Antonio de Curtis, in arte Totò, è stato uno dei più grandi attori italiani del Novecento, un artista poliedrico che ha spaziato dal teatro al cinema, dalla rivista alla televisione, lasciando un segno indelebile nella cultura popolare italiana. Totò, nato a Napoli nel 1898 e morto a Roma nel 1967, è considerato un vero e proprio simbolo della comicità napoletana e italiana, un’icona che ha saputo conquistare il pubblico con la sua mimica inconfondibile, i suoi giochi di parole, la sua gestualità e la sua capacità di improvvisazione. Assieme a Giovanbattista Basile, Salvatore di Giacomo, Matilde Serao, Edoardo de Filippo, Pino Daniele e Massimo Troisi, Totò si inserisce tra le personalità che hanno dato lustro alla città di Napoli attraverso l’arte. Dapprima attore teatrale e poeta, Totò divenne in seguito noto al grande pubblico lavorando per il cinema. I film di Totò ancora oggi vengono trasmessi in televisione e sono disponibili su piattaforme online, permettendo anche alle nuove generazioni di scoprire e apprezzare il talento di questo straordinario artista.
Film di Totò: una selezione di titoli imperdibili
Miseria e Nobiltà (1954): la commedia degli equivoci e la celebre scena degli spaghetti
Diretto da Mario Mattoli e tratto dall’omonima commedia di Edoardo Scarpetta del 1888, Miseria e Nobiltà è uno dei film di Totò più famosi e amati dal pubblico, un classico della commedia all’italiana che ha saputo conquistare generazioni di spettatori.
Trama di Miseria e Nobiltà: tra povertà, nobiltà e travestimenti
Felice Sciosciammocca, uno scrivano squattrinato, e il suo amico fotografo Pasquale vivono in condizioni di estrema povertà, condividendo una misera abitazione con le rispettive famiglie. La loro vita prende una svolta inaspettata quando il marchesino Eugenio Favetti chiede loro un favore: fingersi i suoi nobili parenti per ottenere la mano di Gemma, figlia del ricco cuoco Gaetano Semmolone. Inizia così una serie di equivoci e di situazioni comiche, che mettono a dura prova la capacità di Felice e Pasquale di mantenere la loro falsa identità.
La scena cult degli spaghetti: un simbolo di fame e riscatto
Una delle scene più celebri e iconiche di Miseria e Nobiltà è senza dubbio quella in cui Felice, Pasquale e le loro famiglie, finalmente sazi dopo tanto tempo, si avventano su un piatto di spaghetti fumanti, mangiandoli con le mani e con una voracità incontenibile. Questa scena, diventata un simbolo della fame e del riscatto sociale, è entrata nell’immaginario collettivo e viene spesso citata e riproposta in altre opere cinematografiche e televisive. La scena è un perfetto esempio della comicità di Totò, basata sulla mimica, sulla gestualità e sulla capacità di trasformare una situazione drammatica in un momento di irresistibile ilarità.
Miseria e Nobiltà: dalla commedia di Scarpetta al film di Totò, fino alla parodia Disney
Il successo di Miseria e Nobiltà è dovuto non solo all’interpretazione di Totò e degli altri attori (tra cui una giovanissima Sophia Loren), ma anche alla solidità della commedia originale di Edoardo Scarpetta, un maestro del teatro napoletano. La storia, con i suoi intrecci, i suoi equivoci e i suoi personaggi caricaturali, ha saputo conquistare il pubblico di ogni epoca, dimostrando una straordinaria vitalità. La popolarità di Miseria e Nobiltà è tale che, nel 1993, ne è stata realizzata anche una parodia Disney a fumetti, scritta da Lello Arena e Francesco Artibani e disegnata da Giorgio Cavazzano, con protagonisti Topolino e Pippo.
La banda degli onesti (1956): Totò, Peppino e le banconote false
Diretto da Camillo Mastrocinque, La banda degli onesti segna l’inizio del fortunato sodalizio artistico tra Totò e Peppino De Filippo, due dei più grandi attori comici italiani. Il film, una commedia degli equivoci ricca di trovate divertenti e di situazioni paradossali, è considerato uno dei migliori della coppia.
Trama de La banda degli onesti: un portiere, un tipografo e un pittore falsari
Antonio Bonocore, portiere di uno stabile a Roma, si ritrova in possesso di un cliché per stampare banconote false, appartenuto a un inquilino defunto. Insieme al tipografo Lo Turco e al pittore Cardone, decide di sfruttare l’occasione per risolvere i suoi problemi economici. La situazione si complica quando il figlio di Antonio, finanziere, torna a Roma per indagare su una banda di falsari.
Le gag memorabili de La banda degli onesti: Lo Turco e il “critico d’arte”
La banda degli onesti è ricco di gag memorabili, che hanno contribuito a rendere il film un classico della commedia italiana. Tra queste, ricordiamo le continue storpiature del cognome Lo Turco da parte di Totò (“Lo Turzo”, “Lo Struzzo”, ecc.) e la scena in cui Totò, fingendosi un critico d’arte, elogia le “doti artistiche” del pittore Cardone (interpretato da Giacomo Furia), in realtà un umile imbianchino. Queste scene, basate sulla comicità verbale e sulla mimica di Totò, sono entrate nella storia del cinema italiano.
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Totò, Peppino e la… malafemmina (1956): un classico della commedia all’italiana
Ancora diretto da Camillo Mastrocinque e interpretato dalla coppia Totò-Peppino De Filippo, Totò, Peppino e la… malafemmina è un altro dei film di Totò più celebri e amati dal pubblico, un classico della commedia all’italiana che ha saputo conquistare intere generazioni di spettatori.
Trama di Totò, Peppino e la… malafemmina: un amore contrastato tra Napoli e Milano
I fratelli Antonio e Peppino Capone, proprietari terrieri di un piccolo paese, si recano a Milano per convincere il nipote Gianni, studente di medicina, a lasciare la sua fidanzata Marisa, una “malafemmina” (ovvero una donna di facili costumi) che lo sta portando alla rovina. L’incontro tra i due fratelli, rozzi e provinciali, e la grande città, moderna e cosmopolita, darà vita a una serie di situazioni comiche e paradossali.
Le scene cult di Totò, Peppino e la… malafemmina: il vigile milanese e la lettera
Totò, Peppino e la… malafemmina è famoso soprattutto per due scene cult: quella in cui Totò e Peppino chiedono informazioni a un vigile milanese, dando vita a un dialogo surreale e irresistibilmente comico, e quella in cui i due fratelli dettano una lettera sgrammaticata e piena di errori a Marisa, interpretata da Dorian Gray. Queste scene, entrate nella storia del cinema italiano, sono un esempio della comicità di Totò e Peppino, basata sull’improvvisazione, sui giochi di parole e sulla contrapposizione tra il linguaggio colto e quello popolare.
“Malafemmena”: la canzone di Totò, un successo senza tempo
Il film è anche famoso per la canzone “Malafemmena”, scritta e interpretata da Totò, che nel film viene cantata da Teddy Reno, nel ruolo di Gianni. La canzone, un lamento d’amore per una donna crudele e infedele, è diventata un classico della musica napoletana e italiana, un successo senza tempo che ha contribuito a rendere immortale la figura di Totò.
Uccellacci e uccellini (1966): Totò e Pasolini, un incontro inaspettato
Diretto da Pier Paolo Pasolini, Uccellacci e uccellini è un film atipico nella filmografia di Totò, un’opera poetica e allegorica che segna un incontro inaspettato tra il grande attore comico e il regista intellettuale. In questo film, Totò abbandona i panni del personaggio comico per interpretare un ruolo più drammatico e riflessivo.
Trama di Uccellacci e uccellini: un viaggio onirico e allegorico nella periferia romana
Totò e Ninetto Davoli interpretano un padre e un figlio che vagano per le campagne romane, incontrando personaggi e situazioni bizzarre. Durante il loro viaggio, vengono accompagnati da un corvo parlante, che rappresenta l’intellettuale di sinistra e che racconta loro la storia di due frati francescani incaricati di evangelizzare gli uccelli. Il film è un’allegoria della condizione umana, della ricerca di senso e della difficoltà di comunicazione tra gli esseri umani.
Il corvo parlante: simbolo dell’intellettuale di sinistra
Il corvo parlante, doppiato da Francesco Leonetti, è uno dei personaggi più emblematici del film. Rappresenta l’intellettuale di sinistra, con le sue idee, le sue riflessioni e le sue critiche alla società. Il corvo commenta le vicende di Totò e Ninetto, dialoga con loro, li interroga, li provoca, offrendo una chiave di lettura politica e filosofica del film.
Totò secondo Pasolini: un’interpretazione inedita e profonda
In Uccellacci e uccellini, Pasolini offre un’interpretazione inedita e profonda di Totò, valorizzandone le capacità drammatiche e la sensibilità umana. L’attore, abituato a improvvisare e a recitare a braccio, dovette seguire un copione scritto e rispettare le indicazioni del regista. Il risultato è una performance straordinaria, che rivela un lato inedito di Totò e che dimostra la sua grandezza di attore.
Altri film di Totò da vedere: una filmografia vastissima
Oltre ai titoli citati, la filmografia di Totò comprende decine di altri film,
molti dei quali meritevoli di essere visti e riscoperti. Tra questi,
ricordiamo: Fermo con le mani! (1937), Totò al Giro d’Italia (1948),
Totò cerca casa (1949), Guardie e ladri (1951),
Totò a colori (1952), I Tartassati (1959),
Totòtruffa ’62 (1961) e molti altri ancora.
Ogni film di Totò è un piccolo gioiello di comicità, un’occasione per ridere
e per riflettere sulla condizione umana.
Totò, un artista immortale tra risate e riflessioni
Totò è stato un artista unico e irripetibile, capace di far ridere e commuovere, di divertire e di far riflettere. I suoi film, pur essendo spesso considerati “cinema minore”, rappresentano un patrimonio culturale di inestimabile valore, un documento storico e sociale dell’Italia del Novecento. Totò, con la sua maschera, la sua mimica, la sua voce e il suo linguaggio, ha saputo conquistare il cuore di milioni di persone, diventando un simbolo dell’italianità e della comicità. La sua arte continua a vivere e a ispirare nuove generazioni di attori e di spettatori, a testimonianza della sua grandezza e della sua immortalità.
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