Il Rifugio di Emmanuele Salvatore Giaquinto: un uomo pieno di debiti e con molti vizi distruttivi si ritrova a dover agire drasticamente per vivere una vita tranquilla.
Questa è la trama del cortometraggio scritto e diretto da Emmanuele Salvatore Giaquinto, Il Rifugio, che è stato proiettato il 25 settembre al Cinema Vittoria di Napoli. Una grande opportunità per giovani aspiranti cineasti quella offerta dalla rassegna NiC – Napoli in Cinema del gruppo AVAMAT che, a partire dal 2022, grazie alla convenzione di tirocinio e stage con l’ABANA e UNISOB, offre loro l’opportunità di collaborare alla produzione di un’opera sotto la supervisione di professionisti.
Nello specifico, si tratta di rassegne cinematografiche rivolte al cinema indipendente napoletano, con lo scopo di promuovere i propri film con proiezioni aperte al pubblico. L’evento non prevede solo la visione dei cortometraggi (tra cui Il Rifugio, di Emmanuele Salvatore Giaquinto), bensì è previsto anche un momento dedicato alle domande del pubblico e alle dichiarazioni degli artisti. Inoltre, ci sarà anche uno spazio riservato ad una mostra fotografica/pittura nel foyer, oltre ad esibizioni musicali e di poesia. La serata riserva tante altre sorprese volte ad intrattenere gli ospiti che ogni anno partecipano numerosi all’evento. Non resta che segnare la data nel calendario, sorseggiare il drink di benvenuto offerto all’entrata e godersi la serata!
L’intervista a Emmanuele Salvatore Giaquinto
1) Come nasce la tua passione per il mondo del cinema e dello spettacolo?
Sono cresciuto in una famiglia in cui l’arte (in ogni sua forma) era pane quotidiano. Il Cinema è (per essere conciso) quella che le racchiude tutte e che più riesce a trasmettermi emozioni.
2) «Il pubblico vuole vedere sempre gli stessi film: bisogna deluderlo, sennò non si farebbe nulla di interessante nell’arte». Da queste tue parole emerge chiaramente il desiderio di apportare dei cambiamenti. In che modo pensi che il tuo lavoro possa contribuire a raggiungere tale scopo?
La frase in questione è un po’ ironica/provocatoria (ride). Sono dell’idea che il cinema abbia come prima necessità l’intrattenimento. Amo i generi thriller e horror e credo che nel panorama cinematografico italiano sia nata una sorta di comfort zone fatta di commedie e drammi. Nel mio piccolo, quello che posso fare è essere coerente con me stesso, con i miei gusti.
3) Come nasce Il Rifugio? Qual è l’idea che ti ha portato alla realizzazione del cortometraggio?
Il Rifugio nasce da un’esigenza che è quella di dar vita a qualcosa che piacesse a me. Come dice quel folle di Tarantino: «Faccio i miei film per me, tutti gli altri sono invitati».
4) «C’è chi commette i peccati e se ne vanta, è un Diavolo e poi c’è chi li commette e basta, semplice essere umano». È questa la chiave della storia? “Il rifugio” per il protagonista è rappresentato dalla fede?
Esattamente. Hai centrato in pieno la chiave di lettura. Credo che la fede sia un rifugio per la maggior parte delle persone che credono e praticano, una sorta di “posto sicuro” in cui tutti possono essere uguali. Quindi sì, Il Rifugio è una metafora della sua fede.
5) Perché hai scelto come protagonista proprio un prete? Potresti dirmi di più riguardo la sua vita, il rapporto con l’uomo a cui deve dei soldi e le ragioni che lo spingono a compiere un gesto così disperato?
L’idea era quella di dar vita a un personaggio con un lato oscuro, pieno di controsensi. Durante la fase di scrittura ci si pone delle domande, e una di queste è stata: «E se unissi il sacro con il profano?». Questa dualità ha dato vita al mio protagonista, ma anche al vero conflitto della storia: il prete è sia il protagonista che l’antagonista, lottando tra la sua vocazione spirituale e i suoi desideri oscuri. Infatti, l’altro personaggio (l’uomo a cui il prete deve dei soldi) è irrilevante. È la contraddizione del prete a rendere la storia complessa e interessante, poiché ogni scelta è una battaglia tra la redenzione e la perdizione.
6) Qual è il messaggio che vuole trasmettere il cortometraggio?
A questa domanda rispondo citando Paolo Sorrentino che dice: «I film non hanno la funzione di dare risposte, ma hanno la funzione di porre domande, e piacciono quando le domande che il regista si pone sono le stesse che si sta ponendo lo spettatore».
Fonte immagine dell’articolo “Il Rifugio: intervista a Emmanuele Salvatore Giaquinto | NiC”: fornita dall’artista