L’amica geniale saluta il pubblico con il quarto e ultimo capitolo della serie evento: Storia della bambina perduta

L’amica geniale saluta il pubblico con il quarto e ultimo capitolo della serie evento: Storia della bambina perduta

La storia di Lila e Lenù – raccontata nella tetralogia L’amica geniale di Elena Ferrante e trasposta in una serie evento che ha incantato e innamorato milioni di telespettatori – volge al termine con il quarto e ultimo capitolo: Storia della bambina perduta.

Trasmessa in prima visione assoluta negli Stati Uniti dal 9 settembre all’11 novembre 2024, in Italia la quarta serie viene trasmessa in prima serata su Rai1 dall’11 novembre al 9 dicembre 2024, suddivisa in 10 episodi totali.

Un’avventura che inizia televisivamente nel 2018 – creata da Saverio Costanzo, passando per Alice Rohrwacher e Daniele Luchetti – e conclusasi alla fine del 2024, valorizzata tantissimo dalla nuova regia di Laura Bispuri. Un successo eclatante, dalla prima alla quarta stagione, nazionale e oltreoceano, suscitando nel pubblico una febbrile impazienza nell’attesa del gran finale.

Trasmessa in Italia in lingua originale, sottotitolata in italiano solo per i dialoghi in lingua napoletana, L’amica geniale trafigge cuore e anima, ristora gli occhi, per la bellezza e la verità di quest’incredibile storia di amicizia tra Lila e Lenù, un’amicizia che travalica tempo, spazio, stagioni, dolore ed ostacoli insormontabili.

L’amica geniale – Storia della bambina perduta. Trama

Il capitolo finale de L’amica geniale, Storia della bambina perduta, è denso di spunti riflessivi, di risposte a domande lasciate per troppo tempo irrisolte, di emozioni che straripano da pelle e cuore, in concomitanza con le scelte narrative della nuova regista Laura Bispuri, improntate anche agli eccessi ricercati, facendo dell’emotività il fulcro.

La lunga storia di Lila e Lenù attraversa decenni, giungendo a narrare nel quarto capitolo la loro maturità, acquisita al prezzo di dolore, scelte complesse, lotte e amore. E ritroviamo pertanto Lila (Irene Maiorino) e Lenù (Alba Rohrwacher) di nuovo unite nella loro Napoli misteriosa e complessa.

Il gran finale de L’amica geniale inizia da dove avevamo salutato Storia di chi fugge e di chi resta, con Lenù che, lasciato il marito Pietro Airota (Pier Giorgio Bellocchio), si apre al suo nuovo radioso futuro insieme al grande amore di sempre, Nino Sarratore (Fabrizio Gifuni). Una relazione a dir poco complicata, deleteria, nella quale Lenù darà ancora una volta prova di una maturità acquisita a fatica, senza sconti dalla vita, costruendo una parabola di crescita e autentica metamorfosi fisica, mentale ed emotiva. La sua carriera di scrittrice si misura proprio con questo viaggio intimo, sociale ed emotivo, che fa di Elena Greco una donna sempre più forte e determinata, pur portando nell’anima tormenti, dolori e mostri forse ancora mai esorcizzati del tutto.

Seguiremo attraverso gli occhi e le azioni di Lila e Lenù ormai donne i rocamboleschi drammi del rione, nuove vicende di violenza, domestica e non, le dinamiche di potere-sottomissione tra “chi conta e chi no”, la lotta per l’autodeterminazione e per l’emancipazione di genere. E ancora, scontri, amori, morbi, conflitti, sparizioni, minacce, omicidi, carriere, sorprese, con sullo sfondo la storia di un’Italia che muta e si trasforma, a partire dalla fine degli anni Settanta.

Ma quel che resta saldo e incrollabile è quel rapporto d’amicizia tra le due protagoniste, che travalica qualunque dimensione, sia fisica che emotiva. Tutto cambia e si trasforma, restando uguale allo stesso tempo. Ma ciò che non riesce ad essere scalfito è proprio quel nodo amicale tra Lila e Lenù.

L’epilogo di Storia della bambina perduta vedrà Elena lasciare nuovamente Napoli, prendendo distanza sempre più ampia dalla sua amica Lila, giungendo persino a rompere la promessa fattale anni prima circa il fatto che non avrebbe mai parlato di lei attraverso la sua arte, proprio per rispettare la volontà di Lila di non lasciare traccia alcuna di sé, dopo di sé. Ritroviamo infatti un’Elena avanti negli anni e arrabbiata con Lila per averla lasciata fuori dalla sua vita, senza lasciare davvero più alcuna traccia di sé: giunge a cancellarsi, come se non fosse mai esistita, facendo sparire abiti, scarpe e tagliando il suo viso dalle foto. Lila in realtà è divorata da un dolore senza precedenti, al di là di ogni comprensione, anche da parte di Lenù. Un dolore innescato da un evento drammatico, che cambierà Lila per sempre, attraversando un degrado psico-fisico, precedentemente alieno alla sua natura rude e ribelle. Tutto questo fa scattare una molla in Lenù, decidendo quindi senza più indugi di scrivere la storia della sua amica di sempre, di Lila, della sua amica geniale, che nonostante l’apparente disprezzo ed oblio nei confronti di Lenù, le darà invece un’ultima prova della loro incredibile amicizia, durata oltre mezzo secolo, e destinata a non perire mai più. Lila lascia a Lenù un dono, simbolo del fatto che, seppur distanti ormai per sempre fisicamente, poteva nitidamente far sentire a Lenù il calore di quell’amicizia ineclissabile. Quel dono costituirà l’emblema della chiusura di un cerchio. Un gesto che nel gran finale infonderà al pubblico brividi e commozione allo stato puro.

Foto di: Toscana Film Commission (https://www.toscanafilmcommission.it/lamica-geniale-storia-della-bambina-perduta-su-rai-1-lultima-stagione/)

L’amica geniale – Storia della bambina perduta. Analisi e riflessioni

Le figure di Lila e Lenù incarnano la verità e tutte le fragilità umane. È evidente nel loro rapporto d’amicizia e nelle storie personali quella tensione continua per l’affermazione del sé, per evitare la morte del proprio io. E questa lotta viene sostenuta spesso dal continuo confronto delle protagoniste con le alterità che si presentano lungo il percorso di crescita personale: figli, compagni, genitori, amanti e nemici. Lila e Lenù partono anche da loro per riconoscersi, per riconoscere e poter difendere ed affermare la propria validazione, la propria identità, con tutta la forza, il coraggio e la determinazione occorrenti per conseguire i difficilissimi e complessi obiettivi. Reciprocamente invece, Lila e Lenù costituiscono l’una per l’altra una “conditio sine qua non”, in quanto sono una il sostegno dell’altra, una la condizione vincente per l’altra, una l’affermazione dell’altra.

La storia d’amicizia di Lila e Lenù costruisce continue escalation emotive, guidate da dinamiche relazionali ed eventi traumatici, che costringono necessariamente all’adattamento, alla sopravvivenza e al diniego di uno sterile immobilismo. E quelle stesse storie personali camminano su binari paralleli, per poi incrociarsi a un certo punto, e riallontanarsi e rincontrarsi, in una tensione continua dell’una all’altra e di entrambe contro il mondo. Si passa dal dolore e dalle delusioni amorose e amicali di Elena all’affermazione autorevole di Lila nel rione, dagli eventi vissuti cronologicamente insieme (le gravidanze, i nomi familiari delle bambine…) alle invidie e tensioni reciproche. E ancora, si passa dal riavvicinamento di Lenù a Lila, vedendo dall’esterno nella loro unione un punto di estrema forza, fino alla successiva rottura, che in realtà non getterà mai quell’amicizia nell’oblio. Lotte e incontri, reciproci e verso l’esterno, che contribuiranno a forgiare quel rapporto misterioso, a tratti persino sinistro, tra Lila e Lenù.

Ne L’amica geniale è Elena a scrivere la storia della sua amica Lila, per lei appunto “l’amica geniale”. In realtà, per quanto naturalmente brillante appaia Lila, da sempre, agli occhi di Lenù, è Elena a dimostrare più volte immenso coraggio e piglio intelligente, ogni qual volta decide, tra mille difficoltà, di cambiare le cose, la propria vita, agendo usando la propria testa, lottando con un sostrato socio-familiare ritroso e bigotto. Come le farà notare sua madre, Lenù, candidamente e con quella gentilezza che sempre la contraddistingue, non rinuncia mai a fare andare le cose proprio come desidera e ritiene opportuno per il suo bene, a modo suo. Così da figlia, da moglie, da madre, da amante e da amica. Elena possiede il coraggio di rompere gli schemi, di sovvertire le regole. E lo fa fino alla fine, fino a rompere la promessa fatta a Lila di non scrivere di lei. In ogni sua scelta c’è l’audacia e la determinazione di chi si impegna a raggiungere determinati obiettivi, mentre tutti gli altri, specie la gente del rione, restano fermi e ingenuamente immobili a ritenere che dietro Lenù sia sempre presente l’ombra di Lila. E in un certo senso non è un pensiero distante dal reale: dietro Lenù c’è Lila, ma dietro Lila c’è Lenù. E non come ombre reciproche o burattinaie che muovono i fili dell’altrui vita. Dietro Lenù esiste Lila come forza motrice, caotica e indomabile, che aiuta Elena a partorire determinati ragionamenti. E così, dietro Lila esiste Lenù, perché quando Lila sa di esserle utile, si sente meglio, e rinasce ogni volta con nuova linfa. Due bambine, due ragazze e due donne in grado di sorreggersi, odiarsi e aiutarsi e denigrarsi reciprocamente, perché, nonostante le apparenze, nonostante tutto, Lila e Lenù, Lenù e Lila, non sono mai state tanto vicino a qualcun altro all’infuori di loro stesse. Non c’è critica che tenga, né comportamento mal espresso. Lila sa accendere qualcosa in Lenù, affidandole, anche inconsapevolmente, la sua forza, la sua energia oscura, caotica ed aggressiva, che Lenù riesce a controllare, misurare e poi mostrare al mondo. Senza Lenù, quell’energia infatti resterebbe puro caos indecifrabile. E senza Lila, Lenù non giungerebbe a diventare la straordinaria donna e scrittrice qual è, perché non avrebbe nulla di così avvincente, puro e straordinario da comunicare. E anche quando Lila sembra voler dare l’ultimo veleno a Lenù, alla fine riesce positivamente a sorprenderla e a dimostrare quanto abbia da sempre, e continuando a farlo, ritenuto preziosa la loro amicizia. Un affetto che trascende comportamenti faziosi e gelosie. Due donne, due poli opposti di una medesima forza creatrice e generatrice. Due vite che si snodano nel rapporto dialettico incontro-scontro, allontanamento-avvicinamento, invidia-ammirazione, influenza reciproca. Lila e Lenù, Lenù e Lila, costituiscono da sempre una l’amica geniale dell’altra!

E noi spettatori cresciamo con loro, amiamo con loro, soffriamo con loro, lottiamo con loro. Perché la storia scritta da Elena Ferrante e magistralmente trasposta in serie tv da Saverio Costanzo, Alice Rohrwacher, Daniele Luchetti e Laura Bispuri. Questa storia viscerale, feroce e delicata insieme, di amicizia ineclissabile, di fragilità umana fatta di errori e scelte coraggiose, è una storia universale, è la storia di ognuno di noi. La storia di Lila e Lenù, Lenù e Lila, è la storia di ricerca identitaria, di radici socio-familiari opprimenti ed onnipresenti superate solo dal desiderio di autodeterminazione ed emancipazione. Due entità corporee, mentali ed emotive diametralmente opposte, ma intimamente connesse attraverso una sorta di cordone ombelicale, che allo stesso tempo le lascia libere di spiccare il volo verso un futuro migliore, pur continuando a nutrirle del nostalgico ricordo e prova tangibile di un’amicizia che non può avere fine. Lila e Lenù sono quelle bambole che da bambine hanno perduto, forse per sempre, o forse no. Perché forse ciò che si perde torna a trovarci in maniera più intensa, più vivida, più netta, proprio a dimostrare che certe cose non possono mai perdersi davvero.

E così, sia Lila che Lenù lanciano un ulteriore segnale all’universo, e a loro stesse, della loro amicizia: Lila attraverso il dono prezioso, che darà alla serie un finale struggente e commovente come mai prima; Lenù decidendo di non lasciar perdere Lila nell’oblio, scrivendo la sua storia, la loro storia, una storia che trascende l’ordinario.

Foto di: Wikipedia

L’amica geniale – Storia della bambina perduta. Il successo della serie

Una serie evento! Un autentico capolavoro! L’amica geniale ha rapito i cuori dei telespettatori, e dei lettori, sin dal primo capitolo. Il suo successo si deve a diversi fattori: il giusto equilibrio tra il talento della penna, quello della regia e della scelta attoriale.

Concentrando in questa sede l’attenzione sul quarto e ultimo capitolo, Storia della bambina perduta, va riconosciuto il successo della serie innanzitutto nel cambio di regia, aggiungendo valore ai già ottimamente riusciti lavori dei precedenti registi. Rilevante per la narrazione delle vicende – che raggiungono nel gran finale un elevato picco emotivo, con l’estrema complessità delle storie e degli eventi che si susseguono – è il passaggio a una regia femminile, affidata stavolta a Laura Bispuri, capace di indagare con maestria, delicatezza e nudità i complessi meccanismi sociali e psicologici dei personaggi.

Altro interessantissimo cambiamento è la scelta del cambio attoriale, dovendo inscenare le vite delle protagoniste e degli altri personaggi in età ormai adulta. E non poteva esserci scelta migliore, soprattutto per la talentuosa Alba Rohrwacher (già voce narrante sin dalla prima serie), che riesce a dare ad Elena Greco quella verve matura, quel piglio psico-emotivo audace, quella drammaticità silenziosa e non, delicata, che rende il personaggio di Lenù anche più complesso e completo rispetto alla Lenù della giovinezza, timida e riservata. Il personaggio di Elena cresce con la sua scaltrezza interpretativa. E il successo è davvero assicurato. Talento e passione da riconoscere poi alla nuova Lila, Irene Maiorino, che sembra non essersi per nulla staccata e allontanata dalla Lila a cui il pubblico era abituato. Forte, aggressiva, sincera oltre i limiti della sconsideratezza, audace, astuta e intelligente. E gli elogi possono continuare per l’intero cast, che ha saputo tener fede ai personaggi già noti, ai loro atteggiamenti, espressioni e movimenti.

Il successo più grande ed acclamato per la serie L’amica geniale resta l’insegnamento che la storia d’amicizia tra Lila e Lenù ha offerto al pubblico senza edulcorazioni. Quel valore immenso e silenzioso, ma anche la resilienza del rialzarsi ogni volta ad affrontare nuove drammatiche sfide.

Infine quella sottile e caratteristica colonna sonora, che ha accompagnato il pubblico per l’intera durata della serie, interamente composta dal musicista Max Richter.

L’amica geniale. Il gran finale | Spoiler 

Si è accennato sopra ad un finale struggente e commovente allo stato più puro. Si è accennato ad un dono che Lila lascerà a Lenù, quale ulteriore ed ennesima prova della loro ineclissabile amicizia. Ebbene, la telecamera punta sul volto di Elena, avanti negli anni, colta in un intrigante sguardo tra il rassegnato e il sereno. Lenù decide di scrivere la storia di Lila, ormai arrabbiata per il suo totale abbandono, specie ora, in età così matura, in cui avrebbero ancor più bisogno l’una dell’altra. Ma Lila è scomparsa sul serio? Nessuno la trova, e la stessa Elena riceverà nel cuore della notte una chiamata preoccupata da parte di Gennarino, il figlio di Lila, asserendo di aver perso ogni traccia della madre. Elena scrive la sua storia, rompendo ogni silenzio e la promessa fatta a Lila. Ma inaspettatamente riceve in dono, impacchettate, le loro bambole, Tina e Nu, quelle che avevano perduto, almeno così credevano e credevamo, quelle bambole da cui in età infantile parte tutto, la loro storia, il loro desiderio di rivalsa nel rione, il loro coraggio, seppur dimostrato nei differenti modi peculiari alle rispettive opposte personalità. Lenù apre il regalo. Alla vista di quelle bambole ogni cosa cambia di nuovo. Il rancore sparisce, perché quelle bambole sono loro, loro da bambine, rimaste in qualche modo cristallizzate e ambrate nella loro singolare e duratura amicizia. Lila non era scomparsa davvero, almeno non nei termini emotivi. Quel regalo era la prova tangibile che Lila c’era ancora. C’era ancora Lenù. E c’erano ancora loro, insieme, ancora una volta, e per sempre. Di fronte a quella tenera scoperta, sarà impossibile trattenere le lacrime. Quello è il momento che sugella l’intera storia. E l’effetto è davvero sconvolgente e straordinario.

A chi è ancora estraneo alla visione e/o alla lettura di quest’incredibile storia, si consiglia immediato rimedio. Molte cose in questa vita passano, volgono al termine. Questa di Lila e Lenù, Lenù e Lila, costituisce un’eccezione, una bellissima eccezione densa di bellezza e verità!

Come pubblico, stentiamo a lasciar andare tanta immensa bellezza e verità. L’amica geniale si conclude, ma non si perderà mai, proprio come l’eterna e intricata amicizia tra Lila e Lenù. Non si perde davvero Lila. Non si perde Lenù. E non si perderà ciò che la loro sincerità ci ha insegnato.

Mi aveva ingannata, trascinata dove voleva lei. O forse no. Forse quelle due bambole significavano solo che mi voleva bene… Ora che si è fatta vedere così nitidamente, devo rassegnarmi a non vederla mai più

(Lenù nei confronti di Lila, in L’amica geniale – Storia della bambina perduta)

Foto di: Rai Play 

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