In poco più di un decennio, Adam Driver si è consolidato come uno dei protagonisti indiscussi del panorama cinematografico americano. Con un passato nella marina americana e un diploma in recitazione alla Julliard, una delle scuole di recitazione più importanti degli Stati Uniti, ha lavorato con molti dei registi più iconici e innovativi di Hollywood, tra cui Martin Scorsese, Spike Lee, Ridley Scott, Jim Jarmusch, Noah Baumbach e Steven Soderbergh. Complice anche il successo del recente film Ferrari per la regia di Michael Mann, la strada dell’attore si presenta tutta in discesa, con una nuova pellicola diretta da Francis Ford Coppola all’orizzonte, intitolata Megapolis.
La statura imponente, la voce profonda e la sua enorme presenza scenica rendono Driver un attore versatile, ugualmente adatto a interpretare protagonisti fuori dagli schemi, villain spietati e personaggi secondari buffi. L’attore sa essere divertente, intimidatorio e profondamente empatico, range che riesce sfoderare spesso all’interno di uno stesso film.
Diamo uno sguardo ai migliori ruoli cinematografici dell’attore due volte nominato all’Oscar, e quattro agli Emmy.
Storia di un matrimonio (2019)
Tradizionalmente, una storia che finisce in matrimonio è classificata come una commedia. Ma che dire di una storia che inizia con la fine di un matrimonio? Il film di Noah Baumbach ci presenta questo scenario, ma non risponde del tutto a tale domanda. Il personaggio interpretato da Adam Driver è Charlie, un regista teatrale narcisista che si preoccupa più del suo lavoro che della sua famiglia, il che porta lo spettatore a empatizzare più con sua moglie Nicole (Scarlett Johansson) quando inizia la procedura di divorzio. Man mano che il film va avanti, asserviamo Charlie più da vicino: la sua vulnerabilità e il suo dolore creano un senso di empatia che diviene via via sempre più viscerale, complice probabilmente anche la straordinaria bravura dell’attore. La situazione di Charlie è il frutto delle sue azioni, ma nonostante tutto non riusciamo a non provare pietà per lui.
Quello che segue – la rottura sconvolgente di una coppia che, con i rispettivi spietati avvocati, barcolla dalla goffaggine alla rabbia alla ricerca di un nuovo equilibrio – è un capovolgimento della robusta osservazione di Tolstoj su famiglie felici e infelici: la recitazione di Driver e Johansson dimostrano con intensità, ma anche semplicità, che felicità è unica, inesprimibile, uno stato che esiste al di fuori della narrazione.
Di recente, l’attore è tornato a collaborare con Baumbach nella commedia dark apocalittica Rumore bianco, uscito nelle sale italiane il 7 Dicembre 2022.
Paterson (2016)
In Paterson, Adam Driver interpreta il suo personaggio più docile della sua carriera. Paterson è un autista di autobus che lavora a Paterson, New Jersey! Conduce una vita scandita da una routine apparentemente fisssa, che ogni giorno si arricchisce di piccoli momenti unici e dei frammenti di conversazioni che il suo orecchio capta mentre guida. Scrive poesie che non condivide con nessuno, nemmeno con sua moglie, Laura (Golshifteh Farahani), che lo incoraggia continuamente a uscire dalla sua zona di comfort. Tuttavia, Paterson è contento di vivere una vita semplice. Le lunghe scene in cui Paterson osserva in silenzio non sono avvincenti, ma Driver riempi quei silenzi con la sua presenza scenica, riuscendo a comunicare la poeticità dei momenti più semplici della quotidianità anche quando il suo personaggio è in silenzio.
BlacKKKlansman (2018)
In questa commedia nera poliziesca basata su una storia realmente accaduta, Spike Lee chiede ad Adam Driver d’interpretare un poliziotto taciturno e relativamente simpatico che, sotto copertura, deve fingere di essere un mostro razzista. Quando l’ufficiale di polizia afroamaericano Ron Stallworth (John David Washington) si mette in contatto con i membri locali del Ku Klux Klan al telefono, dà loro accidentalmente il suo vero nome, il che significa che il suo collega Flip Zimmerman (Driver) deve fingere di essere lui negli incontri con i membri del Klan. Driver recita in modo tale da far credere agli altri Klansmen di essere Stallworth, è incredibilmente convincente anche nei momenti più barbarici in cui, malgrado il suo personaggio sia ebreo, deve dimostrare la totale appartenenza al clan e al suo ideale, sostenere la supremazia della “razza bianca cristiana” che giustifica gli atti di violenza ai danni degli afroamericani e agli ebrei.
The Last Duel (2021)
In The Last Duel di Ridley Scott, un’epopea storica piena di terribili uomini medievali, il personaggio di Adam Driver è il più cattivo e meschino di tutti. L’attore interpreta Jacques Le Gris, e non c’è modo di addolcirlo: è un uomo assolutamente malvagio e manipolatore, ma Driver sa dimostrare una bravura eccellente anche per questi ruoli dalla natura indubbiamente più complessa. Il film segue un’accusa di Marguerite de Carrouges (Jodie Comer) di essere stata violentata da Le Gris. Il marito di Marguerite, Jean (Matt Damon), è furioso e sostiene sua moglie, provocando un violento duello all’ultimo sangue. Sfortunatamente, malgrado l’impeccabile messa in scena e il lavoro di tutti gli attori del cast, The Last Duel non ha ricevuto l’attenzione che meritava.
Adam Driver ha collaborato nuovamente con Jim Jarmusch per questa insolita commedia horror sull’apocalisse zombie. Il film è tutt’altro che perfetto, tuttavia, rimane un lavoro interessante. Il film ci presenta anche la performance più stravagante e affascinante di Driver nei panni dell’agente Ronnie Peterson, un uomo arguto che viene coinvolto in un piccolo problema con gli zombi. Trascorre il film facendo battute e osservazioni uniche mentre combatte i non-morti che iniziano ad attaccare la città. Driver e il suo partner, interpretato da un grande Bill Murray, si approcciano al film in maniera stravagante e carismatica.
Annette (2021)
In questo film musical del 2021 diretto da Leos Carax, al suo esordio in un film in lingua inglese, la maggior parte del suo dramma, ancorato dentro e intorno a Los Angeles, è raffigurato insieme alle canzoni, che vanno molto spesso a prendere il posto del dialogo, evocando gli stati d’animo dei personaggi. Henry McHenry (Adam Driver), che si esibisce come “The Ape of God”, è (come dichiara il presentatore senza nome dello show) un comico standup “leggermente offensivo” e “infame del mondo” che si innamora del personaggio di Marion Cotillard, una cantante lirica di nome Ann Defrasnoux. Ann e Henry presto si sposano e hanno una figlia di nome Annette, ma la relazione lo rovina, personalmente e professionalmente. Si sente infelicemente addomesticato, e risponde diventando grossolanamente offensivo nel suo atto. Di conseguenza, la sua carriera crolla mentre quella di Ann decolla, e si lascia andare con auto-indulgenza. Annette, che Henry cresce poi da solo, si rivela un prodigio, una cantante dal talento innato che Henry sfrutta per trasformarla in una star internazionale e, naturalmente, per approfittare del suo successo. Henry è al centro del film, ma la sua posizione è stranamente ambigua. Annette è una rappresentazione anti-psicologica di un personaggio dostoevskiano. Infatti, l’antieroe di Driver, per la sua follia, il suo deterioramento mentale, nonché il suo spietato astio verso la società, lo rendono una sottospecie di “uomo del sottosuolo” …
Valeria Vacchiarino – Chiara Santoro