Joker: Folie à Deux | Recensione del sequel di Todd Phillips

Joker: Folie à Deux. Recensione del sequel di Todd Phillips

Il 2 ottobre 2024 Joker torna nelle sale cinematografiche con il sequel Joker: Folie à Deux.

Joker (2019) nasce come film autonomo, eppure il co-sceneggiatore, regista e co-produttore Todd Phillips decide di dar seguito alle avventure del clown man più chiacchierato di Gotham City, in compagnia stavolta della sua Harley Quinn. A vestirne i panni e il trucco, un sempre straordinario Joaquin Phoenix (che rese mirabile la prima pellicola), accompagnato dalla talentuosa e grintosa Lady Gaga.

Joker: Folie à Deux. Trama

Arthur Fleck/Joker è detenuto presso l’Arkham State Hospital per aver commesso cinque omicidi, più uno di cui la polizia però non è al corrente. Mentre è in attesa di giudizio, la sua avvocatessa si batte per fargli concedere l’attenuante dell’infermità mentale, atta a riconoscere la doppia personalità di Arthur/Joker. Durante la detenzione sembra incontrare e conoscere l’amore, Lee Quinzel/Harley Quinn, l’unica in grado di comprendere davvero e amare la sua complessa personalità, osannando il Joker che è dentro di lui, l’unica che riesca a provare per lui un sentimento sincero.

Il mondo fuori intanto è diviso tra chi attacca e condanna Arthur senza pietà, per le nefande azioni commesse. Ma c’è chi ama Joker, essendo divenuto, a sua insaputa, un idolo, un’icona, un faro per quanti non hanno mai trovato il coraggio di guardare la società con occhi critici e giudicarla per ciò che è davvero: marcia. La stessa Lee Quinzel si innamora di Arthur o di Joker?

Joker: Folie à Deux. Excursus, riprese e musica

Come anticipato, Joker (2019) viene realizzato come film autonomo. Solo nel 2022 il regista Todd Phillips annuncerà un sequel in fase di sviluppo, scrivendone la sceneggiatura insieme a Scott Silver. Seguirà l’annuncio della scelta ricaduta su Lady Gaga per interpretare l’Harley Quinn di Joker.

La seconda pellicola sarebbe stata concepita come genere cinematografico vicino al musical, in cui Phoenix e Gaga avrebbero eseguito i numeri musicali dal vivo, intervallati da cover di grande successo e dalla colonna sonora nuovamente scritta da Hildur Guðnadóttir.

Tra le varie location delle riprese, ritorna l’iconica “Joker Stairs”, la scalinata sulla West 167th Street nel Bronx, che ebbe un ruolo simbolico in Joker.

Joker: Folie à Deux. Recensione

(l’articolo potrebbe contenere spoiler!)

Grandi aspettative per Joker: Folie à Deux, per un sequel atto a spianare la strada alla crescita psico-emotiva di Arthur/Joker, che nella prima pellicola ha saputo genuinamente turbare lo spettatore, grazie all’attenta e tormentata analisi introspettiva, che nasce da una profonda frattura interiore, che Arthur porta dentro dall’infanzia, minacciata da abusi e sofferenza.

In Joker Joaquin Phoenix carica su di sé l’intero intreccio narrativo, svelando i turbamenti, le fragilità e l’intima sofferenza dell’antieroe dei fumetti, rendendo memorabile la pellicola e giungendo a toccare le corde più recondite e personali dello spettatore.

In Joker è emerso tutto il dramma della duplice personalità di un uomo a cui la società ha volutamente voltato le spalle.

In Joker: Folie à Deux, Arthur sente di poter finalmente condividere per la prima volta il suo dramma psico-emotivo. Arthur sente per la prima volta d’essere amato, compreso, stimato, dalla compagna di disavventure Lee Quinzel. Ed è grazie a Joker, a quella maschera che in realtà svela il suo io frustrato al mondo, che sente finalmente di contare qualcosa in mezzo a tanto marcio e a tanta decadenza emotiva.

La scelta da parte di Phillips di puntare alla commistione di genere (prison movie, dark movie e musical) sembra alleggerire un po’ i toni cupi del primo Joker, spostando del resto l’attenzione da “uno” a “due”. Queste almeno sembrano le intenzioni già indicate nel titolo. In realtà di “folie a deux” si evince ben poco, se non nulla. Nella seconda prova di Todd Phillips emerge solo il sogno, l’aspettativa di due personalità destinate a compenetrarsi, dando vita alla folle, irrazionale, fantasmagorica, eclettica, entusiasmante e accattivante coppia Joker-Harley Quinn. Quello sviluppo psicologico e comportamentale di Joker tanto atteso vacilla sotto il peso del sensazionalismo musicale e del timido impulso alla redenzione. Insomma, Joker diviene nel primo film una sorta di eroe, pur vestendo i panni dell’anticristo. Joker riesce, sotto il trucco e la derisione collettiva, a dar voce a una giustizia repressa per troppo tempo. La sua maschera, il suo clown, diviene un’arma con cui combattere l’arrivismo sociale, l’indifferenza, l’ipocrisia e il falso buonismo. Arthur è mosso nelle sue azioni nefande da disturbi psichici rilevanti, che in realtà rivelano il suo desiderio di libertà, nel tentativo di ripristinare un ordine sovvertito dalle apparenze.

È qui che si annida forse il fallimento della seconda produzione e regia: c’era stato mostrato Joker. Ora, nel corso della narrazione, è Arthur a prendere il sopravvento, deludendo le aspettative del pubblico e della “compagna di follie”, che come lui non riesce a decollare sul serio, che non riesce a tener testa all’Harley Quinn che Margot Robbie ha spudoratamente mostrato in altre pellicole.

In Joker: Folie à Deux lo sdoppiamento di personalità di Arthur/Joker si divarica progressivamente, sfaldando la compattezza finale di un personaggio, icona di ribellione e coraggio. È come se la narrazione rimanesse piatta, scialba, senza completare il grandioso disegno del primo Joker.

Quel sorriso truccato, che ha incantato e turbato i cuori degli spettatori in precedenza, diviene qui amaro strumento di resa, goffamente mascherato dalle strazianti esibizioni canore e danzanti, che urlano ancora una volta “It’s show time!” La vita è uno spettacolo, un palcoscenico a cielo aperto. Ma è uno show in economica, dove il sorriso è una forzatura e il coraggio si oblivia.

Quel che resta indelebile è la sua risata straziante, metafora di frustrazione, riuscendo ora a veicolare solo un messaggio di resa.

Positiva la scelta dei colori, in particolare dei contrasti tra i toni grigi dell’umore di Arthur, del penitenziario e della città e i colori sfavillanti adoperati dagli alter ego dei protagonisti e quelli mostrati da alcuni oggetti atti a porre maggiormente in risalto la cruda sofferenza del protagonista.

Sicuramente le scelte di regia seguono un piano ben studiato e strutturato, ma Joker: Folie à Deux resta come intrappolato in una sorta di limbo, destinato a decollare (le premesse c’erano tutte!), ma fermatosi a mezz’aria, dando l’impressione di non aver voluto osare e far innamorare. Ci si aspettava sana follia. Ci si aspettava un viscerale desiderio di libertà, di andare fino in fondo alle proprie scelte. Ci si aspettava una storia d’amore straordinaria, pazza ed esagerata, poi attenuata da un romanticismo controcorrente, che si sarebbe librato sulle note di Die With A Smile di Lady Gaga e Bruno Mars, colonna sonora perfetta per un Joker e la sua Harley Quinn!

Resta l’effetto sorpresa. Una sorpresa però che percorre direzioni opposte all’entusiasmo di quanti avrebbero desiderato vedere sullo schermo la compiuta e carismatica metamorfosi di Joker!

 

Foto di: Wikipedia

A proposito di Emilia Cirillo

Mi chiamo Emilia Cirillo. Ventisettenne napoletana, ma attualmente domiciliata a Mantova per esigenze lavorative. Dal marzo 2015 sono infatti impegnata (con contratti a tempo determinato) come Assistente Amministrativa, in base alle convocazioni effettuate dalle scuole della provincia. Il mio percorso di studi ha un’impronta decisamente umanistica. Diplomata nell’a.s. 2008/2009 presso il Liceo Socio-Psico-Pedagogico “Pitagora” di Torre Annunziata (NA). Ho conseguito poi la Laurea Triennale in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II” nel luglio 2014. In età adolescenziale, nel corso della formazione liceale, ha cominciato a farsi strada in me un crescente interesse per la scrittura, che in quel periodo ha trovato espressione in una brevissima collaborazione al quotidiano “Il Sottosopra” e nella partecipazione alla stesura di articoli per il Giornalino d’Istituto. Ma la prima concreta possibilità di dar voce alle mie idee, opinioni ed emozioni mi è stata offerta due anni fa (novembre 2015) da un periodico dell’Oltrepo mantovano “Album”. Questa collaborazione continua tutt’oggi con articoli pubblicati mensilmente nella sezione “Rubriche”. Gli argomenti da me trattati sono vari e dettati da una calda propensione per la cultura e l’arte soprattutto – espressa nelle sue più soavi e magiche forme della Musica, Danza e Cinema -, e da un’intima introspezione nel trattare determinate tematiche. La seconda (non per importanza) passione è la Danza, studiata e praticata assiduamente per quindici anni, negli stili di danza classica, moderna e contemporanea. Da qui deriva l’amore per la Musica, che, ovunque mi trovi ad ascoltarla (per caso o non), non lascia tregua al cuore e al corpo. Adoro, dunque, l’Opera e il Balletto: quando possibile, colgo l’occasione di seguire qualche famoso Repertorio presso il Teatro San Carlo di Napoli. Ho un’indole fortemente romantica e creativa. Mi ritengo testarda, ma determinata, soprattutto se si tratta di lottare per realizzare i miei sogni e, in generale, ciò in cui credo. Tra i miei vivi interessi si inserisce la possibilità di viaggiare, per conoscere culture e tradizioni sempre nuove e godere dell’estasiante spettacolo dei paesaggi osservati. Dopo la Laurea ho anche frequentato a Napoli un corso finanziato da FormaTemp come “Addetto all’organizzazione di Eventi”. In definitiva, tutto ciò che appartiene all’universo dell’arte e della cultura e alla sfera della creatività e del romanticismo, aggiunge un tassello al mio percorso di crescita e dona gioia e soddisfazione pura alla mia anima. Contentissima di essere stata accolta per collaborare alla Redazione “Eroica Fenice”, spero di poter e saper esserne all’altezza. Spero ancora che un giorno questa passione per la scrittura possa trovare concretezza in ambito propriamente professionale. Intanto Grazie per la possibilità offertami.

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