A cinquecento anni dalla scomparsa del genio toscano del Rinascimento, Leonardo da Vinci (morto ad Amboise, in Francia, il 2 maggio 1519), il 2 ottobre 2019 viene distribuito nelle sale cinematografiche Io, Leonardo. Prodotto da Sky con Progetto Immagine, il biopic fortemente introspettivo combina le moderne tecniche cinematografiche con una rigorosa ricerca documentale: lo sviluppo narrativo-cinematografico lascia un po’ il posto ad una narrazione meno movimentata, dando vita ad una sorta di documentario della vita emotiva, filosofica ed artistica di una personalità che, con le sue scoperte e i suoi studi, ha lasciato una profonda eredità nell’immaginario collettivo. Il film deve la sua mirabile riuscita al regista Jesus Garces Lambert, che aveva già diretto Caravaggio – L’anima e il sangue (2018). Lambert sceglie per il suo capolavoro Luca Argentero, l’affascinante ed ipnotico ex concorrente del Grande Fratello edizione 2003, che, da allora, passando attraverso ottime prove cinematografiche come quella in Saturno contro di Ferzan Özpetek (2007), giunge in questa pellicola a spogliarsi degli stereotipi per vestire il talento di un genio immortale, una delle menti più brillanti e fuori dagli schemi che l’umanità abbia conosciuto, Leonardo da Vinci.
I dialoghi del protagonista sono tratti dal Trattato della pittura, vivificati dalla voce narrante di Francesco Pannofino, che si rivolge talvolta a Leonardo, quasi ad intrattenere un dialogo con se stesso, una sorta di “lettera a Leonardo”.
Io, Leonardo. Trama
«… e tirato dalla mia bramosa voglia, vago di vedere la gran copia delle varie e strane forme fatte dalla artifiziosa natura, raggiratomi alquanto infra gli ombrosi scogli, pervenni all’entrata d’una gran caverna; dinanzi alla quale, restato alquanto stupefatto e ignorante di tal cosa, piegato le mie reni in arco, e ferma la stanca mano sopra il ginocchio e colla destra mi feci tenebre alle abbassate e chiuse ciglia e spesso piegandomi in qua e in là per vedere se dentro vi discernessi alcuna cosa; e questo vietatomi per la grande oscurità che là entro era. E stato alquanto, subito salse in me due cose, paura e desiderio: paura per la minacciante e scura spilonca, desiderio per vedere se là entro fusse alcuna miracolosa cosa».
Le parole di Leonardo racchiudono in sé l’emblema del suo pensiero e del suo genio: un’insaziabile curiosità e sete di conoscenza, mosse dalla passione per lo studio dell’uomo e della natura.
Tutto questo viene indagato in Io, Leonardo, dove Lambert, partendo dai suoi scritti, disegni ed appunti – mostrati al pubblico attraverso ricostruzioni digitali -, minuziosamente raccontati nel loro sviluppo, racconta Leonardo da Vinci quale studioso, matematico, scienziato, artista in tutta la complessità che lo denota. Un uomo fuori dal suo tempo (pur dall’aspetto in tono con l’estetica dell’epoca), in tumulto per l’eterno conflitto tra la sua mente in perenne ricerca e le richieste dei committenti, spesso rimaste insoddisfatte.
Per Leonardo l’occhio è finestra dell’anima: tutto è possibile conoscere e sperimentare se appassionata è l’osservazione di ogni minuscolo dettaglio. In virtù di tali considerazioni, Leonardo mai si ferma all’apparenza e alla semplicità superficiale. Indaga, sviscera, studia, osserva finché la perfezione non si materializza.
Il film ci presenta un Leonardo deluso dalle frivolezze della corte di Lorenzo de’ Medici a Firenze. Decide pertanto di passare al servizio di nuovi committenti, come Ludovico il Moro a Milano, dove peraltro comincia un percorso di sempre maggiore crescita artistica e personale, pur non sempre in linea con i dettami di corte. Il suo desiderio più grande è lo studio, accompagnato da passione e ricerca, e lì sempre si rifugerà.
Io, Leonardo. Sperimentazioni e opere pittoriche
«La pittura è scienza, nipote di Natura e parente di Dio!»
Lo svolgersi della narrazione cinematografica vede Leonardo in compagnia di sé stesso, delle opere da lui man mano realizzate, dei suoi appunti e disegni, delle sue sperimentazioni. Proprio i suoi appunti – custoditi per la maggior parte nel Codice Atlantico racchiuso alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano – rivelano l’inclinazione di Leonardo per la realizzazione dell’armonia, data dal connubio tra scienza e natura.
Sua la sperimentazione sull’occhio di bove, osservato, cotto e analizzato minuziosamente, fino a comprendere in che modo le immagini vengono captate dall’occhio e rese così come appaiono nella realtà.
Sua la lunga ricerca di volti pescati da strade e quartieri, atti a prestarsi perfettamente ai discepoli per la realizzazione di una delle sue opere più celebri: L’Ultima Cena, custodita nel refettorio della Chiesa di Santa Maria delle Grazie. Il tutto sempre e solo allo scopo di trasporre le emozioni umane nelle sue opere.
Sue le sperimentazioni con pigmenti pittorici ed altri materiali, come la pece, per tendere sempre più al realismo di quanto produceva. E il risultato è ben evidente in quei sorrisi dipinti, in bilico tra forza ed introversione, come mostrato dal suo capolavoro La Gioconda o nel dipinto Dama con l’ermellino.
Che dire dello studio sulla prospettiva aerea, ben evidente nel film! Secondo Leonardo l’aria non è del tutto trasparente: con l’aumentare della distanza dal punto di osservazione, i contorni divengono più sfumati, i colori sempre meno nitidi e la loro gamma tendente verso l’azzurro. Ecco sperimentato chiaramente il suo studio nel dipinto Vergine delle Rocce, custodito come La Gioconda al Louvre di Parigi.
Una delle scoperte più soddisfacenti per Leonardo, degnamente documentate nel film, giunge nel momento in cui l’arte è in completa armonia con scienza, fisica e proporzioni. Per molto tempo l’artista ha minuziosamente ed esasperatamente studiato e dissezionato cadaveri umani – richiamando su di sé anche denunce per sodomia – allo scopo di comprendere appieno e sapientemente le proporzioni in linea con la natura e l’universo. Partendo proprio dal De architectura di Vitruvio, Leonardo, arricchendolo d’esperienza e sperimentazioni, dà vita all’Uomo vitruviano. L’opera leonardesca che più di tutte incarna la perfezione, in cui umano e divino si fondono. Un disegno a penna e inchiostro su carta – conservato nel Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie dell’Accademia di Venezia. Qui si celebra la rappresentazione delle proporzioni ideali del corpo umano, dimostrando come esso possa essere armoniosamente inscritto nelle due “perfette” figure del cerchio, che rappresenta il Cielo e la perfezione divina, e del quadrato, che simboleggia la Terra. Niente di più rivoluzionario ed intuitivo!
Io, Leonardo. Considerazioni
Dall’anatomia alla paesaggistica, dalla fisica alla pittura che incarna le emozioni umane, l’autentico fascino di Leonardo da Vinci, magistralmente interpretato da Luca Argentero, risiede nel mistero della sua mente. Questa diviene camera oscura dei suoi pensieri e tempio delle sue ossessioni, sviscerate ed assecondate nell’atelier dove consumava vita e sete di sapere. Lo studio, unico compagno che alleviasse la sua solitudine, era l’unico in grado di donargli le soddisfazioni che ossessivamente e perennemente ricercava.
“Omo senza lettere”, così si definiva il maestro, in quanto, non avendo avuto un’educazione che gli consentisse di comprendere i testi latini, fondava tutto sull’esperienza, per lui madre di conoscenza.
Un uomo schiavo delle passioni e dei turbamenti che la sua mente irrequieta generava. Intorno a lui ruota l’interessante ed affascinante saga letteraria, e poi cinematografica, de Il Codice Da Vinci, diretto da Ron Howard e basato sull’omonimo romanzo di Dan Brown. Al centro gli enigmi che si celano indisturbati dietro la storia del consolidamento del Cristianesimo, con verità forse distorte, in grado di abbattere secolari ed imperturbabili certezze.
Ma questa è un’altra storia…
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Foto: http://arte.sky.it/2019/05/io-leonardo-il-nuovo-film-darte-targato-sky-con-luca-argentero/