esterni innevati, perfetti per il contesto natalizio, e pochi altri luoghi coinvolti, che rafforzano la monotonia e semplicità delle immagini; tuttavia vi sono miglioramenti dovuti alla fotografia, che si fa bastare una grande distinzione tra luci e colori saturi nelle scene positive, e prevalenza di oscurità in quelle negative ma, ancor di più, sono di aiuto i trucchi e i costumi indossati dai personaggi, curati in maniera eccelsa in alcuni dettagli (la madre di Elia e il suo grottesco nemico sono due esempi opposti: la prima colorata, il secondo cupo, ma ugualmente stravaganti).

Fonte immagine: Prime Video

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A proposito di Giuseppe Arena

Ciao, mi chiamo Giuseppe Arena e sono di Napoli. Fin da bambino amo il cinema, infatti ora lo studio alla facoltà di Scienze della comunicazione, presso l'Università Suor Orsola Benincasa; inoltre nel tempo libero, oltre a guardare film, ne parlo pure su "Eroica Fenice" e sulla mia pagina Instagram "cinemasand_". Oltre al cinema, sono appassionato anche di altre arti, comunemente incluse nella "cultura-pop", come le serie-tv e i fumetti: insomma penso che il modo migliore per descrivere il mondo sia raccontare una storia!

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