In nome del cielo | La recensione della miniserie su Disney+

In nome del cielo

In nome del cielo, la recensione della miniserie di Dustin Lance Black con Andrew Garfield, Wyatt Russell e Daisy Edgar-Jones

In nome del cielo (Under the Banner of Heaven) è una miniserie tv thriller realizzata da  Dustin Lance Black (che ha contribuito alle sceneggiature dei film J. Edgar di Clint Eastwood e Milk di Gus Van Sant) con protagonisti Andrew Garfield, Gil Birmingham, Daisy Edgar-Jones, Wyatt Russell e Sam Worthington.  La miniserie tv è tratta dal saggio, scritto da John Krakauer, In nome del cielo. Una storia di fede violenta (Under the Banner of Heaven: A Story of Violent Faith), pubblicato nel 2003 e basato su una storia vera.

In nome del cielo, un omicidio nella comunità dei santi

La vicenda è ambientata negli anni Ottanta in una piccola comunità dello stato dell’Utah. Il protagonista è il giovane detective della polizia Jeb (interpretato da Garfield); il quale, deve  indagare in merito all’omicidio di una giovane madre; nonostante, l’investigatore e la deceduta condividevano la stessa fede religiosa: ossia il mormonismo. Aiutato dal collega di origini amerindie Birmingham, Jeb decide di indagare sulla famiglia dello sposo, i Lafferty. La sua ricerca gli permette di scoprire la presenza di alcuni fanatici religiosi che vogliono tornare ai riti dei padri e imporre regole ferree e crudeli alle donne, in quanto considerate subordinate al volere degli uomini. La narrazione offre anche alcuni scorci del passato permettendo agli spettatori di conoscere la vita di Joseph Smith, il predicatore che fondò la Chiesa di Gesù Cristo e dei santi degli ultimi giorni.

Un thriller religioso sul problema del male e del fanatismo

In nome del cielo unisce il dramma storico al genere thriller e crime concentrandosi sulla psicologia dei personaggi e sulle loro scelte. L’opera di Lance Black è un dramma religioso che affronta il problema del male e del suo aspetto. Come si manifesta? È possibile trovarlo anche in una comunità di “fedeli perfetti”? Perché si commettono azioni maligne anche in nome di Dio? Queste sono le domande che assillano il detective Jeb durante il suo lavoro. Riflessioni che lo rendono nervoso, spaventato e scettico arrivando a mettere in dubbio la sua stessa fede.

Lo sceneggiatore affronta anche il passato più remoto dei mormoni: c’è spazio anche per la storia di Smith e delle sue visioni, il viaggio verso Ovest assieme alla moglie e a un gruppo di adepti per fondare la nuova Zion. Gli adepti del nuovo culto erano in fuga dal momento che il governo statunitense aveva deciso di dargli la caccia dal momento che Smith aveva introdotto la poligamia tra i mormoni. L’episodio contribuì a distruggere i rapporti tra stato e i membri della Chiesa di Gesù Cristo e dei santi degli ultimi giorni, anche se il suo profeta aveva più volte giurato fedeltà alla Costituzione e aveva appoggiato le idee dei Padri Fondatori.

Alla scoperta dell’America dell’entroterra

Questo è il dramma delle piccole comunità che rappresentano “quella parte d’America nascosta”. Siamo lontani dalle grandi metropoli come New York, Los Angeles, San Francisco o Miami. Lo stato dell’Utah è un luogo di boschi e deserti, un pezzo di terra racchiuso tra Idaho, Wyoming, Nevada, Colorado, Nuovo Messico e Arizona. L’unica grande città è Salt Lake City ove c’è la sede del Tempio, il luogo di culto più importante per i Mormoni. Soltanto la religione regola le giornate e le festività scandiscono i mesi e gli anni; un po’ come nei racconti di Flannery O’Connor o Alice Munro. La miniserie  non presenta un ritmo frenetico, anzi, usa una narrazione più lenta in modo da entrare in quella realtà dove i crimini non sono all’ordine del giorno, come nelle metropoli; piuttosto, episodi rari e drammatici, capaci di sconvolgere una comunità e cambiare per sempre i rapporti tra i cittadini. Le musiche religiose dalle sonorità folk permettono allo spettatore di immergersi meglio in quell’America dell’entroterra.

In nome del cielo: la serie di Disney+ che rinnova il genere thriller con nuove tematiche

In nome del cielo si rivela essere una piacevole sorpresa  sia per la presenza di temi insoliti nel panorama attuale (il “thriller religioso”) ma anche per l’ottima interpretazione di Andrew Garfield, il quale, al momento, sta godendo di una “fase di riscoperta”. In nome del cielo non è la serie rivelazione dell’anno ma si conferma essere un buon prodotto televisivo arrivato nel Belpaese grazie a Disney+.

Fonte immagine di copertina: Disney+ 

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A proposito di Salvatore Iaconis

Laureato in Filologia moderna presso l'Università Federico II di Napoli il 23 febbraio 2024 e iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 25 gennaio 2021. Sono cresciuto con i programmi educativi di Piero e Alberto Angela, i quali mi hanno trasmesso l'amore per il sapere, e tra le mie passioni ci sono la letteratura, la storia, il cinema, la filosofia e il teatro assieme alle altre espressioni artistiche.

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