Sofia Coppola è una regista, attrice e produttrice cinematografica. Figlia del celebre regista italoamericano Francis Ford Coppola, Sofia Coppola è una delle registe più amate per il suo modo di rappresentare le diverse sfaccettature dell’universo femminile, portando sul grande schermo personaggi complessi che si muovono in bilico tra sogno e realtà. Scopriamo insieme tre film di Sofia Coppola classificati come capolavori cinematografici da non perdere.
1. Il giardino delle vergini suicide
Sofia Coppola esordisce nel 1999 con la pellicola Il giardino delle vergini suicide (The Virgin Suicides), adattamento cinematografico del romanzo di Jeffrey Eugenides Le vergini suicide. Il film segue la storia di cinque sorelle: Cecilia (Hanna R. Hall), Lux (Kirsten Dunst), Bonnie (Chelse Swain), Mary (A. J. Cook) e Therese (Leslie Hayman). La famiglia Lisbon, questo il cognome delle sorelle, vive in un quartiere di Detroit e il signore e la signora sono severissimi con le ragazze, impedendo loro di godere di una vita adolescenziale come tutti gli altri. Tuttavia, la svolta tragica che permette alle sorelle di assaporare un assaggio di quella libertà tanto agognata è il suicidio della più piccola, Cecilia. Da quel punto, la storia vede il crescendo di tragici avvenimenti che culminano con il suicidio delle altre quattro sorelle.
Nel film di Sofia Coppola, la narrazione è raccontata attraverso gli occhi dei ragazzi del quartiere, a rappresentare il distacco che si avverte tra le ragazze e il mondo esterno . Le giovani sono avvolte da un’aura di mistero che incuriosisce gli spettatori e riflette l’aspetto malinconico e nostalgico del film. La nostalgia per un’adolescenza mai vissuta e la mancanza di esperienze sublimi narrano di una storia emotivamente coinvolgente, incorniciata da una tragica bellezza senza tempo che solo un adolescente può incarnare.
2. Marie Antoinette
Quando Marie Antoinette uscì nelle sale nel 2006, la critica non era molto convinta del risultato. Il film riprende una delle figure femminili più controverse della storia, Marie Antoinette (Kirsten Dunst), cercando di sdoganarla dall’antico ruolo di Madame Deficit. Nel film di Sofia Coppola, Marie Antoinette è inizialmente poco più di un’adolescente costretta a lasciare l’Austria in vista del suo matrimonio con il Delfino di Francia Luigi XVI (Jason Schwartzman). La pressione della corte di Versailles diventa una sfida che Marie affronta con la leggerezza dei suoi anni; la giovane è frivola e innocente, ma ciò non la priva di una profondità d’animo scaturita dal senso di solitudine. I patimenti dell’adolescenza e il peso del mancato adempimento dei doveri coniugali da parte del marito, portano la regina a chiudersi in un mondo tutto suo, fatto di sfarzo, moda e piaceri.
Il film di Sofia Coppola è famoso per i suoi costumi di scena esagerati e sfarzosi. La costumista Milena Canonero, premiata dall’Academy Award, ha studiato accuratamente i vestiti dell’epoca, assicurandosi di adattarli alla visione moderna della Coppola attraverso i colori e le stampe. Gli abiti si evolvono insieme a Marie, e il suo stile cambia man mano che la giovane si lascia trascinare dalla perdizione della corte, per poi maturare con l’arrivo della maternità. In una scena del film, un dettaglio sorprendentemente anacronistico sono un paio di Converse Chuck Taylor All-Stars color malva apparse tra le tante scarpe della regina, un simbolo di ribellione adolescenziale che si inserisce perfettamente nell’estetica pop del film, creando un ponte tra la Marie del passato e il presente del pubblico.
3. Lost in Translation – L’amore tradotto
Ultimo suggerimento tra i film di Sofia Coppola consigliati è Lost in Translation, pellicola del 2003 candidata a quattro premi Oscar e vincitrice per la miglior sceneggiatura originale. Ambientato a Tokyo, il film segue le vicende di Bob Harris (Bill Murray) e Charlotte (Scarlett Johansson): lui è una star in declino che si trova in Giappone per girare uno spot pubblicitario per una marca di whisky, lei è una giovane sposa che ha accompagnato il marito fotografo in un viaggio di lavoro. I due si incontrano nel bar dell’albergo sempre aperto, dove si recano a tarda notte a causa dell’insonnia. Quando suo marito John (Giovanni Ribisi) parte per un lavoro fuori città, Charlotte si sente sempre più sola e ciò la porta a trascorrere molto tempo con Bob. I due si rifugiano in un mondo tutto loro, fatto di conversazioni profonde, che li porta a sviluppare una forte connessione emotiva. Entrambi sono legati da un profondo senso di solitudine e insoddisfazione: Charlotte, pur essendo sposata da poco, avverte che suo marito sembra amare più il lavoro che lei, mentre Bob è oppresso dalla sua vita familiare e insoddisfatto della carriera.
Nel film di Sofia Coppola, l’atmosfera intima è accentuata da una regia sensibile che utilizza Tokyo come sfondo della narrazione. La città, caratterizzata da un’illuminazione incessante e da una vita sempre frenetica, è anche nota per il senso di alienazione che l’ intensa vita lavorativa comporta. Non è quindi casuale che la storia sia ambientata nella capitale giapponese. Il maggiore cruccio dei protagonisti è non aver ancora trovato un posto nel mondo, e il loro senso di estraneità è amplificato dalla scelta della regista di collocarli in un contesto sconosciuto, di cui non comprendono né la lingua né le usanze. Sofia Coppola racconta una storia di incomunicabilità: quella che sembra una semplice amicizia si perde nella traduzione (come suggerisce il titolo Lost in Translation), evolvendosi in un sentimento più profondo e complesso.
Fonte immagine: Raph_PH da Wikimedia