Nicolas (interpretato da Strato Marino) deve decidere riguardo il suo futuro, ma è bloccato nel passato a causa dei traumi subiti e che non ha mai metabolizzato. Scrivendo una lettera cerca di riconnettersi con i suoi ricordi e con se stesso.
Dalla collaborazione di due giovani registi, Strato Marino e Leandra Keller, nasce La Risposta, un cortometraggio autobiografico che verrà proiettato il 23 ottobre, a Napoli, in occasione della rassegna di film indipendenti NiC-Napoli in Cinema, organizzata dalla distribuzione cinematografica indipendente NiC del gruppo AVAMAT.
La Risposta è un corto campano che tratta temi importanti, oltre che molto attuali, quali l’abbandono, la soggettività dei ricordi, la forza e il coraggio di ritrovare se stessi. È proprio con il cortometraggio La Risposta che Strato Marino, dopo varie esperienze sui set come attore, esordisce come regista, interpretando, allo stesso tempo, il personaggio di Nicolas, protagonista della storia e racconta una realtà appartenente al suo stesso passato. Il risultato è un emozionante connubio tra una cruda realtà e la magia del cinema.
Gli ospiti dell’evento saranno accolti con un drink di benvenuto e potranno godere di una magnifica serata, caratterizzata dalla presenza di una mostra fotografica, una mostra di quadri d’arte, esibizioni musicali, slam poetry e una serie di libri a tema prima dell’ingresso in sala e al termine della visione dei film, ai quali seguirà un momento di confronto tra il pubblico e i registi.
L’intervista a Strato Marino
1) Strato Marino, come nasce la sua passione per il cinema e cosa significa per Lei fare cinema?
La mia passione nasce in primis per la recitazione, fin da piccolo sentivo questa vocazione a cui davo voce con corsi di teatro sparsi qui e là, successivamente per una serie di ragioni mi ero allontanato da questo mondo, ma quando nella mia vita ho affrontato momenti difficili è riapparsa non più sotto forma di vocazione, ma di bisogno. Ho ricominciato a recitare e più lo facevo più guarivo me stesso e più mi accorgevo che potevo guarire anche le persone intorno a me; quindi, ho iniziato ad esprimermi nel mondo cinematografico a 360° con la scrittura e poi con la regia. In realtà il passaggio è avvenuto in maniera molto naturale, ho seguito i miei istinti e il mio bisogno di raccontare storie, sia interpretando personaggi sia scrivendole e stando dietro la camera. Per alcuni di noi è più facile parlare attraverso il cinema che nella vita reale.
2) Il cortometraggio La Risposta è frutto della collaborazione di due giovani registi, ovvero Lei e Leandra Keller. Come nasce la vostra collaborazione?
La collaborazione tra me e Leandra nasce da un incontro casuale, ma anche, mi piace pensare, scelto dal destino. Ci siamo conosciuti su uno dei miei primi set come attore di un corto di cui lei (ancora studente) curava la regia insieme ad altri ragazzi. Subito, confrontandoci, ci siamo accorti di avere due impronte artistiche non uguali, ma molto simili. Ci ritrovavamo in argomenti molto profondi con una facilità rara. Allora abbiamo deciso che avremmo dovuto unire le nostre conoscenze tecniche e artistiche per creare qualcosa insieme ed il processo di scrittura subito dopo è stato un momento molto intimo che abbiamo condiviso, raccontandoci le nostre storie passate per capire da dove andare ad attingere, unendo i nostri inconsci, ma senza mai voler prevalere, mettendo sempre al primo posto la narrazione.
3) La tematica sulla quale verte il cortometraggio, l’abbandono, è senza dubbio un argomento molto importante e attuale. Molte persone potrebbero riconoscersi nel personaggio di Nicolas, come anche nella madre del ragazzo. Perché ha scelto di trattare il tema dell’abbandono?
Nella scrittura come nella recitazione è necessario attingere dall’inconscio, dalla parte non razionale. Molte volte saltano fuori temi ed immagini alle quali non sai dare una spiegazione razionale, ma io sono fermamente convinto che se partono da qualche parte allora a qualcuno arriveranno (al pubblico, si spera). Il tema dal quale siamo partiti è stato quello della riconciliazione con il proprio bambino interiore. Adesso, per esserci questa riconciliazione ovviamente doveva esserci stata una rottura, la rottura la siamo andati a pescare dall’inconscio ed è uscito fuori l’abbandono. Un tema molto delicato in cui, appunto, parecchi ragazzi possono rispecchiarsi perché può manifestarsi sotto le più svariate forme. Spesso basta una semplice parola innocente a farti sentire abbandonato, altre volte può verificarsi quando capisci che i tuoi genitori in realtà non sono perfetti come credevi da bambino, oppure ci si può sentire abbandonati anche facendo la cosa più naturale del mondo: crescere. Senza dimenticare che quando ci si sente abbandonati, si incombe nel pericolo di abbandonarsi anche a se stessi, come avviene per il nostro Nicolas.
4) Vedendola recitare nei panni di Nicolas ragazzo e ascoltando le parole del piccolo Nicolas «comunque io da grande voglio fare i film!», verrebbe da pensare che ci siano dei cenni autobiografici. È giusto? Quanto e cosa c’è di autobiografico ne La Risposta e com’è stato interpretare il personaggio di Nicolas?
Io dico sempre che lo scrittore parte dall’immaginazione, l’artista dalla realtà. Io personalmente non mi reputo uno scrittore. Come è evidente, siamo partiti da un qualcosa di mio, personale, poi il bello del cinema è che puoi raccontare la tua visione soggettiva dei fatti, quindi ci abbiamo messo tanta poesia e dolcezza, che invece spesso mancano nella crudezza della vita reale. Che poi, la soggettività dei ricordi è anche un altro dei temi trattati nel cortometraggio. Interpretare Nicolas è stato, da una parte, semplice perché era un personaggio scritto direttamente da me, del quale quindi già conoscevo ogni sfaccettatura, ma dall’altra parte è stato complicato perché rivestendo anche il ruolo di regista, molto spesso, avevo pochissimo tempo per la preparazione emotiva alla scena, dovendo gestire tante cose insieme. Ovviamente è stato anche difficile in quanto ero consapevole di star mettendo sullo schermo una parte molto profonda di me e, per farlo, ci vuole coraggio e responsabilità.
5) Il nonno, interpretato da Carlo Orilia, è colui che riesce a liberare Nicolas dai fantasmi del passato che non gli consentono di andare avanti e prendere delle decisioni importanti che riguardano il suo futuro. Qual è, quindi, “la risposta”? Che messaggio vuole trasmettere il cortometraggio?
Carlo Orilia è un attore fantastico, recitare con lui è stato un onore per me. La figura del nonno è una svolta fondamentale per il corto e per il protagonista che ci ha permesso di mettere quel tocco di napoletanità e saggezza che ci fa sentire a casa e rende la storia ancora più intima. La mia speranza è che le persone che guardano il nostro lavoro trovino le loro personali risposte. Ci sono vari temi, immagini e personaggi che possono toccare qualcosa di diverso in ognuno di noi, a seconda delle nostre personali storie di vita. Certo, se devo scegliere una sola risposta, scelgo la mia: tieniti stretto i tuoi ricordi personali, non farti schiacciare da questi, non permettere a nessuno di cambiarli, ma fai sì che siano la benzina per realizzare i sogni che avevi da bambino. Ma poi ripeto, il nostro obiettivo è che ognuno immergendosi davanti lo schermo trovi la sua risposta.
6) Nicolas alla fine sembra avere le idee chiare riguardo il futuro. Quali sono, invece, le Sue ambizioni?
Diciamo che anche in questo caso forse le ambizioni di Nicolas e le mie coincidono. Non è un caso che il bambino innocentemente dica “da grande voglio fare il cinema” e non dica “l’attore” o “il regista” o “lo sceneggiatore”. Io, proprio con la stessa innocenza di quel bambino, continuerò ad esplorare tutto il mondo cinematografico senza chiudermi in nessuna definizione. Sto proseguendo il mio percorso di studi principalmente come attore a Roma, ma seguirò anche corsi di regia e sceneggiatura. Nel frattempo, continuo a scrivere ed ho due sceneggiature molto diverse tra loro sulla mia scrivania.
Fonte immagine dell’articolo “La Risposta: intervista a Strato Marino | NiC“: fornita dall’artista