Gas Attack, l’intervista al regista Daniele Fabietti | NiC

Gas Attack

In Gas Attack, Daniele Fabietti illustra la genesi e il significato del suo cortometraggio diretto assieme a Eva Pascale e Lorenzo Guadagni.

Gas Attack è un cortometraggio diretto da Daniele Fabietti assieme ad Eva Pascale e Lorenzo Guadagni, scritto dallo stesso Fabietti, il quale ha curato i costumi e gli effetti visivi assieme alla Pascale.

Gas Attack è un cortometraggio selezionato per la rassegna cinematografica NiC – Napoli in Cinema organizzata dalla casa di distribuzione indipendente Avamat, la quale (ben due anni fa) decise di stipulare un accordo con l’Accademia di Belle Arti di Napoli e con l’Università degli studi Suor Orsola Benincasa per accogliere giovani studenti di cinema nei propri corsi di tirocinio e nei propri stage. Gas Attack racconta la vicenda di due soldati i quali che essendosi avventurati nel territorio del nemico, decidono di ricorrere ad una misteriosa arma, un ordigno dal potere allucinogeno.

Il regista Daniele Fabietti ci racconta la genesi e il significato della sua opera cinematografica, che sarà proiettata mercoledì 25 settembre al Cinema Vittoria di Napoli.

Gas Attack, il regista Daniele Fabietti spiega la genesi del suo cortometraggio in concorso al NiC

Come prima domanda per la seguente intervista, le chiedo di raccontarci la genesi del cortometraggio Gas Attack. Inoltre, gli attuali conflitti fra Russia e Ucraina, fra lo Stato di Israele e i combattenti di Hamas in Palestina e gli attacchi di gruppi di ribelli nei villaggi della Repubblica Democratica del Congo hanno influito sul tuo lavoro?

In Accademia ci è stato assegnato un progetto di cinema muto. Abbiamo cercato di capire cosa si poteva raccontare oggi usando quel tipo di sensibilità, basata sulle gag, sull’assurdo, la sospensione dell’incredulità, l’artigianato. L’ispirazione principale sono stati i film di Melies con le sue illusioni magiche e quelli di Chaplin per il tentativo di essere politici con un prodotto d’evasione. Abbiamo girato il corto a marzo del 2023. Ancora non si erano verificati gli eventi del 7 ottobre, ma era appena passato un anno dallo scoppio della guerra in Ucraina. Non c’era un intento specifico di ispirarsi alle guerre in atto oggi, voleva essere più un corto su un’idea astratta di guerra. Ma penso che ovviamente l’atmosfera tesa che hanno generato questi conflitti abbia influito sul tema e l’umore generale di Gas Attack. Penso che la nostra generazione viva in una costante ansia della fine del mondo.

In Gas Attack possiamo notare una certa alternanza fra il dramma del conflitto in corso e alcuni momenti comici, come il fallito lancio della prima granata. È possibile trovare un fil rouge tra il suo cortometraggio e le pellicole mute o sonore di Charlie Chaplin, tra cui Il grande dittatore, considerato il suo capolavoro e un manifesto per la pace?

Sì è possibile. Nascendo in Accademia, il corto parte da un’attenta ricerca sul genere. Avevo già divorato i film di Chaplin per un esame di storia del cinema, qualcuno l’avevo visto con papà da piccolo. Sono film affascinanti perché sono immortali. Parlano forte e chiaro a grandi e piccoli anche cento anni dopo, Chaplin era davvero un genio. Abbiamo pensato all’assurdità delle armi e della scienza messa al servizio della morte. Gli studiosi potrebbero aiutare a ricercare per rendere il mondo un posto migliore, invece costruiscono la bomba atomica. Dalle guerre mondiali al Vietnam, i giovani partono senza capire molto e poi, se tornano, la loro vita è troncata per sempre dagli orrori a cui hanno preso parte. Sono pedoni sacrificabili in una partita a scacchi in cui le persone con i veri interessi non scendono mai in campo. Gas Attack parla di cosa farebbero le persone se venisse dato loro il libero arbitrio, se potessero entrare in contatto con la propria anima. Volevamo far riflettere attraverso la risata, come nei film di Chaplin.

La fanciulla del bosco e la spirale ipnotica, cosa si cela dietro la tragicomica vicenda dei due soldati? Qual è il significato della misteriosa fanciulla che appare nei boschi? Si tratta di una visione prodotta dal gas oppure è una figura fiabesca che vuole aiutare i due protagonisti a fuggire dal campo di battaglia?

È una visione prodotta dal gas. Il senso della bomba si ribalta e, per un errore, da strumento di morte e distruzione diventa uno strumento per scappare dal conflitto e seguire un ideale di serenità e amore. La ragazza brilla come un angelo e intorno a lei tutto si colora.

Il simbolo della spirale ipnotica appare all’inizio del film Gas Attack, sull’etichetta della spoletta della granata e durante l’incontro con la fanciulla. Cosa può significare?

Non potendo usare il parlato, la spirale nasce come modo per distinguere la bomba mortifera dalla quella allucinogena. Nel nostro corto diventa il simbolo dell’allucinazione. Psichedelico vuol dire “rivelatore dell’anima“. Queste sostanze vennero studiate per gli scopi più disparati nel secolo scorso, tra cui appunto il fine di usarle come armi. Ma la cosa più interessante avviene negli anni ’60 con la rivoluzione psichedelica: il boom di circolazione di queste sostanze si pensa abbia portato a tutti quei fenomeni di controcultura di quegli anni, tra cui la rivolta studentesca di Berkeley e il Sessantotto. Forse non è un caso che nel 1967 LSD diventa illegale. Il corto ovviamente non vuole inneggiare all’uso di queste sostanze, ma sicuramente parte anche da una riflessione su di esse e la politica. Perché gli Stati vendono certe droghe anche molto nocive ma altre le vietano? Basti guardare quello che sta succedendo con la cannabis oggi. Dovrebbe far riflettere.

Il cortometraggio Gas Attack inizia con l’immagine proveniente dalla Guernica di Pablo Picasso per poi concludersi con il Trionfo della Morte di Pieter Bruegel il Vecchio. Qual è il filo conduttore tra i due quadri e il cortometraggio e perché l’opera, pur presentando un “finale definibile lieto”, termina con un quadro funesto?

La storia dell’arte è sempre stata una mia passione e, vista la totale libertà creativa del progetto, abbiamo voluto inserirli. Sono due quadri di epoche e generi molto distanti ma che comunicano le stesse sensazioni di distruzione e morte. Nel dipinto di Bruegel la morte è un’allegoria, nel Guernica è realissima ed è l’essere umano. Anche se i nostri soldati hanno lasciato il campo di battaglia la guerra non è finita e altrove continua a vincere la morte, finché non cambia qualcosa. Era un dolceamaro necessario, lascia un punto interrogativo alla fine della risata.

Invece, dal punto di vista tecnico, come hai lavorato con Eva Pascale per i costumi dei militari e per gli effetti visivi usati in Gas Attack?

Non avevamo budget e non potevamo permetterci caschi e maschere vere. Il nostro professore ci ha consigliato di costruire tutto da soli. Allora abbiamo rispolverato vecchi episodi di Art Attack (che per altro ha ispirato il nostro titolo) e abbiamo costruito tutto usando cartone, sacchi di garza, cartapesta e vecchi occhiali da aviatore di mio nonno. Ringrazio quel professore perché gran parte del fascino del corto è proprio nell’artigianato dei costumi, dei disegni, dei cartelli. Forse è stata la parte più divertente del progetto.

Fonte immagine di copertina: fotogramma di Gas Attack fornitoci da Daniele Fabietti

A proposito di Salvatore Iaconis

Laureato in Filologia moderna presso l'Università Federico II di Napoli il 23 febbraio 2024 e iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 25 gennaio 2021. Sono cresciuto con i programmi educativi di Piero e Alberto Angela, i quali mi hanno trasmesso l'amore per il sapere, e tra le mie passioni ci sono la letteratura, la storia, il cinema, la filosofia e il teatro assieme alle altre espressioni artistiche.

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