Francesca Archibugi è un’attrice, regista, scrittrice e sceneggiatrice, nata a Roma il 16 maggio 1960. Uno dei suoi ultimi progetti è la regia della serie tv La Storia, basato sull’omonimo romanzo di Elsa Morante, trasmesso da gennaio 2024 su Rai1. Esordisce alla regia nel 1988 con il film Mignon è partita, in cui butta dentro con sarcasmo anche le proprie vicende famigliari. È un inizio di carriera promettente: questo film di Francesca Archibugi porta a casa ben cinque David di Donatello, due Nastri d’Argento e altri premi internazionali.
Artista eclettica e poliedrica non si limita a rimanere dietro la macchina da presa, ma si cimenta anche nei panni di attrice, sia per il teatro sia per il cinema e in quelli di sceneggiatrice. In veste di regista i suoi film sono caratterizzati da un’aderenza al reale, con un focus sulle dinamiche familiari, i rapporti interpersonali e la crescita individuale. Di seguito gli ultimi film di Francesca Archibugi.
Ecco i 3 film di Francesca Archibugi da vedere
1) Il nome del figlio
Il nome del figlio (2015) è una trasposizione cinematografica della pièce teatrale Le Prénom, dalla quale era già stato tratto nel 2012 il film francese Cena tra amici. Il film di Francesca Archibugi presenta un cast d’eccezione, infatti tra i vari interpreti vi sono Alessandro Gassman, Valeria Golino, Luigi Lo Cascio, Rocco Papaleo e Micaela Ramazzotti.
Il gaudente e sempre incline agli scherzi Paolo Pontecorvo, figlio di un parlamentare di sinistra sopravvissuto all’Olocausto (dettaglio da non trascurare), viene invitato insieme alla moglie Simona a cena a casa della sorella. La coppia è in dolce attesa e Paolo quella sera comunica ai commensali Betta e Sandro, rispettivamente sorella e cognato e all’amico Claudio, il nome scelto per il nascituro: Benito. Quello che voleva essere solo uno scherzo ben presto prende i toni dello scontro e tra scambi di idee, giudizi e pareri non richiesti assume i contorni di un’intricata matassa difficile da sbrogliare. Il risultato è che tutti ne escono offesi e feriti e al contempo guardinghi nel continuare a celare i segreti di cui sono custodi, che qualora dovessero venir fuori potrebbero incrinare ulteriormente il già precario bilancio affettivo della famiglia Pontecorvo.
2) Vivere
Vivere (2019) è un film di Francesca Archibugi basato su un racconto scritto dalla stessa regista e intitolato Viaggio in Italia.
Gli Attorre sono una famiglia romana come tante: Susi (Micaela Ramazzotti) tiene corsi di danza per donne in sovrappeso, Luca (Adriano Giannini) è un giornalista freelance e Lucilla è la figlia di sei anni affetta da asma; al quadretto si aggiunge anche Pierpaolo, figlio di Luca avuto da un’altra donna. Seppure abitino in una casetta a schiera sono lontani dalla famiglia perfetta del mulino bianco. Infatti, faticano a sbarcare il lunario ed è il figlio Pierpaolo a passare loro dei soldi per assicurarsi che la sorellastra abbia le cure adeguate. Inoltre i due coniugi sono soliti litigare, perché secondo Luca la moglie non riesce a dare le dovute attenzioni alla figlia e conciliare il lavoro e gli svariati impegni quotidiani. La risposta ai loro problemi sembra essere Mary Ann, una ragazza alla pari irlandese che assumono per ricevere un aiuto in casa. Tuttavia la sua presenza aggiunge scompiglio alla già complicata equazione familiare, che tra tradimenti e bugie è sempre più lontana da un’auspicata stabilità.
Le vicissitudini della famiglia Attorre vengono seguite con una discreta partecipazione dal loro vicino di casa soprannominato Perind (abbreviazione di perito industriale). Quando Susi tenta di scusarsi con lui per i possibili fastidi arrecati l’uomo le risponde: “Vi vedo vivere… io vi invidio”. Con queste parole il messaggio che questo film di Francesca Archibugi vuole trasmettere è che la vita assume pienezza nell’imperfezione, perché solo sbagliando si può andare avanti e non ci si limita a rimanere fermi al punto di partenza per paura di commettere un errore.
3) Il colibrì
Il colibrì (2022) è un film di Francesca Archibugi tratto dal bestseller omonimo di Sandro Veronesi.
La pellicola ripercorre la vita di Marco Carrera (Pierfrancesco Favino), da bambino soprannominato dalla madre “colibrì” per via del suo aspetto esile e minuto. La sua è una famiglia infelice: i suoi genitori sono sempre ai ferri corti e le cose non migliorano quando sua sorella maggiore si toglie la vita. L’unica che riesce a farlo sentire meglio è Luisa, della quale si innamora da ragazzo ma con cui non avrà mai una storia d’amore. I due per tutta la vita vivranno questo amore platonico, intrattenendo uno scambio epistolare. Sarà proprio Luisa in una di queste lettere a digli che il soprannome “colibrì”, ormai adulto non gli si addice più tanto per la statura minuta, quanto invece per gli sforzi immani che compie per rimanere fermo. La vita di Marco Carrera è in bilico tra immobilismo e resilienza. Non si riesce a capire davvero se la sua non-azione sia l’applicazione di una filosofia stoica o espressione della sua inettitudine.
Fonte immagine in evidenza: Prime Video