La stanza del figlio è un film del 2001 diretto da Nanni Moretti e vincitore della Palma d’oro al Festival di Cannes. Il film riguarda la storia di una famiglia composta dal padre Giovanni, uno psicanalista interpretato da Nanni Moretti e la madre Paola, il cui ruolo è interpretato da Laura Morante. La coppia ha due figli adolescenti di nome Irene e Andrea. L’equilibrio familiare si spezza improvvisamente a causa della tragica morte di Andrea, facendo ritrovare Giovanni, Paola e Irene soli nel loro incolmabile dolore. La stanza del figlio ha vinto 5 Ciack d’Oro e due Globi d’Oro, oltre ad aver conquistato nel 2001 il David di Donatello come miglior film.
Perché vedere “La stanza del figlio”?
Nanni Moretti, ne La stanza del figlio si concentra sul tema della morte e della sofferenza implacabile dovuta alla scomparsa di un figlio, prestando particolare attenzione alle conseguenze che un evento così tragico può causare nei vari rapporti inter-familiari. Nanni Moretti, con questa pellicola, dimostra di voler raccontare il dolore e l’angoscia senza ricorrere a troppi melodrammi, a costo persino di sembrare troppo crudo. Una delle chiavi vincenti che hanno decretato il successo del film, infatti, è data proprio da un modo particolarmente schietto di voler trasmettere il dolore allo spettatore. Lo stile adottato da Nanni Moretti, sembra essere molto diverso rispetto ad altri suoi film precedenti come ad esempio Bianca del 1984, dove troviamo di nuovo la presenza dell’attrice Laura Morante. La stanza del figlio si contraddistingue per una serie di scelte stilistiche decisamente più raffinate ed essenziali e ciò contribuisce sicuramente a fare in modo che chi guarda il film si focalizzi, con maggiore trasporto emotivo, sul dolore e su quel senso di inevitabile smarrimento che caratterizza la vita di Giovanni, Paola e Irene. Si tratta di un film in cui lo spettatore viene invitato non solo ad immedesimarsi nell’angoscia di una famiglia che non riesce a superare la traumaticità dell’evento, ma viene anche spinto a riflettere più approfonditamente sull’incomprensibilità della morte.
Il tema della morte secondo Nanni Moretti
Ne La stanza del figlio risulta particolarmente interessante, inoltre, la scelta di Moretti di far avvicinare la figura di Giovanni che è uno psicanalista a quella di suo figlio Andrea, la cui vita viene improvvisamente spezzata. Considerando il lavoro di questo padre di famiglia, Giovanni quotidianamente ha a che fare con la sofferenza dei suoi pazienti, eppure nel momento in cui tocca a lui dover affrontare il dolore più grande della sua vita si sente totalmente perso. L’uomo, infatti, si ritrova a non capire più neanche i suoi pazienti perché troppo bloccato dai sensi di colpa nei confronti del figlio. D’altronde, Andrea perde la vita durante un’immersione subacquea, un’immersione che il ragazzo non avrebbe fatto se Giovanni non fosse stato chiamato all’ultimo momento da un suo paziente, dato che quel giorno padre e figlio avevano progettato di andare a fare jogging insieme. La lente d’ingrandimento utilizzata da Nanni Moretti ne La stanza del figlio, ci consente di capire come quel filo d’amore che univa i componenti di questo nucleo familiare, dopo la morte di Andrea, inizi a diventare sempre più sottile e fragile. Giovanni, Paola e Irene perdono gradualmente di vista le fondamenta sulle quali si reggeva l’equilibrio familiare, ritrovandosi soli a gestire ognuno il proprio trauma. In tal senso, il regista riesce magistralmente a raccontare con grande verità la sofferenza di una famiglia che si disintegra a causa di un’armonia impossibile da riconquistare. In un’epoca cinematografica in cui il tema della morte viene spesso banalizzato, il modo autentico e coraggioso con il quale Nanni Moretti lo descrive sul grande schermo, ha permesso alla critica e agli spettatori di considerare La stanza del figlio un film doloroso ma necessario, dove oltre al forte impatto emotivo, ci si sente soli e sgomenti di fronte all’irrimediabilità della morte.
Fonte immagine: Mymovies.it