I fiori sbocciano a Napoli è un cortometraggio di Vittoria Mengoni e Andrea La Puca. Si tratta di un mix tra un fashion film e un cortometraggio narrativo, una sorta di “esperimento” messo a punto dai due registi.
Il cortometraggio racconta le vicissitudini di Arturo, outsider e metafora arlecchiniana dell’essere puro e ingenuo. Il protagonista è considerato diverso, strano ma in realtà è di una purezza disarmante, che lascia senza parole. Arturo non parla, ma le sue gesta, il suo comportamento, la sua attitudine, i suoi occhi, parlano per lui. È un pò come il buio, spaventa ma attrae al tempo stesso.
I fiori sbocciano a Napoli: un corto dai “mille volti”
Il corto è in concorso con la distribuzione cinematografica indipendente NiC del gruppo AVMAT, che organizza la rassegna di film indipendenti “NiC – Napoli in Cinema” dal 2022. Avamat si differenzia dalle altre case cinematografiche per un approccio al cinema “pop” realizzando solo storie originali e con un approccio d’avanguardia. Inoltre dal 2022, grazie alla convenzione di tirocinio e stage con l’ABANA e UNISOB, nasce un ramo di produzione “Avamat School” rivolto agli artisti under 25 che vogliono realizzare la loro prima opera. In tal modo, si offre l’opportunità a qualsiasi aspirante cineasta di collaborare alla produzione di un’opera sotto la supervisione di professionisti.
La grande quantità di opere prodotte da Avamat e quelle proposte dai cineasti esterni vengono poi distribuite nelle rassegne ‘NiC’ rivolte esclusivamente al cinema indipendente.
Le rassegne NiC in programmazione attualmente ne sono 3: Napoli, Benevento e Avellino.
Eroica Fenice ha intervistato i due registi de I fiori sbocciano a Napoli: Vittoria Mengoni e Andrea La Puca, che hanno cordialmente risposto ad alcune curiosità.
Grazie per aver accettato questa intervista. Come nasce I fiori sbocciano a Napoli?
Vittoria Mengoni
– Il corto nasce da un progetto accademico ed è stato il completamento di un percorso il cui filo rosso era stata la Napoli nel mio immaginario che non sono napoletana.
In quel momento ero affascinata dalla Napoli di Sorrentino e dalla Napoli “senza veli” di Saviano, dalla Napoli degli eccessi e delle contraddizioni, dalla Napoli che sopravvive a se stessa.
Ma veniamo al nostro “I fiori sbocciano a Napoli”, l’unica richiesta del progetto Polimoda era che nel corto fosse presente un abito della collezione di un designer dell’accademia.
L’abito a macchie floreali che indossa il protagonista ricorda un arlecchino, una maschera veneziana, personaggio un po’ imbranato e suonato.
È così che ho deciso di portare il mio Arlecchino nella Napoli del mio immaginario.
Quella del cero alla Madonna, la Napoli senza filtri che ti aggradisce e ti accoglie, la Napoli impossibile dove tutto è possibile. E dove alla fine è sbocciato anche questo corto.
Avevo una idea precisa di quello che doveva essere il risultato, ma sono una art director e non una regista.
Il mio docente Francesco Rossi, regista e vincitore anche di un “globo d’oro”, entusiasta della mia idea, mi suggerì di contattare il giovane regista napoletano Andrea La Puca, ed è poi iniziata concretamente la nostra avventura e quella di Arturo grazie a una co-regia.
Andrea La Puca – Sì è un progetto che mi è arrivato di sorpresa, un po come fa il nostro protagonista. Era la prima volta che lavoravo su una sceneggiatura non scritta da me, ma leggendola ne ho subito percepito la magia, anzi mi sono rivisto molto nel personaggio di Arturo (lo chiamiamo cosi dall’inizio del progetto anche se il suo nome nel corto non viene mai pronunciato): un ragazzo estroverso e diverso dalla massa il quale non subito trova il suo posto nel mondo. In oltre credo che le co-regie siano sempre grandi esperienze di crescita personale e artistica; quando si sceglie di fare una fusione a freddo, come è stato in questo caso tra me e Vittoria, si devono mettere da parte le proprie convinzioni e aprirsi all’altro senza pensarci troppo. Ecco per me e Vitto non è stato facile devo dire (ridendo), ma arrivato a questo punto sono veramente felice di quello che abbiamo realizzato, e il risultato è un bellissimo mix di due visioni diverse.
Da cosa nasce la scelta del cortometraggio come tipologia narrativa?
Vittoria Mengoni – Come dicevo il progetto nasce da un esame universitario che aveva come fine un Fashion Film, solitamente cortometraggi appunto. C’è un che di immediato e sospeso nel tempo nelle cose che durano poco, quindi la richiesta del corto si è allineata perfettamente alla mia visione narrativa.
Qual è il “segreto” per creare un’opera che sappia conquistare il pubblico in un lasso temporale breve?
Andrea La Puca – Credo che il “segreto” stia nel creare il rapporto di empatia tra i personaggi e il pubblico. Un cortometraggio racconta una parentesi di vita dei personaggi, spesso non sappiamo da dove vengono, perchè sono li e chi sono veramente; questi in un corto sono informazioni superflue, l’unica cosa importante da trasferire al pubblico è: cosa prova il Personaggio. Solo così lo spettatore potrà essere conquistato in cosi poco tempo, perchè conoscerà la parte più intima del racconto.
Se dovesse spiegare cosa rappresenta I fiori sbocciano a Napoli in poche parole, cosa direbbe?
Vittoria Mengoni – Direi “Si annuncia strada tumultuosa nell’inconscia ricerca dell’empatia”, che è anche il titolo ufficioso del corto.
Il protagonista è un po’ particolare, un po’ strano, ma forse proprio questa sua stranezza rappresenta la sua vera identità?
Vittoria Mengoni
– Le nostre particolarità e stranezze sono ciò che ci rendono interessanti. Arturo, il nostro arlecchino, vuole amare ed essere amato, semplicemente non sa come si fa convenzionalmente, lui fa a modo suo. Mi piaceva l’idea di portare un personaggio muto in una città cosi sonora, lasciar parlare le azioni e l’empatia, del personaggio e della città.
Il silenzio del protagonista ed i suoi sorrisi parlano più di mille parole, raccontano Napoli e probabilmente non solo… cosa ci dice a riguardo?
Andrea La Puca – Credo che Arturo rappresenti molto l’essenza di Napoli. Vista dall’esterno potrà sembrare una città rumorosa, disordinata, ma da Napoletano mi distacco completamente da questa visione. Napoli è una città che vive grazie ai suoi “non detti”, i misteri che sono le fondamenta più antiche della città. È un luogo che non ha bisogno di svelarsi completamente la sua magia sta in quello che non si vede con i soli occhi, e cosi è anche Arturo, durante tutto il cortometraggio dalla sua bocca non sarà pronunciata nemmeno una parola ma per noi che lo guarderemo sarà come se ci avesse detto tutto.
Immagine in evidenza: ImDb